La donna in carriera che ha paura di rimanere sola: The Intern

donna in carriera con amico

La scorsa settimana, complici i tre giorni della festa del cinema qui in Spagna  con i biglietti a prezzo ridotto (2,90€), ho visto alcuni nuovi film [nuovi in terra iberica, chiariamoci, che questa non è esattamente la patria delle novità cinematografiche]. Il mio preferito è stato The Intern, la commedia con Robert De Niro e Anne Hathaway.

La trama di The Intern, brevemente

Prendete un simpatico e colto settantenne – Robert De Niro alias Ben – pensionato e rimasto vedovo da 7 anni, che risponde a un annuncio di una start-up di moda online in cerca di stagisti della terza età per inserirli in un programma di integrazione sociale. Lui, che non sa più che pesci pigliare per riempire le sue solitarie giornate, prepara una video candidatura super tenera e professionale, e quelli lo assumono. Gli affidano come tutor la fondatrice dell’azienda – Anne Hathaway alias Jules – rampante trentenne con molte idee, una vita frenetica e un marito che ha lasciato un lavoro nel marketing per diventare uno stay-at-home dad ovvero un padre che si dedica ad accudire la loro bambina di 4 anni uscita da una pubblicità del Mulino Bianco (sta sempre facendo colazione, in quasi tutte le scene). Dopo un’iniziale difficoltà di comunicazione fra i due, Ben e Jules diventano amiconi e la loro relazione professionale si trasforma in qualcosa di molto più importante – no sesso, no amore, diciamo qualcosa di più vicino a un rapporto padre-che-tutti-vorrebbero-avere con figlia-in-crisi-di-identità.

(trailer in italiano qui)

Le idee carine ma poco credibili

Sono alla base della storia, sono carine ma bisogna mandarne giù lo stridio con la nostra realtà di tutti i giorni: sono le idee poco credibili che The Intern ci propone.

1. Gli stage fighi per persone della terza età

Una start-up on-line, in cui la gente si affaccenda con tacco 12 fra stilisti e modelle, che cerca stagisti senior per fare un’opera di bene nei confronti della gente del quartiere. Ah-ah. Pensate a una casa di moda con sede nel fashion district milanese che ha un’idea simile. E pensate a cosa succederebbe se i vostri nonni o genitori decidessero di partecipare e fossero fra i selezionati. Io personalmente glielo impedirei, per il bene della loro sanità mentale. E poi li immagino in una delle performance genitoriali più famose, una di quelle che Zerocalcare ha saputo rappresentare così degnamente (e che mi fa scompisciare ogni volta che la leggo): i vecchi che usano il pc.

2. Le start-up che crescono al ritmo degli asparagi sotto la pioggia

La start-up online che Jules ha fondato nella cucina di casa 18 mesi prima, ha già raggiunto i 220 dipendenti, non ha un CEO e continua a essere diretta personalmente da lei. Una donna sui trent’anni. Ah-ah-ah. Dev’essere la nuova versione del “non ti accontentare, aspetta il Principe Azzurro“, illusione 2.0 per la donna moderna.

3. I mariti in carriera che si sacrificano per le mogli

E a proposito del Principe Azzurro: Jules, che in quanto donna in carrierissima ha poco tempo da dedicare alla famiglia, vive con un adorabile marito che ha rinunciato a una gloriosa carriera per lasciare spazio a lei e al suo progetto di successo. Ah-ah-ah-ah. Quante se ne sentono di queste, eh?

Infatti poi la mazzata arriva anche per Jules, non spaventatevi. E qui faccio un minimo di spoiler.

La donna che vuole tutto (con spoiler)

Non dimenticherò mai la me che si presentò a un esame orale di lingua inglese, anno accademico 2002. Dovevo presentare un articolo di giornale che mi aveva colpito e ne scelsi uno che parlava delle statistiche circa le donne e la carriera. La professoressa mi chiese: come ti vedi nel futuro? Madre o donna in carriera?
Avevo 20 anni e con il sorriso più ingenuo del mondo le dissi che io puntavo a entrambe le cose. Volevo essere una mamma con un super lavoro e una riconosciuta carriera. Lei si mise a ridere bonariamente e disse che ammirava il mio coraggio. Non capivo di che parlasse, perché non aspirare a entrambe?
Piccola ingenua Giulia di 20 anni, ti presento la te stessa di 13 anni dopo: mi spiace deluderti ma non sei ne madre ne in carriera. Se proprio vuoi un appellativo che ti corrisponda, allora ti dirò che sei diventata una bravissima donna in corriera, ecco.

Jules invece c’è riuscita. È una donna fighissima, che veste benissimo, ha una sua azienda, dà lavoro a 220 persone, ha un marito disponibile e che sembra amarla, una bambina con i denti bianchissimi che parla come lei, e un autista che la accompagna a lavoro. Poi però si scopre (non era difficile, dai) che anche lei ha i suoi problemi, e scoppia in lacrime di fronte al suo stagista settantenne che le darà gran bei consigli.

