Tornasole

A vase of sunflowers rests on the wooden sill of a window with peeling white paint. The windows are covered with embroidered white curtains. The front of the house is made of wood painted blue.

Da venerdì scorso sono in ferie: ho dieci giorni per fare una cosa che una collega ha chiamato quarancation. Le vacanze in quarantena.

Le vacanze in quarantena. Svolgimento.

Ingoiando briciole di pastiera dolcissima, vestita ancora con il pigiama in pile, domenica mattina ho rimosso l’app di Instagram dal cellulare.

Non mi sono sentita in grado di sopportare lo sciabordío di post pasquali, foto in palette, pensieri nostalgici di quantomimancailpranzodipasqua, immagini di pic-nic improvvisati in balcone. Non ce la potevo fare.

Consapevole del fatto che il mio pollice è più veloce del raziocinio, ho messo subito il punto alla questione. Ho premuto per un secondo l’icona di Instagram, visto apparire il pop-up Disinstalla, confermato che volevo disinstallare.

Un nuovo momento di intolleranza da social: niente di nuovo, in fondo.

Ho premuto su Disinstalla anche perché sono facile preda della FOMO.
Per la prima volta ho la possibilità di passare delle vacanze senza sentire la pressione interna del faccio cose, vedo gente; farmi rovinare questa opportunità dalla FOMO sui social mi sembrava un peccato.

A schermo spento

Queste settimane dall’inizio dello stato di allarme sono state un gran ménage a trois fra me, il Guerriero e le cose che succedono sui social.

La vita ora si muove dentro a un cellulare: il sentire altrui, le loro rappresentazioni dello stare in casa, le conversazioni, la formazione, la nostalgia, la compagnia.

Una volta premuto il pulsante Disinstalla mi sono potuta finalmente chiedere cosa hai voglia di ascoltare, davvero?

Metto in pausa la voglia di dire la mia (è proprio necessario?) e quella di far vedere come sto (bene? mica sempre).

Più sole, meno sóle

La bellezza di lasciare liberi i pensieri e riappropriarmi di questo spazio blog.
Scrivo come ai tempi di Tiscali, quando la SEO era un essere unicellulare sotto al microscopio di pionieri dell’ottimizzazione web.

Scrivo e mi cancello, mi concedo cose bruttissime sulla carta e concetti banali su queste pagine. Credo di aver bisogno anche di questi concetti banali, di trascinarli via dal petto per ricordarmi che non tutto deve essere complicato e incerto.

Leggo dal balcone, dal sofa, dalla terrazza, in cerca del sole come le margherite che finalmente si sono fatte forza e sono sbocciate, anche se hanno le foglie un po’ mangiate dalle repentine cadute della temperatura.

Leggo cinque, sei libri alla volta, in un rincorrersi di parole a cui lascio strada libera.
In questo momento sono circondata da:
Dio odia le donne, di Giuliana Sgrena
A Little Life, di Hanya Yanagihara
La ciudad de los prodigios, di Eduardo Mendoza
Lavoro, dunque scrivo! di Luisa Carrada
Come fermare il tempo, di Matt Haig letto da Neri Marcorè su Storytel.
E ho appena finito Acquadolce, di Akwaeke Emezi.

Ascolt podcast e playlist con una voracità nuova.
I miei preferiti in questo momento sono:
Morgana, di Michela Murgia e Chiara Tagliaferri
Short Cuts, presentato da Josie Long su BBC Radio4
Piano Comfort su Spotify
Nature Sounds su Spotify

Mi sono abbonata a El Diario, ricevo le newsletter del New York Times, mi disiscrivo dalle sóle, whatsappo spesso con le persone che mi piacciono di più; le altre, una volta appurato che stanno bene, sono rimaste lì dov’erano: nel brodo sfuocato delle conversazioni estinte già prima della quarantena.


Photo by Olga Isakova on Unsplash


A vase of sunflowers rests on the wooden sill of a window with peeling white paint. The windows are covered with embroidered white curtains. The front of the house is made of wood painted blue.

