Domani una delle impiegate dell’agenzia verrà a fare il check-out dell’appartamento, per controllare che tutto sia più o meno a posto e non abbia distrutto la mia scatola di fiammiferi in questi tre anni e qualcosa di vita in Barceloneta. Scorrere l’inventario di un appartamento attiva il momento flashback, per ogni piccolo dettaglio.
L’inventario dice tre tazzine da caffè con quattro piattini. Ma di tazzine ne sono rimaste due, perché una mi è caduta in un giorno in cui avevo le mani di ricotta.
L’inventario dice due pentole in acciaio, ma ne è rimasta solo una, perché mia madre ha buttato l’altra durante una delle sue visite. Non poteva sopportare che sua figlia avesse in cucina una pentola con il fondo bruciato – anche se non la usavo. Quindi me ne regalò una più bella, rossa e con il coperchio di vetro.
L’inventario dice sei piatti neri di ogni tipologia, e mi stupisco di fronte al miracolo di essere riuscita a mantenerli tutti salvi. E a quante colazioni e cene in compagnia hanno visto, o pranzi in perfetta solitaria tranquillità di fronte a una delle mie serie preferite.
Sono andata nel negozio di casalinghi del quartiere per ricomprare alcune cosette che tre anni di vita a Barcellona hanno invece inghiottito nel mistero. Il ragazzo pakistano che lo gestisce deve avermi visto altre decine di volte: tipo quando cercavo disperatamente uno spray contro un’invasione di moscerini marini, i contenitori di plastica da mettere sotto il letto per il cambio di stagione, un mini-pimer quando ero in preda alla frullato-mania, un telecomando universale per far funzionare il lettore DVD che avevo trovato nascosto sopra l’armadio dell’appartamento, un martello… Lui vende tutto, e se ci sai fare magari ti abbassa anche il prezzo.
Oggi non gli ho chiesto niente, ma mi ha fatto lo sconto su metà degli articoli che ho comprato e mi ha pure regalato un accendigas da cucina. Non so se ha notato il mio sguardo malinconico, o se abbia pensato che stessi entrando in un nuovo appartamento. Non ho avuto il coraggio di dirgli che la mia cucina è elettrica, e che non importa regalarmi qualcosa, perché tanto fra pochi giorni lascio tutto e non posso comprare nemmeno un oggetto in più – pena un altro viaggio al trastero dove stanno accatastate le mie cose.
La verità è che ci è mancato poco che mi mettessi a piangere di fronte a lui.
Mi sento come se stessi lasciando una parte di me, troppo presto rispetto a quanto preventivato. Ricordo tutte le volte in cui, anche solo pochi mesi fa, dicevo al Guerriero “già solo il pensiero di lasciare Barcellona mi lascia senza fiato, spero solo che se debba succedere, sia fra molto tempo”. So che potrò ritrovarla sempre con un breve viaggio in aereo, so che qui ho tante case che hanno una porta aperta per me. Ma la mia scatola di fiammiferi non sarà più disponibile, e dovrò farmi spazio fra pareti più ampie. Pur avendo spesso desiderato una casa più grande, il senso di protezione che questo piccolo appartamento mi ha dato in tre anni e mezzo di nuova vita è stato impagabile.
E guai a chi oggi osa dirmi “vivere in una casa in affitto non sarà mai come avere una casa tua”!
Io credo che lasciare ogni luogo in cui si e’ vissuto sia come lasciare dietro una parte di se’, non e’ mai facile. In bocca al lupo per il nuovo “viaggio”!
Dipende da quanto ti è piaciuto vivere in un certo posto 🙂 Ci sono state città da cui sono andata via senza troppi rimpianti, ma con lo sguardo più rivolto al futuro. Con Barcellona ero finalmente pronta a fare radici, andare via è ancora più difficile per questo. Grazie Marta! 🙂
Ma lo porterai per sempre con te, Giulia! 🙂 Ogni piccolo angolo della scatola rimarrà impresso nella tua memoria e ti farà compagnia, stanne certa.
Grazie! <3
E’ difficile lasciare quello che si ama, anche se si tratta di una casina in affitto. Le emozioni e le vicende che ha visto quel posto rimangono con te però.
E poi, come hai detto tu, Barcellona è veramente a portata di mano.
Coraggio!
Grazie!
[…] via per altre due settimane per tornare a casa dopo quattro mesi. Non ha veramente più senso parlare della “mia casa”. Non ne ho più una e allo stesso […]