La separazione la dettano gli scatoloni, non il divorzio breve

separarsi a trent'anni

Dunque è realtà, anche in Italia entra in vigore il divorzio breve.
Una mappa pubblicata stamattina dalla 27ora dà un’idea del panorama attorno allo stivale in tema di divorzio. Ci siamo decisamente messi alla pari rispetto agli altri Paesi europei, anche se rimaniamo – insieme a Polonia e Irlanda – il Paese in cui è obbligatorio sostenere due cause, una per la separazione e una per il divorzio.

Ci sarà di che parlare e gli accaniti difensori della famiglia saltano sulle sedie additando la decadenza dei costumi e la fine della morale. In queste occasioni mi piace molto fare un giro su Twitter per avere un’idea in sintesi sull’opinionismo all’italiana, è come entrare al bar all’ora di punta e ascoltare cosa dice la gente.

Mi colpisce molto il twit di Famiglia Cristiana:

Bastano 6 mesi per cancellare una famiglia.
Come se fosse il pezzo di carta che attesta l’avvenuto divorzio a dare il via al processo di cancellazione di una famiglia, che ci siano figli o meno.

Quando mi sono resa conto che mi stavo separando sul serio

Io ho un’esperienza ben diversa di cancellazione della famiglia e potrei identificare l’evento in piccoli episodi sparsi negli ultimi mesi della mia ex relazione coniugale.
Metto nella top list quella sera in cui abbiamo iniziato a fare gli scatoloni.
C’erano quelli con il mio nome e quelli con il suo, e poi una terza categoria: lo scatolone comune, quello con le cose che riguardavano entrambi, l’album di nozze, le bomboniere avanzate, alcuni regali che ci erano stati fatti.
Ricordo il pianto sconsolato di fronte a quegli scatoloni chiusi, nel salotto di quella che stava per diventare la nostra non più casa.

Per me lo strazio non è stato firmare un foglio di separazione a più di un anno dalla rottura (che i tempi del tribunale…quelli sono, se ti va bene), ma è stato veder partire quegli scatoloni e poi andare a riprendere quelli con il mio nome per portarli a casa dei miei.
Non c’è voluto nessun foglio per cancellare la nostra famiglia, è bastata la consapevolezza di non dover stare più insieme.

Dovremmo essere contenti se finalmente il divorzio consensuale arriverà dopo 6 mesi anziché dopo TRE anni.
Io me lo chiedo a volte, che concezione del tempo abbiano le persone che osteggiano con tutte le loro forze l’avanzare di leggi di questo tipo: TRE infiniti anni, per mettere fine a una separazione consensuale.
Quante cose possono succedere in tre anni, diobono!

E sembra una sciocchezza, ma cercare di rifarsi una vita pensando di avere questo filo in sospeso con una relazione precedente non è esattamente il modo migliore per voltare pagina. Per tutti quelli che non sono sicuri di voler chiudere dopo 6 mesi, non mi sembra ci sia un’obbligazione.

I tempi delle separazioni, che lo vogliamo o no, li decide la coppia, con equilibri più o meno precari e che di certo non dipendono dalle tempistiche legali: perché fa tanta paura permettere a chi è sicuro di volersi separare di usufruire di tempi civili per ottenere la fine legale del proprio matrimonio?

A me fanno molto più paura le famiglie che rimangono insieme per la paura di dover affrontare la trafila burocratica che un divorzio comporta, e a voi?

Foto: Sandis Helvigs

13 risposte a “La separazione la dettano gli scatoloni, non il divorzio breve”

  1. Concordo, il concetto di famiglia ultimamente viene fuori per vari motivi (in questi giorni per il divorzio breve, in altre occasioni per le unioni civili o le unioni omosessuali). Ma ha ancora senso ragionare su un concetto di famiglia vetusto? siamo proprio sicuri che la famiglia del Mulino Bianco esista ancora e se esiste, sia ancora quella giusta per tutelare la buona crescita dei figli?
    Il cambiamento deve essere veloce e rapido, rompere col passato a volte DEVE essere traumatico per poter ricominciare. Trascinarsi dietro anche solo un alito di ciò che è stato, è deleterio.

    (PS: hai ricevuto la mia “domanda” dalla sezione domande?)

    1. giuliacalli dice: Rispondi

      Mi trovi molto d’accordo, rompere con il passato a volte DEVE essere traumatico, altrimenti è un lento crogiolarsi in quello che fu.
      (ps. non ho ricevuto la tua domanda!)

