7 cose da sapere quando vivi a Barcellona

cose da sapere quando vivi a barcellona

Barcellona è una città facile da vivere. Almeno, per me lo è sempre stata e anche per la maggior parte delle persone che conosco: c’è naturalmente chi non la ama in toto, chi non la sente sua, e questo è comprensibile, ma di certo non si può dire che viverci sia duro. Un italiano che decide di trasferirsi a Barcellona non dovrebbe preoccuparsi eccessivamente dello shock culturale. Non è caotica ed enorme quanto una Londra o Parigi; i collegamenti con i trasporti urbani sono buoni, anche chi abita nei quartieri più periferici può arrivare in centro mediamente in mezz’ora di metro, il clima è delizioso e il mood che si respira fra la gente è generalmente allegro e positivo. Nonostante questo, ci sono alcune cosette che possono infastidire e che è interessante sapere quando si viene a vivere a Barcellona: be aware!

1. Non fatevi ingannare dalla parola “vegetariano”.

C’è questo tacito codice alimentare secondo cui il tonno in Spagna non è prodotto animale ma vegetale.
Ecco spiegato l’arcano del perché tutti i “sandwich vegetariani” che vi verranno offerti in alternativa a quelli con prosciutto iberico o chorizo, contengono insalata e, appunto, tonno. Non fatevi domande. Per andare sul sicuro scegliete il bocadillo con tortilla de patatas o quello de solo queso (formaggio), uniche sicurezze per evitare la carne nel vostro panino.

2. Il croissant di burro che burro non è

Rimaniamo in tema cibo, notoriamente tema ostico per un italiano all’estero. Per quanto possiamo essere mangiatori onnivori e curiosi (come la sottoscritta), siamo pur sempre un popolo educato a sapere più o meno cosa sta mangiando. Dai ammettiamolo, siamo pignoli in fatto di cibo. Appurato questo, veniamo ai cruasanes [si, lo scrivono così, non sono io che sbaglio] che troverete a Barcellona.
Notoriamente il croissant medio che troverete in Spagna fa schifo: non lo dico solo io, ma anche lui, quindi fidatevi.
Scordatevi i croissant ripieni di crema – che compare in altre forme di pasticceria, ma non nel cornetto – o di marmellata – che vi serviranno a parte, nella pratica monoporzione.
In un forn de pa classico catalano, come già avevo raccontato qualche tempo fa, la scelta sarà ristretta fra il cruasan sencillo (semplice, vuoto), cruasan de chocolate (traduci con cioccolato grumoso e dal sapore intenso, scordarsi ripieni nutellosi) e quello de mantequilla (di burro, vuoto).
Vi state per caso chiedendo a cosa si deve la ridondanza fra croissant semplice e al burro?
Fate bene.
Il cruasan sencillo, detto anche de mantega, altro non è che un impasto a base di strutto di maiale. Ora che ci penso, anche quello di cioccolato ha lo stesso impasto, per cui tenetelo in considerazione. Nel dubbio, cercate il cruasan de mantequilla oppure comprate direttamente il vostro cornetto in uno di questi posti.

3. Las cocas, o il cicciolo nascosto

Caposaldo della gastronomia catalana, se passate qualche giorno a Barcellona sicuramente avrete intravisto almeno una coca. Preparata sia in versione dolce che salata, è qualcosa di simile a una focaccia, può essere sia piana che soffice, dipende dall’occasione per cui si prepara e dagli ingredienti che si usano. Il punto su cui vi voglio mettere in guardia è che alcune di queste cocas hanno l’ingrediente segreto. Voi vedete una bella spianata dorata e croccante cosparsa di zucchero e pinoli e pensate “mmmh che buon dolce!“.
Lo addentate con foga e poi sentite qualcosa scricchiolarvi fra i denti: quando vi renderete conto che non sono i pinoli, sappiate che la risposta giusta è la numero 2.
Sono ciccioli di maiale, che qui chiamano chicharrones o llardons in catalano.

