Vivere a Barcellona mi ha fatto rivalutare il concetto di tempo libero.
Se prima concepivo il tempo libero come un momento di fuga dalla routine con un risvolto di ansia al pensiero di quando quella libertà sarebbe finita – la gioia affannosa del venerdì sera, la malinconia della domenica sera – quando ho iniziato a vivere a Barcellona il tempo è diventata un’altra entità.
Una meravigliosa entità che a volte continua a scorrere troppo in fretta, ma che contiene anche la ricchezza della libertà.
Il punto è che Barcellona è una città fatta per vivere il tempo libero. C’è naturalmente anche qui un sacco di gente che lavora fino a tardi, ma non so come descrivere la sua aria di leggerezza che ti invita a godere del tempo in qualsiasi momento.
In questi pochi giorni di passaggio a Barcellona, inframmezzati da una settimana di lavoro a Mallorca, ho ripreso contatto con la fisarmonica del tempo, che si mette a disposizione in momenti random della giornata.
È il tempo per stare seduta con un’amica al tavolino all’aperto di un bar sgrauso di Passeig de Sant Joan. Un bar che a Milano nessuno sotto i 70 anni si cacherebbe di striscio, invece Barcellona pullula di questi locali di luci al neon, tavolini rotondi di formica, menu plastificati con la lista delle tapas della casa. E pur non volendogli dare due centesimi di credito, sono quei posti dove si fanno le discussioni migliori e per 5 € hai cenato con una caña, patatas bravas, calamari, bruschette e tortilla di patate.
È il tempo per andare da qualsiasi parte in bicicletta. Muovere le gambe, cercare la prima stazione Bicing disponibile, dare un’occhiata al percorso su Google Maps e iniziare a pedalare. Verso il lavoro, verso casa, verso il bar di cui sopra.
È il tempo di “sono le 18 e ora mando un messaggio a XX per vedere cosa fa stasera”. E XX ti dice ci vediamo fra un’ora all’uscita della metro. E tu prendi la bici di cui sopra e vai. Perché per vedersi a volte basta semplicemente volerlo, e non c’è bisogno di grandi tira e molla vieni-tu-vengo-io-no-tu-no-io.
È il tempo di “sono le 18 e ora mando un messaggio a XX per vedere cosa fa stasera”. E XX ti dice che ha già un impegno ma che se vuoi unirti sei la benvenuta, e allora si può finire comunque la giornata a bere una birra in un bar tipo quello di cui sopra e conoscere una persona nuova, con cui poi – in futuro – capiterà l’occasione di rivedersi e diventare amiche.
È il tempo di andiamo al cinema stasera, ci vediamo alle 22 lì di fronte. “Ho già comprato il biglietto anche per te, non ti preoccupare”. E quando il film finisce c’è il tempo di discuterlo sul marciapiede, prendere un’ultima cosetta da bere anche se la mezzanotte è passata da un pezzo e poi comunque torniamo a casa a piedi, che così sgranchiamo le gambe.
È il tempo di chiamare delle amiche per un’emergenza alloggio nel cuore della notte e trovare sicuramente qualcuna di loro che ti dice “sì, stavo dormendo ma non importa, ti aspetto”.
È il tempo di improvvisare, di uscire pensando che tornerai nel giro di un paio d’ore e invece poi la notte non finisce più. E senza grandi sciali, fra le notti più lunghe a Barcellona ricordo quelle delle feste in salotti accaldati con le finestre spalancate su una corte di palazzi di San Antoni; quelle di bar in bar nel Gotico, anche solo per sentire che musica stanno suonando; quelle ballate in strada durante las fiestas de la Barceloneta, insieme ai tuoi vicini di casa e a centinaia di altre persone che si muovono al ritmo di Tanti Auguri versione Carrà spagnola. E pazienza se domani mattina dobbiamo alzarci per andare a lavorare.
Parliamo tanto di tempo libero, ma solo qui ho capito veramente cosa volesse dire. E una volta averlo imparato, cerco di riutilizzarlo da qualsiasi altra parte del mondo mi trovi. Non è molto facile, anzi: ci sono luoghi e situazioni in cui non è possibile concedersi la stessa libertà di vivere il tempo. Ma basta il ricordo della libertà della mia vita a Barcellona per farmi mettere da parte le scuse e provarci comunque, anche se il risultato non sarà esattamente lo stesso.
Che belle le tue parole, mi hai fatto venire una gran voglia di andare a vivere a Barcellona!
Alessandra, se ne hai la possibilità, provaci 🙂 Io la consiglio sempre come meta di emigrazione 😛
Che poesia la tua esperienza barcellonese del tempo! Mi ricordo quando da piccola immaginavo la mia vita da adulta prefigurandomela piena di momenti liberi da trascorrere all’aria aperta. Oggi, per quel che posso, ho ripreso quest’idea ma ciò che mi manca è la gente con cui condividere i miei momenti liberi. Mi mancano le chiacchierate con la gente…dov’è finita la gente? Mi mancano le lunghe giornate al sole con i miei amici. Ora sono tutti sparsi per il mondo. Ho nostalgia del mio tempo. Grandi i tuoi pensieri!
Linda, non lo so dov’è finita la gente? Su Facebook? A casa a guardare la tv? A fare straordinari non pagati in ufficio? Al centro commerciale? Non lo so, ma quello che noto è che c’è tanta stanchezza in giro e poco entusiasmo. Era esattamente quello che temevo quando sono tornata in Italia: scontrarmi con le agende iper-occupate delle persone. Beh, se passi da Genova fammi sapere 😉
Sì, ti faccio sapere se mi trovo a Genova. Comunque hai ragione, noi italiani non siamo come ci descrivono all’estero. È solo fumo.
C’è tanto fumo, e molti cliché. Accade un po’ dappertutto credo. Però ovviamente siamo più coscienti di quello che succede in casa nostra 😉
Ecco, se passi da Padova, in particolare un mercoledì universitario, credo che riusciamo a ricostruire un pezzetto di quell’atmosfera. E, of course, chiamami all’ultimo, che in qualche modo ci organizziamo!
Voglio ripassare da Padova, prima o poi. Abbiamo uno spritz in sospeso 🙂
Ci conto!
Ciao. Il tuo articolo è capitato al momento giusto. Sono in un grande momento di crisi della mia vita(è finita con la mia compagna, il lavoro è una merda, voglio assolutamente vivere in un posto dove potermi valorizzare dal punto di vista artisitco perchè sono un dj producer di musica techno ed elettronica e credo che Barca sia perfetta) e per riprenderla in mano vorrei trasferirmi a Barcellona dove sono almeno 6-7 anni che voglio raggiungere ma per un motivo o per un altro non l’ho fatto. Che tipo di lavoro potrei fare lì io che il catalano e il castellano non li parlo(anche se vorrei inziare un’infarinatura qui a Napoli)?
Ciao Pasquale 🙂
Se sei un dj direi che arrivi già con una professionalità che sicuramente a Barcellona e dintorni può essere valorizzata, ci sono tantissimi locali che organizzano serate.
Sicuramente imparare un po’ di spagnolo è fondamentale, anche se non avrai problemi a comunicare in inglese, di solito. Per il catalano non ti preoccupare, per molti lavori non viene richiesto…piano piano ci farai l’orecchio 😉
In bocca al lupo!