      1. Ah.. ti avevo lasciato i miei riferimenti per l’intervista…

  2. Tanto la gente discorre perché ha la bocca.

  3. sono molto d’accordo: i tempi di una separazione sono quelli della coppia, inevitabilmente. Peraltro, riguardo al tweet che citi, mi sono chiesta in che senso un’attesa di tre anni eventualmente possa contribuire a tutelare meglio i figli. Anzi ho proprio la sensazione opposta.

    1. giuliacalli dice: Rispondi

      esatto, nemmeno io vedo una connessione fra un’attesa così lunga e la tutela dei figli…

  4. Preparativi per un divorzio | 30 e qualcosa dice: Rispondi

    […] the bride! e il cerchietto da addio al nubilato (con annessi falli di plastica), io che faccio? Approfitto della nuova legge e preparo le carte per il mio divorzio […]

  5. Scene da un trasloco a Barcellona dice: Rispondi

    […] aver mangiato i miei vestiti primaverili e quelli che il Guerriero aveva lasciato nel mio armadio. Di nuovo degli scatoloni, anche se stavolta riempiti con animo diverso, senza lacrime di separazione – ecco, forse […]

  6. Trent'Anni e Qualcosa + 1 - un buon non compleanno dice: Rispondi

    […] Ero una patita delle date, una che le sapeva tutte. I compleanni degli ex-compagni del liceo, la data del primo bacio, quella della prima volta, gli anni suddivisi in epoche precise come nel curriculum, a ogni periodo il suo posto nel mondo. Ho una pila di agende, 13 o 14, che ho compilato incessantemente per altrettanti anni fino al 2013. Non erano esattamente un diario, ma più un enorme post-it di fatti ed eventi, del tipo dove sono stata oggi, cosa è successo, sono stata felice? Poi succede l’irreparabile, e le date iniziano a fare male. Avrei voluto non ricordarle più, ché magari un tempo erano state occasione di festeggiamenti, regali, grandi pranzi di famiglia e ora diventavano scatole vuote dopo un trasloco.  […]

  7. Lettura di Natale fra Kindle e Moby Dick • Trent'Anni e Qualcosa dice: Rispondi

    […] Quest’anno quindi ho iniziato da loro, i libri vittime dei miei acquisti impulsivi rimasti abbandonati quando è arrivata l’ora degli scatoloni. […]

  8. Le emozioni di un'italiana all'estero, l'iscrizione all'Aire e i plichi elettorali • Trent'Anni e Qualcosa dice: Rispondi

    […] – la tua ultima residenza legale si trova in un ridente centro del nord Italia in cui hai vissuto prima dell’emigrazione ma con il quale hai tagliato i ponti in seguito alla separazione […]

  9. Eccomi per caso sul tuo blog, poco dopo i trenta anni a leggere avidamente i tuoi post.
    La beata ignoranza dei vent’anni mi ha portata ad intraprendere un’avventura più grande di me che ora, a distanza di un decennio, mi presenta il conto.
    Mio marito ed io stiamo valutando la separazione, breve visto che avremmo tutti i requisiti. Nessuno ne parla apertamente ma ci si legge in faccia che qualcosa sta per succedere. Entrambi lasceremo pezzi di noi in questa storia, le ferite faranno fatica a chiudersi. Impiegheranno molto più tempo dei 6 mesi.
    Sto già male al pensiero di ricominciare tutto daccapo, ma leggere le tue parole mi ha dato un po’ di coraggio. A trenta anni ( e un pezzo) si può fare, cambiare vita, con la consapevolezza che non sarà tutto rose e fiori. Ma con molta più grinta dei 20 anni.

    1. Ciao Pama, ti mando un grande abbraccio perché conosco bene quella sensazione che descrivi: “ci si legge in faccia che qualcosa sta per succedere”. Ricominciare tutto daccapo è possibilissimo; fa paura, certo, ma a me per esempio faceva MOLTA più paura l’idea di non smuovere una situazione che ormai ci andava stretta e che non avrebbe avuto un’uscita felice. Le ferite rimangono, è naturale. Dopo 6 anni ci sono ancora piccole parti di me che sentono il male di quel periodo. Ma rimanere immobili per paura è una cosa che non ho mai sopportato 🙂
      Buona fortuna!

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