Il punto in cui Jules crolla è quando scopre che il suo matrimonio tanto figo non è, e che il suo bonario marito avrà pure rinunciato alla carriera ma non riempie le sue giornate solo con le gare di torte di plastilina e preparando la colazione alla figlia. In realtà Jules sa che il suo rapporto con il marito è a rischio ma non vuole dirglielo, perché ha paura di rimanere sola.

La paura di rimanere sola

Ben è solo, dopo un matrimonio felice di 40 anni che si è interrotto presto per via della scomparsa della moglie. Jules ha tutto ma è infelice e sarebbe pronta a rimanerlo per paura di morire in solitudine, senza un uomo al suo fianco. Alzi la mano chi non ha mai fatto un pensiero simile. Quante storie vanno avanti per la stessa paura? Quante occasioni di felicità ci lasciamo alle spalle, pensando che materialmente non ci manchi nulla e quindi chi ce lo fa fare a ricominciare da zero?
Il punto è: avete avuto un amico Ben che vi ha incoraggiato a essere felici? O ci siete riusciti da soli?

8 risposte a “La donna in carriera che ha paura di rimanere sola: The Intern”

  1. quasi nessuno mi ha incoraggiato ad essere felice. ci ho provato lo stesso e non è andata. oggi è uno dei rari giorni in cui sono contenta di averci ugualmente provato.

    1. sono contenta di sentirtelo dire 🙂 trovare qualcuno che ci incoraggi a essere felice, ma veramente, sembra più difficile di quanto si possa immaginare.

  2. Bella recensione, Giulia, brava. Mi piace come hai letto la trama di un film che mi sembra piuttosto semplice, ma che evidentemente lascia quel sapore agrodolce tipico delle commedie di questo tipo.
    Quasi quasi lo guardo.

    1. Dai guardalo! È un’ora e mezzo di svago e non è il vuoto abissale di certe altre commedie 🙂 io sono andata con il guerriero (ovviamente il giorno prima avevamo visto un film di sua scelta, patti chiari…) e anche a lui è piaciuto molto. Per dire che non è una commedia-girly. 😀

  3. laformicascalza dice: Rispondi

    hai fatto venire voglia anche a me di vederlo. A volte é rassicurante vedere questo genere di film.
    Bel post in ogni caso. Vado ad affrontare le mie paure…

    1. Grazie formica 🙂 Vedilo e poi mi dici se ti piace. E per le nostre paure, a volte parlarne è affrontarle.

  4. Chissà se lo trovo ancora, quasi quasi lo guardo!
    Hai colto nel segno (o “avevi” colto, visto quanto tempo è passato da questo post): una donna di 30 anni che ha già una bambina di 4, un marito amorevole che ha lasciato la carriera e un’azienda di 220 dipendenti?
    In un film, sì.
    Così come le avvocatesse di Ally McBeal che erano tutte delle fi*he da paura (basta pensare a che sventola era Portia De Rossi, prima di passarne di ogni) che poi nella realtà le donne che hanno fatto carriera non hanno quasi mai il tempo di andare dalla parrucchiera, dall’estetista, in palestra e a fare shopping e potendo scegliere preferiscono una notte di sonno più lunga che truccarsi per 40 minuti.
    Sono ruoli che vanno bene in un film e che ci fanno sognare.
    Giustamente hai detto tu: sarà il nuovo principe azzurro.
    Ma la mia domanda è: c’è gente che ce la fa?
    Voglio dire, esiste davvero qualcuna che è riuscita a costruirsi una famiglia solida, amorevole e avere un ruolo di successo? Senza rinunciare a nulla? A me non ne viene in mente nessuna, e ho quasi tutte amiche professionalmente appagate e risolte. Ma tutte hanno dovuto: rinunciare ad avere dei figli, rinunciare a sposarsi quando lo desideravano, rimandare, rimandare, rimandare e alcune si sono anche “accontentate” di storie poco gratificanti…
    Mi chiedo: sono io nel giro sbagliato? C’è qualcuna che invece ce la fa?
    Illuminami!
    Un bacio

    1. Fra commedie romantiche e molte serie tv, l’idea che viene fuori della donna in carriera è veramente fuorviante.
      C’è gente che ce la fa? Secondo me sì, ma per un motivo molto semplice: hanno già una rete di supporto alle spalle. Famiglie storicamente “ricche”, che ti possono aiutare a lanciare la tua carriera, o supportare quando il lavoro lo perdi; perché alla fine cos’è che ci fa affannare tanto, nella ricerca dell’equilibrio perfetto fra lavoro e famiglia? Il fatto che di base siamo partite da zero, con l’ansia di non arrivare a fine mese, gli stage non pagati, gli straordinari sopportati con l’illusione di ottenere l’aumento in futuro (un po’ il discorso che facevamo tempo fa su Twitter sulla povertà): lavorare, lavorare, lavorare, per risparmiare e riuscire a realizzare “certi” sogni, quelli che implicano un investimento monetario, ecco. E poi ci sono le rinunce, e il procrastinare. Se chiedi a me di illuminarti, caschiamo malissimo. Questo post l’ho scritto tre anni fa e non è che sia avanzata tantissimo 😀 (cioè, un po’ sì, ma con considerevoli rinunce, appunto)
      Un abbraccio!

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