Amo la primavera ma lei non ama me.
Ho sempre prurito in qualche zona del viso; può essere il condotto lacrimale, la punta del naso, le guance, l’attaccatura dei capelli.
Di questi tempi toccarsi il viso è diventata una delle cose più pericolose da fare. La vita di noi persone allergiche ai pollini raggiunge nuove vette di attitudine al rischio.
Anche per questo cerco di uscire il meno possibile.
Guardo dal balcone le persone indossare i guanti di lattice prima di entrare da Cal Frutòs, togliersi la mascherina vanificandone l’uso, discutere di fronte all’ingresso della pescheria litigando per qualche motivo futile.
Sant Andreu sembra quasi vivere un sabato mattina normale.
Nel primo pomeriggio le code fuori dai negozi si sciolgono e la bandiera catalana sventola dalla terrazza dei vicini, come in una primavera qualunque. Qualcuno ascolta reggaeton ad alto volume.
Oggi, prima di colazione e in barba al prurito, sono scesa a comprare il pane e i croissants ripieni di crema alla nocciola. Quanto li stavo desiderando.
¡Ánimo!—dice la lavagnetta appesa alla vetrina del panificio.
Se stiamo uniti ce la faremo.
Nelle giornate soleggiate come quella di oggi, da alcune stradine del barrio si intravede il Tibidabo in lontananza.
Guardandolo in prospettiva sembra là, solo alla fine del cammino acciottolato.
Scatto rapida una foto e torno su.
La famiglia dell’appartamento di fronte al nostro siede spesso a tavola in balcone.
Quanti piccoli riti, quante dinamiche familiari vengono alla luce in questa primavera.
A nessuno sembra più importare di vivere sotto lo sguardo degli altri.
Le facce dei dirimpettai stanno diventando familiari.
Prima erano solo sagome dietro le tende tirate, retroilluminate dalle luci della sera.
Ora hanno occhiali, capelli corti, felpe di pile azzurre, rughe di stanchezza, a volte sguardi persi nel voto, altre sono tutto amore per i loro cagnolini da balcone.
Prendono il sole la mattina e un po’ al pomeriggio. Fanno esercizi di aerobica di fronte alla tv. Stravaccano sul divano con un joystick in mano.
Dov’erano prima? Cosa facevano, prima di riadattare la loro vita con colazioni in balcone e applausi di gruppo alle otto?
E soprattutto, perché non tirano più le tende la sera?