Coca con chicharrones - cose da sapere quando vivi a Barcellona
una coca de chicharrones, non si direbbe mai, vero? – ©Cocinando con Neus

4. Il sapone intimo, questa rarità.

Disagio già vissuto anche in Francia, e sicuramente pane quotidiano per molti expat, l’assenza generalizzata di un sapone intimo degno di questo nome nei banchi del supermercato potrebbe destabilizzarvi. Troneggiano vittoriose le salviette umidificate. Quando ho provato a chiedere ad alcun amiche locali dove compravano il loro sapone intimo, la risposta è stata un occhio a punto di domanda e la sentenza “ma veramente uso il sapone doccia“. Secondo altre usarlo farebbe male, troppo irritante. E vedendo gli ingredienti delle poche marche disponibili al super non mi stupisce, parabeni e siliconi come se piovesse. Ok, no panic. Premetto che io sul tema sono MOLTO selettiva, quindi certe grandi marche che vanno alla grande anche in Italia per me sono comunque off-limits. Il buon sapone intimo comunque esiste, basta cercarlo in farmacia ed essere disposte a pagare un pochino di più che in Italia. Ma ne va del nostro PH intimo, no? O almeno, così ci hanno sempre insegnato…
Fatto sta che a certe abitudini è difficile rinunciare, e infatti nel bagaglio di mia madre quando viene a trovarmi, il sapone intimo non manca mai.

5. Cucarachas, regine di Barcellona

Secondo una voce popolare, Barcellona si reggerebbe su un sottosuolo di cucarachas, le tanto odiate blatte, dette anche comunemente cucas. Non c’è abitante di Barcellona che non se ne sia ritrovata almeno una in casa, almeno una volta (non credete a chi lo nega). Non si tratta di una piaga del solo centro storico o del barrio della Barceloneta: anche ai piani alti di Barcellona camminano le cucas che cercheranno di valicare i confini di casa vostra. Passato l’infarto della prima volta in cui vi ritroverete una di loro ad aspettarvi sulla porta di casa, l’importante è correre ai ripari subito. I metodi classici della fumigazione con lo spray per insetti non funzionano, o meglio, risolvono il problema sul momento ma non vi mettono al riparto da incontri futuri. Quindi la cosa più efficace da fare, e che per me sta funzionando con successo da due anni, è il gel da iniettare con l’apposita siringa negli angoli reconditi e non della casa. Da quando l’ho scoperto non mi manca mai, è la mia arma da combattimento, perché crea un limite invalicabile per le cucas: e se osano superarlo, moriranno nel giro di pochi minuti. È stata la mia vittoria, perché dopo il trauma della prima volta non riuscivo più a dormire per la paura di trovarne un’altra in giro per casa.

gel anti cucarachas barcellona

E vivo al quarto piano, cosa che dovrebbe scoraggiarle. Il posto peggiore in cui vivere se siete persone che perdono il sonno al pensiero delle blatte, è il piano terra (i famosi bajos de Barcelona). Evitateli come la peste.

6. Le stanze con vista al patio interior

Sto pensando a un post approfondito sull’argomento, ma anticipo qui. Trovare un bell’appartamento in cui vivere a Barcellona non è facilissimo, e uno dei motivi principali è che nell 70% dei casi (azzardo) almeno una parte della casa non sarà esposta alla luce naturale. Se le congiunzioni astrali vi dicono bene, la camera da letto è sistemata nella parte soleggiata, altrimenti ho visto decine di appartamenti in cui la stanza da letto era quella che dava al patio interior. Ho pure vissuto in una di queste per 3 mesi. Odori di fritto che risalivano dalla corte interna e rumori di vita altrui a qualsiasi ora del giorno e della notte, direttamente al tuo capezzale.
Poi ci sono gli appartamenti della Barcellona degli antichi fasti, quelli dell’Eixample Izquierdo per esempio, che hanno il suo fascino: soffitti alti, a volte affrescati, pavimenti piastrellati con le colorate baldosas catalanas, finestre grandi con infissi di legno da cui fischiano gli spifferi. Ho semi-vissuto pure in uno di questi, che aveva le sue due buone stanze al buio. Per me che ho bisogno di sole la mattina è un po’ un patimento, ma non ci si muore. Peggio sarebbe l’appartamento totalmente interior, come alcuni del barrio Gótic o del Born: lì non c’è speranza. Lampadine accese dalle prime ore del giorno, una vita sotto luci a incandescenza. Non il mio stile, ma se volete vivere nel centro più storico di Barcellona, è quello che potrebbe costarvi.

