Lui non è l’uomo giusto per te – dice chi non sa

guardare al futuro

Di questo ritorno in patria una delle cose che ho apprezzato di più è stato il poter finalmente chiacchierare faccia a faccia con le amiche da cui normalmente il Mediterraneo mi divide.

Faccia a faccia ma anche piede a piede, se per esempio entrambe condividiamo un divano e una copertina.

[Qui ci sarebbe da investigare per capire dove sono finiti gli anni del “Ci prendiamo una birra sui Navigli e parliamo“? Aperitivi allegramente sostituiti da una tisana del venerdì sera, perché la settimana è stata pesante per tutti e va bene uscire, ma stasera proprio no.]

caffe e sofa

Durante queste chiacchierate serali accompagnate da una rivoluzionaria infusione, ci diamo ad attività di cui siamo campionesse: tipo l’amarcord.

Il che non vuole dire rimpiangere i tempi andati, ma ricordarci chi eravamo e soprattutto cosa dicevamo, che fa sempre bene vedere come cambiano le opinioni nel tempo. Siamo partite alla lontana, commentando un fatto quotidiano milanese di cui avevo scritto due settimane fa, e con capriole e salti rocamboleschi siamo arrivate a ricordare i tempi in cui vivevamo l’una vicina all’altra.

Sono stati quegli anni nel secondo lustro dei venti in cui di cose ne sono successe tante, molte belle e altre che avremmo preferito evitare. Lacrime e indecisioni per relazioni che terminavano, altre che erano lì lì per farlo e poi non succedeva mai, incontri interessanti e scervellamenti da sarà lui quello giusto?

A questo proposito, io e la mia compagna di divano, ci siamo rese conto di quanto eravamo più propense al giudizio reciproco, in quegli anni. Abitudine che ora sembra abbiamo finalmente abbandonato nella scarpiera insieme le ballerine rosse.

Lo facevamo per difenderci a vicenda, per metterci in guardia, lo facevamo perché anche allora ci volevamo molto bene. Ma ricordo benissimo quando lei mi parlò di lui, e sì sembrava un tipo a posto però chissà forse no, c’erano passati che cozzavano tra loro, paure reciproche che si facevano male a vicenda.

Sentivo un estremo bisogno di dirglielo: lui non è l’uomo giusto per te.

Ora, 5 anni dopo, sono felice di poter dire che mi sbagliavo. La mia lei divaniera ha fatto bene a non ascoltare me, né tutte le altre amiche che ruotavano attorno a quell’appartamento con le piastrelle bianche e nere. Tutte concentrate a mettere in guardia, a fare la parte del grillo parlante, a pensare di sapere cos’era meglio per lei, a giudicare una persona che non conoscevamo nemmeno, solo per paura che lei soffrisse.

Lei non ci ha ascoltate e ora io mi bevo le tisane a casa loro il venerdì sera. Per dire.

Naturalmente lo stesso è valso per me e anche io ho il mio bell’armadio di giudizi ben piegati: li ho indossati per qualche tempo, e pesavano un sacco. Me li avevano regalati familiari e amici, sempre per lo stesso amorevole motivo, suppongo. Alcuni pungevano da morire, e li sentivo proprio inadatti a me. Poi finalmente ho deciso di metterli sotto naftalina, magari un giorno riuscirò anche a donarli all’Humanitas.
Insomma, piano piano me ne spoglio e spero di non doverli usare più.

Anche se ogni tanto ne arrivano di nuovi, il ciclo è continuo: il trucco forse è vedere quanta verità ci si può trovare, in mezzo a questi giudizi, valutare se possono essere utili in qualche modo, relativizzarli e accantonarli non appena non servono più.
È un modo di fare decluttering, che ora va pure tanto di moda.

Quante volte avete fatto lo stesso lanciando giudizi in nome dell’amore per un’amica/o? Vi eravate sbagliati?

