Premendo sulla parte interna del mignolo sinistro, a metà fra la prima e la seconda falange, sento un breve fulmine nervoso che si irradia pizzicando fino alla punta del dito.
Era da fine settembre, da quando sono stata operata, che la punta del mio mignolo sinistro non aveva sensibilità.
Solo ora, mentre gli facevo uno dei massaggi che ripeto ormai senza pensarci diverse volte al giorno, mi sono accorta che la testa del mignolo gridava di nuovo eccomi, sono viva!
La fisioterapista mi aveva avvertito, ci vorranno alcuni mesi prima che il dito torni a essere sensibile del tutto.
Non è ancora tornato al 100%, non so se ci arriverà mai, ma mi sembra che siamo a buon punto.
Ho iniziato la terapia solo due mesi e mezzo fa, non posso pretendere miracoli, intanto questo dito me lo coccolo ogni giorno. Lo piego, lo massaggio, lo copro con una tutina in neoprene che la fisioterapista ha creato apposta per lui.
Massaggialo, ma senza esagerare, mi dice lei.
Io invece esagero, a volte, ma me ne rendo conto quando lui si è già infiammato di nuovo, rosso di rabbia.
Ritrovo la sensibilità della punta del mignolo mentre sono seduta su una chaise longue azzurra dell’aeroporto Girona Costa Brava.
È un aeroporto che cerco di evitare, per pigrizia più che altro. Ma Ryanair ha deciso che i voli per Cagliari devono partire da qui invece che da El Prat, e allora qui veniamo.
Sagalés, la compagnia di autobus, carica a bordo carovane di sardi in vacanza a Barcellona ed emigrati come me, tre ore prima del volo. In un’ora e un quarto arriviamo quasi alla punta nord della Catalogna.
Era da tanto che non partivo da questo aeroporto. Non ho una data precisa, ma ricordo una partenza in particolare, una Pasqua di quasi cinque anni fa (cinque anni, maveramente?).
Ero in file al gate, tornavo in Sardegna a nemmeno sei mesi dalla mia separazione, con il morale sotto i piedi e la voglia di prendere un aereo che andasse verso tutt’altre latitudini.
Mi sentivo come la punta del mio mignolo sinistro.
Con la testa ovattata di pensieri, a tratti impermeabile all’ambiente esterno, poi d’improvviso attraversata da spilli di dolore.
Anche io, come il mio mignolo, ci ho messo diversi mesi a recuperare la sensibilità.
Ricordo che quel giorno, mentre ero in coda al gate, avevo letto un’email di una persona che mi era sembrata rispuntare dal nulla. Dal nulla e nel momento sbagliato, di nuovo, come sempre sono stati (forse, non lo so più) sbagliati i momenti in cui ci siamo incontrati.
Stavo per prendere un aereo per tornare controvoglia in Sardegna a vedere la famiglia, e quell’email era un richiamo a un periodo passato della mia vita. Una parentesi piacevole durante la quale mi si era aperta un’opportunità di cambio che avevo deciso di non cogliere.
Un viaggio non desiderato e una porta sul passato: erano troppo, per la mia testa ovattata.
Non so come ho avuto la prontezza di rispondere subito a quel messaggio, e l’ho fatto in uno dei modi più freddi e distanti, seppur articolati, che io ricordi.
Con un’email, dall’alto della mia mancanza di sensibilità, avevo richiuso quella porta che voleva riaprirsi.
Il momento era passato, il cambio me l’ero creata da sola e non vedevo l’ora di riprendere pieno possesso della mia testa.
===
Crediti per la foto: Mio ritratto a occhi bassi, molti (9) anni fa.
La similitudine tra il tuo stato d’animo e il mignolo mi sembra molto calzante. Purtroppo conosco bene quella sensazione anche io e concordo, ci vogliono mesi per recuperare del tutto quella sensibilita’. Che, intendiamoci, non sara’ piu’ come prima. Per mesi dopo la fine della mia storia mi sentivo come fossi appena uscita da una centrifuga a 1000 giri: sfinita dalle lacrime, dal senso di vuoto e dalle mille attiivita’ con cui riempivo le mie giornate per evitare di fermarmi a pensare. Credo che, dopo un anno, non ne sono uscita del tutto, perche’ ho ancora i miei momenti no, ma di sicuro va meglio di come andava mesi fa.
Hai ragione, certe persone hanno un talento unico per ricomparire nei momenti meno opportuni – l’ho scoperto di recente.
Un anno è ancora un lasso di tempo accettabile, non bisogna accelerare le cose. Ma sono felice di leggere che stai molto meglio! 🙂
Un abbraccio