 

cose da sapere quando vivi a Barcelona: gli appartamenti
un tipico appartamento dell’Eixample – stanza illuminata ©Comitè Fotogràfic y Mama House Barcelona

7. L’abusivismo delle agenzie immobiliari (e di certi padroni di casa)

In collegamento al punto precedente, tema ormai caldissimo (aggiornamento a settembre 2017): i prezzi degli affitti a Barcellona sono alle stelle.
E gli sciacalli si affilano gli artigli.
Per quanto l’impresa di trovare un appartamento decente senza dover vendere un rene sembri sempre più ardua, è importante saper riconoscere gli abusi.
Se cercate di affittare un appartamento senza poter dimostrare di avere un lavoro e una busta paga, probabilmente vi verrà chiesto di pagare cifre astronomiche come caparra. Anche 6 mesi di anticipo. Follia pura.
Pare che questa pratica si stia diffondendo anche quando si presenta la busta paga: il mio consiglio è non abboccare.
I soldi dati di caparra sono potenzialmente persi: il padrone di casa può trovare qualsiasi scusa e difetto nell’appartamento e fregarvi i soldi quando vorrete andare via. Tutelatevi.
Chiedere 6 mesi di caparra non è legale. C’è una legge apposita che tutela gli inquilini, è la Ley de Arrendamiento Urbano (LAU). Datele un occhio, fatevi furbi e abbiate materiale con cui rispondere alle richieste abusive di agenzie immobiliari e padroni di casa sciacalli.
L’articolo relativo alla caparra (fianza) è questo.
Quando entrate in un appartamento, chiedete di stipulare un inventario degli oggetti già presenti e dello stato globale dell’appartamento.
Per salvare la caparra, mettete subito per iscritto qualsiasi problema evidente che potrebbe mettervi in difficoltà quando vorrete rescindere il contratto.

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Vivete anche voi a Barcellona oppure la conoscete bene e avete altre idee su quello che si dovrebbe assolutamente sapere quando si viene a vivere qui? Aggiungete i vostri punti!

24 risposte a “7 cose da sapere quando vivi a Barcellona”

  1. Pensa che i croissant al cioccolato bianco e fondente che ho mangiato a Barcellona sono tra i più buoni che abbia mai mangiato!

    1. E ti ricordi dove li avevi presi? No, così eh, che ci faccio un salto! 😛

  2. Queste sono chicche estremamente utili.
    Ne terrò conto per un (spero) prossimo viaggio in quel di Barcellona.
    La storia delle blatte mi stupisce, non pensavo che in una città così grande e turistica ci possano essere problemi di questo tipo. Ma a che cosa sono dovute?

    1. Mah credo che come tutte le città di mare, le blatte siano un po’ un optional incluso. Metti un porto, rifiuti, ristoranti in riva al mare…e avrai il terreno fertile per la riproduzione delle “schifose”!

      1. Purtroppo anche a Madrid ci sono queste schifose, penso il clima sia proprio buono per loro e così diventano un problema. Anch’io utilizzo quelle siringhe a casa mia a Madrid 🙂

        1. Ciao Pilar! Mannaggia alle schifose, dev’essere proprio il clima allora…pensavo che Madrid ne fosse immune!

  3. Mi sa che te lo avevo gia’ scritto altrove, ma la storia del bocadillo vegetal e’ stata la vera rivelazione sull’interpretazione del vegetarianesimo in Spagna durante il mio viaggio a settembre 🙂

    1. Mi ricordo mi ricordo! E infatti è stato la base per capire che non è un problema solo di Barcellona, ma un’interpretazione tutta spagnoleggiante!

      1. Si, infatti “si es verde es de dieta”, basta che ci sia la verdura dentro, per noi e vegetale 🙂

        1. ahhh vedi! questa frase mi mancava, decisamente spiega tutto!

