Non so perché, ma mi sembra che quest’anno si sia parlato moltissimo di questo famigerato Black Friday a Barcellona. È successo anche l’anno scorso? Non me ne sono accorta, presa com’ero da ben altri pensieri che mi portavano molto lontano da queste coste iberiche. Mi fa comunque impressione notare come certe attitudini si radichino così in fretta e qualcosa di sconosciuto come gli sconti a novembre, diventino d’improvviso un must have anche da questa parte dell’Oceano.
Non so in Italia, ma a Barcellona i negozi erano tappezzati da giorni con messaggi invitanti ai grandi affari del venerdì nero. E cosa fai, ti potevi perdere l’occasione di sgomitare nei centri commerciali per accaparrarti il maglioncino H&M da regalare a tua cugina che ti costa 6 euro invece che 7? Non morivi anche tu dalla voglia di fare un’ora di fila per poter entrare in un camerino puzzolente e calpestare fogli di carta velina e rifiuti come dopo un concerto al Forum di Assago?
Io sì, mi sono persa questa grande occasione.Non ho esitato minimamente a stare alla larga dal centro città in quel famigerato venerdì. Solo l’idea della fiumana umana in Portal del Angel mi fa venire il voltastomaco, e non solo in questa occasione. Ho lavorato come una topina da biblioteca sul divano tutto il giorno, per poi lasciare le redini verso le 19, quando ho detto al Guerriero
andiamo al BruumRumm a gridare!
Spiazzo catartico, il BruumRumm è un’installazione che si trova sotto la Torre Agbar e di fronte al Mercato dels Encants. Funziona solo la sera, d’inverno dopo le 18:30; consiste in una serie di led multicolore che si accendono al ritmo dei rumori ambientali e delle voci soffiate dagli altoparlanti a bordo piazza. Più gridi dentro a questi moderni grammofoni, più i led sballonzolano sotto i tuoi piedi. È catartico, dicevo, anche solo da vedere in azione.
Quello che non sapevo, è che questa piazza la sera (tutti i venerdì forse?) diventa un mercato a cielo aperto. E non è il solito mercatino hipster di seconda mano, di quelli che ormai sono di casa a Barcellona. È un mercato di sopravvivenza. Te ne rendi conto pochi secondi dopo aver iniziato a camminare fra i venditori che stendono la mercanzia su un lenzuolo.
Ci sono scarpe di ogni misura, giubbini di piume, bambole spelacchiate e dinoccolate, oggettini di poco conto, pentole per la cucina. Cose così. Non è una seconda mano pulita e vintage, no: ti accorgi in fretta che si tratta di quei vestiti che vengono donati nei contenitori dell’Humanitas o delle scarpe abbandonate al lato di un cassonetto.
I venditori arrivano a turni, con i sacchi caricati in spalla. Appena uno di loro svuota il contenuto del suo fagotto, una folla gli si raduna intorno. Sono mamme che misurano a occhio la grandezza di un piumino rosso taglia 5 anni, padri che cercano nel mucchio una bambola che abbia entrambi gli occhi, bambini che stringono per mano la sorellina più grande mentre i genitori contrattano il prezzo di uno stock di vestiti.
Io che sono lì perché volevo distrarmi da una giornata di lavoro intensa, mi trovo circondata da questo afflato di umanità che fa shopping nell’unico modo che può permettersi. Non ci sono spinte, ne isterismi, ne malumori. Con calma si soppesa la merce, si contratta il prezzo e si spera di fare un bel regalo ai propri bambini, che si possono sognare la letterina a Babbo Natale.
Il Black Friday a Barcellona è veramente nero: ancora una volta questa città ti tira fuori a calci dall’illusione che la vita qui sia un barcollare di neon colorati che rallegrano una serata.
E’ un post bellissimo, mi ha commosso. Pensavo che la follia del Black Friday fosse approdata solo nella terra di Sua Maesta’, non sapevo avesse attecchito anche sul continente. Anche io, come te, mi sono guardata bene dall’avventurarmi in centri commerciali o per le high street, tant’e’ che ho concluso i miei (pochi) acquisti natalizi martedi’ scorso. A quanto pare, il Black Friday di quest’anno e’ stato un flop e io sono contenta. Spero che quest’ultima moda consumistica abbia i minuti contati.
Ciao Marta, no il Black Friday non è più appannaggio degli anglofoni, finalmente ha espatriato nel resto del Mediterraneo…ci mancava eh?! 🙂 Ha si è stato un flop in Scozia? Ne sono contenta! Sarei curiosa di sapere se lo è stato anche qui a Barcellona.
te pensa: ero a milano per lavoro venerdi scorso…e non ho fatto shopping!!!
due anni fa, quando stavo a terrassa, neanche sapevo cosa fosse il black friday. Accidenti, ogni tuo post mi fa mancare la catalunya da morire 🙁
nuuuuu puoi sempre tornare a fare un giretto! 🙂
Ho fatto l’esperimento due anni fa qui a Padova. Scontata la fiumana di gente, ma anche quell’anno c’era stato un flop clamoroso. Io avevo provato un negozio per vedere cosa realmente ci fosse in supersconto, ma come al solito c’era la grandissima fregatura: gli articoli che rientravano nel Black Friday erano 10 di numero, tutto il resto era a prezzo normale.
Non avrei comprato nulla in ogni caso, ma farmi prendere per i fondelli no. Il principio, prima di tutto.
Il flop è scontato se la dinamica commerciale è quella che descrivi! Ok che ci facciamo prendere la mano dalle mode, ma essere presi per i fondelli, come giustamente dici, no!
vedo adesso che i miei commenti agli ultimi post non sono apparsi…chissà che ho combinato! Volevo solo dire che anche io mi sono tenuta alla larga dai negozi quel venerdì, e che ho letto che in america c’è un movimento detto “riprendiamoci thanksgiving” che mira a boicottare questa usanza che si è fagocitata la loro festa. Qui del resto succede la stessa cosa coi saldi di mellandag, tra natale e capodanno. Ormai cominciano il 25 dicembre.
Ciao Arya, che strano non ho ricevuto notifiche circa commenti precedenti, mi dispiace!
Non conoscevo il movimento “Riprendiamoci Thanksgiving”, mi sembra un’ottima cosa, per la verità. Non sapevo che in Svezia ci fosse quest’ansia da saldi post-natalizia. Credo che in Italia inizino ancora subito dopo l’Epifania.