9 risposte a “Tornasole”

  1. Riemergo dal brodo sfuocato per dirti che in effetti, incredibilmente (o forse nemmeno tanto) la FOMO è persino maggiore in quarantena. Non saprei dire perché. Ma dopo aver superato lo sgomento delle prime notizie, essermi abituata in un certo senso alla situazione, la sensazione di star vivendo questo momento nel modo sbagliato, di dover fare di più, di doverne approfittare per imparare a fare il pane, leggere o ascoltare mille libri, fare yoga, fare corsi online ecc per prepararsi al futuro, e intanto sentire quante persone muoiono ogni giorno e come, sentire scemate da certe persone, capire che l’umanità non è migliore, ora, né peggiore…mi stava per soffocare. Sono stata malissimo per giorni. E mi sono staccata gradualmente da tutto, per immergermi in tre letture e nella scrittura. Ti scriverò dove puoi trovarmi, nelle prossime settimane, se avrò il coraggio di mettere pubblico il mio diario. Proprio ora che siamo più liberi per i social, per me è il momento di esserlo meno.
    P.S. Torni a fare le newsletter?
    Buona quarancation

    1. Siamo arrivate alla stessa conclusione, il pulsante Disattiva fa molto bene contro la FOMO. 🙂
      [Per inciso: tu non sei nel brodo sfuocato, anzi. Devo dire che le relazioni che ho rafforzato grazie a Instagram sono la cosa che manca di più, quando decido di allontanarmi per un po’]
      P.S. Alla newsletter pensavo proprio stamattina. Ho tante idee in testa, ma molta paura di ripetermi. Vediamo se la quarancation mi aiuta.

  2. Riappropriarsi del proprio tempo e del proprio sé credo sia l’unica cosa sensata che si possa fare in questo periodo. Leggendo o non leggendo, facendo o non facendo corsi e godendosi il momento per come ci fa sentire bene.
    Personalmente, WordPress è l’unico “social” che riesco a frequentare in questo momento, sui veri social ci sono ma non li apro. Mi annoiano subito. Meglio qui, che se vuoi puoi mantenere le cose così come erano agli inizi dei blog, proprio come stai facendo tu.

    1. Grazie, Irene!

  3. Sono con te!! Io pure mi sono disinstallata, devo passare ai podcast che non ho idea di come funzionino. Consigli?

    1. Un paio li ho consigliati nell’articolo, puoi partire da quelli, se ti ispirano. Su Spotify e Storielibere.fm ce ne sono una marea, alcuni molto belli. Un altro che mi piace molto per la forma in cui è progettato e narrato, è “Problemi” di Jonathan Zanti, lui è davvero bravo. Anche i podcast della sezione Tre Soldi sul sito di Radio3 Rai sono veramente belli.

  4. Quarantena, se la conosci la eviti, ma come evitarla se siamo obbligati a starci? Poi mi consolo in modo molto cinico, pensando ai miei nonni che hanno vissuto le guerre, prima e seconda, e i bombardamenti, il coprifuoco, la “borsa nera” per acquistare il cibo. Anche noi dobbiamo fare le code se vogliamo anche solo nutrirci. Una sorta di espiazione dalle nostre colpe globalizzate? Almeno non dobbiamo subire gli aerei alleati e i rastrellamenti tedeschi.
    Da un paio d’anni ho lasciato Facebook. Mai sentito il bisogno di tornarci nonostante la litania di molte radio e televisioni, “seguiteci su Facebook!. C’è la diretta Facebook! Lasciate i vostri commenti su Facebook!” Un tormentone che con me non attacca.
    Instagram mi piace per le immagini del National Geographic, delle ricette di cucina o dei DJ set in diretta ne faccio a meno.
    Aspetti positivi di questo periodo? Molti. Aria più pulita, traffico inesistente, quando fai due passi, rigorosamente entro i 200 metri, senti i lo scalpiccio dei tuoi piedi e poco altro.
    E poi, non vedere e sentire i colleghi dell’ufficio! Tutte quelle parole, lo sfogatoio del corridoio dove sono sempre lì a lamentarsi di tutto e di tutti. Sì. lo smart working è un’ottima invenzione che spero di proseguire anche dopo, almeno in parte, quando sarà finita la pandemia.
    Un saluto da Torino.

    1. Di punti positivi di questa quarantena ne sto trovando molti anche io. Credo per un semplice motivo: siamo dei privilegiati, fortunatissimi. E questo mi aiuta a relativizzare. Speriamo di mantenere vive molte delle buone abitudini e “invenzioni” che stanno caratterizzando queste settimane. 🙂

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