  4. Camera mia dava sul nulla, quella di una mia amica su un muro.
    Alcune camere, anche nel resto della Spagna (tipo quella che ho visto a Pamplona a casa del mio ex) non hanno neanche le finestre, ma sono camere interne, sgabuzzini grossi.
    La coca de llardon ha un che di familiare, mi ricorda tanto la schiacciata co’ciccioli toscana, così come il fatto che in catalunya ci siano cantucci e vinsanto, stupendo.
    Purtroppo lo strutto di maiale è meno costoso ed è utilizzato anche in Italia, non solo nelle produzioni industriali ma addirittura in tante pasticcerie artigianali (sia per il dolce che per il salato). Effettivamente però, i cornetti spagnoli fanno cagare, si sbriciolano. Ne parlavo giusto oggi a pranzo: penso che noi italiani siamo gli unici ad avere il culto della colazione, mi è venuto in mente guardando Banderas a fare la pubblicità del Mulino Bianco. Cosa ne sa lui dei biscotti da inzuppo, cosaaaa???
    Per le cucarachas…. eh… piaga in ogni dove in Spagna e sinceramente mi sfugge il motivo, ma sappi che alle Canarie volano, le stronze. Volano.
    Ho passato l’estate a Malaga e Cadiz e, se qui non c’erano per via del clima secco e ventilato, a Malaga c’era l’inferno. La padrona di casa è venuta più volte a disinfestare con quel gel assurdo… ammazza i grandi e i “piccini”, quando escono dalle uova, muoiono perchè vanno a mangiare le carcasse morte avvelenate degli adulti. Sono proprio bestie di merda, le odio… bbbrrrrr

    1. ciao! Diciamo che la nostra cultura della collazione è diversa dalla vostra, come capita con tante altre cose che ci fanno avere il famoso “cultural shock” quando ci spostiamo. Infatti quando sono arrivata a Trieste mi è colpito il fatto di non poter fare colazione fuori “come Dio comanda”. Noi spagnoli di solito la mattina è più normale mangiare il pane tostato (ma pane vero, non fette industriali) con l’olio di oliva, pomodoro, sandwich, biscotti (a casa anche inzuppiamo i biscotti), cereali… più caffè e suco di arancia… ci sono anche cornetti e brioche ma diciamo che la tipica colazione spagnola non è fatta di cornetti. Ci sono tanti che non fanno colazione a casa perché la fanno in bar oppure la fanno due volte, per lo meno quelli che lavoriamo in uffizio verso le 11:30 usciamo a prendere un “café y una tostada”… Ovviamente ogni persona è diversa ma se chiedi una colazione “tipica spagnola” a me viene in mente il pane appena tostato con l’olio extra vergine di oliva, un po’ di pomodoro grattato e forse un po’ di jamón. Anche se devo ammettere che sono del sud e forse la colazione in Andalucía non centra niente con quella catalana.
      Sulle schifose cucas se non hai trovato di quelle che volano a Malaga sei stata fortunata, io ogni state dormo con la paura, coperta dai lenzuoli anche se fa un caldo da morire… Purtroppo in quelli posti sono diventati resistenti a tutti i prodotti possibili inimmaginabili e non si riesce a farli sparire (invece a Madrid da quando utilizzo quelle siringhe, mai più viste).
      Dalla vostra sorpresa sulle camere interne mi pare che non ci siano in Italia, qua a Trieste non posso fare un confronto perché è una città piccola, ma se per esempio vado a Milano, non troverò appartamenti interni così schifosi come a Madrid? Io sono stata 4 anni in un “bajo interior” a Madrid e non lo farei mai più, oltre a “las cucas”, l’umidità e la nulla educazione dei miei vicini (che buttavano tutti tipi di immondizia dalle finestre interne), dovevo accendere la luce come prima cosa ogni mattina, era veramente deprimente… Ma in quelli giorni non riuscivo a pagare di più…
      Mi piacciono questi scambi di impressioni, da quando sono arrivata a Trieste parlo sempre con gli amici di cosa mi manca, cosa mi sorprende e non avrei mai immaginato di trovare… e mi piace vedere le cose che sorprendono agli stranieri quando arrivano in Spagna.
      Buona giornatta a tutti 🙂

      1. Che belli questi dibattiti Italia-Spagna, quante cose ci sono da imparare nello scambio fra culture! 🙂
        M.Elly e Pilar, ora che mi dite che a Malaga le blatte volano pure, credo che non ci andrò mai.
        Il concetto di bajo interior in Italia non credo sia così diffuso, a Cagliari per esempio – città che si può paragonare a Barcellona o altre città simili – esistono i quartieri i cui edifici sono poci illuminati ma non mi sembra di ricordare ingressi di case direttamente sulla strada. Forse in altre città del sud Italia? Se qualcuno passa di qui e vuole aggregarsi sul tema, ben venga!
        Per quanto riguarda Banderas e i biscotti da pucciare nel latte…ho visto giusto ieri la pubblicità e ti ho pensata Elly!
        W la colazione spagnola/andalusa comunque, a me piace molto, non lo posso negare: solo i cruasanes dovrebbero essere eliminati, il pane pomodoro e olio EVO non si buttano mai! 😛

        1. Anche io adoro la colazione spagnola, soprattutto il pane con il pomodoro e il jamon!
          Direi che a Napoli, nella parte vecchia e forse anche più malfamata, ci sono le case che danno direttamente sulla strada. Nel sud in generale mi sembra molto tipico.

