Lasciato il mondo delle cliniche di riproduzione assistita e abbandonato il fardello delle conversazioni intimamente femminili, sono tornata da qualche settimana al mio mondo di iniziazione professionale: sono una donna che lavora nel tech, di nuovo.
Dopo anni di esperienze milanesi nella comunicazione online, nell’imbellimento di pagine web, di riunioni interminabili per decidere se la migliore user experience si ottenesse con i bottoni social a destra o a sinistra, ora mi sto cimentando in un lavoro nuovo.
Collaboro con una piccola ma promettente start-up formata da una decina di persone sparse fra Europa e USA. Per la prima volta sto dietro le quinte di internet, fra programmatori e geeks della codifica, che mi stanno insegnando tantissime cose e mi fanno divertire molto.
È un’esperienza completamente nuova.
Prima di tutto, perché non incontro mai i miei colleghi di lavoro, ma comunico con loro ogni giorno tramite il nostro canale Slack. Per il momento non ho nostalgia della conversazione da macchinetta del caffè, anche se a volte mi sento in un episodio di The Big Bang Theory, dove io sono una Penny virtuale che cerca di capire le battute a tema Star Wars.
Ma mi ci sto abituando.
In secondo luogo, il mio nuovo status freelance mi permette una flessibilità nell’organizzazione delle giornate che sognavo da anni.
L’idea che siano necessari semplicemente il mio mac e una connessione internet per poter lavorare da qualsiasi parte desideri, è una sensazione liberatoria. Interrompere la giornata lavorativa per andare a prendere un caffè in spiaggia, andare a pranzo da un’amica o a vedere un film al cinema senza dover aspettare l’ultima proiezione della sera, è un cambiamento notevole rispetto alla routine lavorativa che ho sempre avuto.
Il punto a sfavore: non ho limiti.
Posso essere a lavoro a qualsiasi ora del giorno o della notte, festivo o feriale. Mi basta accendere il computer ed entrare sul sito aziendale. Cosa che finisco per fare abbastanza spesso. Stakanov era mio trisnonno.
Non ho smesso di lavorare con le lingue straniere, conoscenza che mi ha permesso di entrare in questo gruppo di lavoro pur senza essere una pro di WordPress. Finalmente posso usare le lingue che conosco allo stesso livello, ma in contesti più ampi rispetto alle domande indiscrete a donne sotto ormoni.
E poi c’è la chat live con il cliente.
A parte la canonica comunicazione via email, ogni tanto posso connettermi alla chat del sito aziendale e rispondere in diretta alle domande dei clienti.
È qui che si manifesta l’aspetto antropologico di questo nuovo lavoro – non sia mai che non me lo vado a cercare.
Provo da sempre un certo piacere a trovare dei canoni di comunicazione secondo la nazionalità delle persone, il modo in cui iniziano una conversazione o ribattono a una tua risposta, il modo in cui (non) salutano per accomiatarsi o la maniera in cui ti lasciano non appena ottengono ciò che volevano sapere – un fantastico spaccato di vita reale, insomma. Questo succedeva largamente anche in clinica: la differenza ora è che tutto avviene per iscritto e soprattutto con clienti di sesso maschile.
Gli uomini che lavorano nel mondo IT non sembrano ancora abituati a un’estesa presenza femminile nel loro universo.
Le cose per fortuna sono cambiate tantissimo negli ultimi anni, eppure. Quante cose ancora da migliorare. Oh, quante!
Eppure quando il mio nome compare in chat, ecco palesarsi alcuni simpatici esemplari di homo internettensis.
NB: gli stralci di conversazione che seguono sono reali e letterali.
Lo scettico.
Ok, grazie per la risposta. Ma ho appena scommesso con il collega a fianco a me che non puoi essere una donna. C’è un uomo dietro questo nome, vero?
Perché di grazia? Perché ti ho dato una risposta sensata, tecnicamente approfondita, che ti aiuterà a risolvere il problema per cui mi hai contattato?
Il pervert.
Grazie mille per la risposta. Ora puoi mandarmi per favore una foto del tuo culo?
Povero scemo. Sì, sono una donna e ho un culo, come te immagino.
L’unica cosa che hai ottenuto è stata un’e-mail da parte del fondatore della start-up con l’annuncio di essere stato rimosso dalla lista dei clienti, rimborso immediato dell’acquisto e divieto di comprare in futuro il prodotto.