8 risposte a “Lui non è l’uomo giusto per te – dice chi non sa”

  1. Ore e ore di conversazioni telefoniche, interi pomeriggi trascorsi al bar davanti ad un caffè per cercare di capire, sviscerandole, le ragioni che spingessero la tua migliore amica, ragazza intelligente e di spessore, a perdersi per un tipo che, solo a vederlo, avrebbe ispirato un’indagine sociologica su di un’innovativa teorizzazione alla base delle dinamiche riguardanti i rapporti di coppia. Sì, è capitato anche a me di esprimere sentenze implacabili sulla natura di relazioni che mi apparivano inconcepibili se non assurde. A voler fare una statistica, devo dire che, nella maggior parte dei casi, purtroppo non mi ero sbagliata. Molti di questi rapporti sono finiti in malo modo ma c’era da aspettarselo. Poi, però, ho capito che la fragilità può fare brutti scherzi e che se, quando ti senti forte, sei portato a giudicare, devi anche pensare che nella coppia “male assortita” potrebbe finirci chiunque in un particolare momento in cui una certa obiettività verso se stessi e il mondo viene a mancare. Eccome se non lo sono stata anch’io, così poco obiettiva in alcune esperienze vissute! Morale: non giudico più così facilmente. Viva il decluttering!

    1. È vero, lo stato del momento influenza molto la capacità di essere obiettivi quando ci si lancia verso una persona “sbagliata”. Però a volte bisogna anche sapersi costruire insieme al futuro secondo me, e una scelta “azzardata” può rivelarsi quella vincente. Viva il decluttering! 😀

  2. Mi sono spesso, molto spesso, sbagliata sulla gente. Se mi sono sbagliata sulle coppie, è stato per quelle che non avrei mai pensato potessero scoppiare, ma qui si tratta solo di una statistica limitata. Resta verissimo che anche io giudico oggi molto meno di ieri. Penso sia perché mi sono lasciata dietro tanti assolutismi, e quelli sono in effetti tipici dell’adolescenza. Più si vive più si incontrano sfumature in noi stessi e quindi forse le comprendiamo meglio negli altri.

    1. Si Arya, mi sembra un buon punto il tuo. Se iniziamo a conoscere le nostre sfumature siamo più condiscendenti anche con quelle degli altri. E sbagliarsi sulla gente…uff, quante volte! Però ormai sto zitta e vedo come evolvono le cose 🙂

  3. senz’altro tutti ci sbagliamo e senz’altro tutti quanti avvertiamo gli altri per paure che si facciano male. resta il fatto che sarebbe molto meglio tacere, tante volte. io per prima, sicuramente, eh, mi ci metto dentro.

    1. Molto meglio tacere, in molte occasioni. A volte l’occasione è troppo ghiotta, però ecco, evito più figure di merda da quando mi sto zitta. 😉

  4. il tuo è un argomento spinosissimo. Ho un’amica 32enne con 3 figli piccoli, lasciata incinta dal marito fedifrago. e mi sono chiesta mille volte: perchè non le ho mai detto che non mi piaceva? e nemmeno i suoi, per rispetto del suo giudizio, gliel’hanno mai detto. Sarebbe stato uguale lo so, quando l’amore ti fulmina, il cervello si annebbia e basta.Ma mi resta la domanda: perchè non ci fidiamo della nostra pancia, e non diciamo forte quando una persona ci sembra buia e scura? Ai miei affetti più vicini io non nasconderò più la mia opinione… tanto poi ognuno le scelte se le fa, e se le paga da sè

    1. Non so se sia un problema del fidarsi della nostra pancia e del dover dire forte la nostra opinione, sempre e comunque. Io farei una distinzione fra i casi in cui la persona in questione ha palesemente dei comportamenti strani o negativi e quindi reputiamo doveroso mettere in guardia la nostra amica, e gli altri in cui semplicemente la persona non ci piace per un’antipatia a pelle o semplice incompatibilità di opinioni…È di questi ultimi casi che parlavo nel post, quelle opinioni lasciate a mezz’aria solo per poter dire “non mi piace”. L’esempio della tua amica purtroppo è molto triste, ma certe evoluzioni in una relazione non sempre sono prevedibili o anticipabili.

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