          1. Ora che ci penso, credo di averne viste anche a Genova, in alcuni dei Vicoli più oscuri. Forse la differenza sta nel fatto che in Italia questo tipo di abitazioni è ormai in disuso, raramente vengono affittate a nuovi inquilini…mentre a Barcellona e Madrid c’è ancora richiesta di questo tipo di sistemazione, normalmente per motivi economici. Sto azzardando, eh, non ne sono sicura.

  5. Las Cucarachas sono state anche il mio incubo 😛

    1. Difficile rimanere indifferente a quei mostri! 😀

  6. Sono vegano e vivo (purtroppo) a Bcn da ormai 15 anni ed ho tanta voglia di tornare nella mia bella Milano. Quí essere vegano vuol dire essere di un altro pianeta. I pochi ristoranti vegetariani degni hanno tutti chiuso (per scarsitá di clientela). Quí puoi trovare decine e decine di ristoranti di TUTTI i tipi, dal pakistani ai peruviani, dai coreani ai turchi, peró vegetariani 3 o 4 in tutta la cittá!!!! Vegani…… Inesistenti. A parte un locale (zona centro), dove non c’é neanche il bagno e dove ora il servizio fa veramente pena.
    Vabbé. Mi tengo questa croce fino a quando l’Universo deciderá……
    Un saluto nostalgico a tutti quanti! SMACK!

    1. trentanniequalcosa dice: Rispondi

      Oh Antonio, cavolo! E io che vedo spuntare “Vegan food” da tutte le parti anche a Barcellona! Molte volte onestamente mi sono chiesta se siano veramente veramente vegani e non si nascondano in maniera fasulla dietro questo aggettivo tanto trendy…
      Però ad esempio in Barceloneta c’è una gelateria vegana, se ti interessa 🙂
      E poi la Báscula nel Borne, che è un ristorante vegetariano, credo proponga anche piatti vegani. Però hai ragione, devono essere veramente pochi i veri vegani in tutta la città.

  7. Attenzione a non farti ingannare! Sono specchi per le allodole! Quando mettono “vegan food” non sono ristoranti vegani, ma vuol dire che hanno “anche” (bontá loro) piatti vegani.
    Se é per questo puoi trovare un piattinello vegano anche nel menú di una braseria.
    Purtroppo quí a Bcn sono anni luce distanti da quello che puoi trovare in Italia, specialmente a Milano.
    Soprattutto nella gentilezza e nella qualitá del servizio.
    Inoltre sono veramente rammaricato di come una enorme quantitá di persone senza etica ne scrupoli utilizzano il buon nome italiano nei loro ristoranti e pizzerie. I ristoranti catalogati come “italiani” a Bcn sono tra i piú numerosi peró …..il 99% NON LO é!
    E’ veramente triste vedere il tricolorie in quasi qualsiasi Kebab o presunta pizzeria.
    Ci dovrebbe essere un organismo in difesa della cultura italiana, che essendo cosí ricca e unica, tutti cercano di copiarla o approfittarsene.
    Comunque ormai ho imparato ad accettare le cose come sono, e per questo vado sempre al miglior ristorante della cittá : casa mia.
    Un abbraccio di cuore!
    Antonio

    1. trentanniequalcosa dice: Rispondi

      Un abbraccio a te Antonio! (starò più attenta ai vegan, promesso!)

  8. […] a leggere l’articolo originale su Trent’anni e qualcosa e scopri il […]

    1. Un breve aggiornamento nel 2021. Ora le batte volano anche qui a Barcellona. Dove avete trovato quel meraviglioso gel? Me ne servirebbe una tanica

  9. Ode al giorno in cui ho deciso di trasferirmi da sola in una nuova città • Trent'Anni e Qualcosa dice: Rispondi

    […] parte del Mediterraneo. Ma con la forte volontà di tornare a stare bene con me stessa. Ero arrivata a Barcellona con un paio di libri sull’esame Ditals. Volevo provare a studiare per diventare ufficialmente […]

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