Il seduttore.
Spesso di origine ispanico o italiana, questo tipo di cliente si scioglie all’idea che dall’altra parte dello schermo ci sia una donna, e pure mediterranea, con cui scatenare la sua seduzione latina ed evitare gli strafalcioni in inglese – che si sa, non sono per niente sexy. Mentre l’abbordaggio cibernetico, eh quello sì che fa colpo.
Va da se che un collega uomo in chat non riceva lo stesso livello di attenzioni e scetticismi. Veramente strano, non credete?
❣
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Di come ho trovato un lavoro da remoto e cambiato la mia routine: pro e contro di una nuova vita
la gente stanno male, come si suol dire…
…diciamolo
Tra i vari scenari della mia vita lavorativa, dopo aver abbandonato le ambizioni accademiche, anche io sognavo una carriera freelance nel settore delle traduzioni. Mi piace l’idea della flessibilita’ ma mi rendo conto dei contro, tipo la possibilita’ di dover lavorare a oltranza o inseguire pagamenti.
Per quanto riguarda i commenti di certi “uomini”, purtroppo il maschilismo esiste ovunque e in tutti i settori, che tristezza 🙁
Si, i rischi della libera professione purtroppo esistono sempre. Ma per esempio a me si è aperto il mondo delle collaborazioni internazionali, in cui ti trattano come una dipendente – nel senso che lo stipendio è fisso – ma il tuo contratto è freelance (in quanto non esiste un contratto di lavoro internazionale). Questo ti permette di mantenere la flessibilità insita nel lavoro autonomo.
Molto sconforto per i commenti sessisti, ahimé.
Purtroppo non mi sorprende, forse perche’ fra studio e lavoro mi ritrovo in un ambiente quasi esclusivamente maschile da oltre 13 anni. Lo svantaggio nel tuo caso e’ che la protezione della chat fa si’ che gli uomini si sentano piu’ liberi esprimere le loro opinioni. Io assisto a scene simili tutti i giorni, a volte direttamente rivolte a me, molto spesso rivolte ad altre donne che non sono presenti e non possono sentire (ebbene si’, gli uomini sono codardi). A volte mi immagino di rispondere a tono, ma so gia’ che tipo di commento riceverei “certe cose non sono belle in bocca ad una donna…”. Non c’e’ speranza.
Immagino che tu sia abituata a questo genere di commenti…però magari un modo per rispondere c’è comunque senza cadere nel volgare, almeno per far abbassare la cresta a questi ometti che si credono simpatici. Vero che la chat protegge molto, ma tu puoi farlo guardandoli negli occhi!
Sulla frase “interrompere la giornata lavorativa per andare a prendere un caffè in spiaggia” ti ho odiata pur conoscendoti. E continuerò a farlo. Sappilo 🙂
Volevo dire pur NON conoscendoti.
Ah ecco, per un millisecondo ho pensato “oddio non l’ho riconosciuta!” 🙂
Però volevo chiederti, per trovare questo lavoro da remoto hai consultato dei siti di ricerca particolari che potresti consigliarmi, oppure hai inserito keyword specifiche, tipo customer service, freelance ecc..?
Per lavorare da remoto il classico è farsi un profilo su http://www.upwork.com, non so se lo conosci già. Questo lavoro in particolare l’ho trovato in questa pagina: http://jobs.wordpress.net/
Non avevo ancora letto il tuo post, ma posso dire che fa il pari con il mio pubblicato ieri.
Certo che il pervert è veramente spudorato! Ma non ho capito una cosa: le persone con cui ti interfacci sono i clienti della start-up, corretto?
Si, abbiamo avuto la stessa ispirazione questa settimana 🙂
Le persone con cui mi interfaccio sono i clienti che comprano il plugin sviluppato dalla start-up, corretto.
[…] lingue straniere. So fare anche altro, cose più tecniche, che hanno a che fare con il web, il linguaggio PHP e altri nomi spaventevoli. Ma il fatto che sapessi parlare le lingue, mi ha aperto queste porte che altrimenti non avrei mai […]
[…] adesso, quindi, ogni tanto sul lavoro ricevo dei messaggi maleducati. No, non mi riferisco solo ai messaggi sessisti di cui avevo parlato qui. Quelli li riesco a gestire con l’assodata arte dell’apparente noncuranza femminile, […]