Ci metto sempre molta buona volontà, ma puntuale come i gamberoni al forno della Vigilia, a me in questo periodo dell’anno viene un po’ l’ansia natalizia.
Ovunque mi trovi, qualunque sia la mia situazione economico-sociale-sentimentale.
Immagino quindi di avere qualche problema con l’atmosfera natalizia.
Eppure il Natale non mi ha mai fatto niente di male.
È quello che gli ruota intorno che me lo fa.
L’ansia natalizia del regalo utile, economico, etico
Premetto che odio i centri commerciali e cerco di evitare il più possibile gli acquisti da grande distribuzione. Mi prudono le punte dei piedi ogni volta che varco l’ingresso di un centro commerciale, specialmente nel periodo natalizio. Quando si aprono le porte automatiche e arriva quell’ondata di calore stile Pechino, ma più profumata, vorrei già fare dietro-front. Non si dica poi per lo sgomitare fra le confezioni regalo nelle profumerie, o in qualsiasi altro negozio in cui le commesse abbiano i cerchietti con le corna da renna. Non fa per me.
Premetto anche che per Natale faccio pochissimi regali: solamente quelli che stanno sotto l’albero di Natale di casa mia al paesello (quindi i regali per i miei genitori, i miei fratelli, il Guerriero, un paio di cugini a cui sono più legata, fine).
Più o meno verso metà dicembre, inizio a chiedermi cosa metterò quest’anno sotto l’albero dei miei.
Non mi sento forzata a farlo, ma mi piace proprio comprare un pensiero per le persone a cui voglio bene.
Eppure nel marasma natalizio ho sempre paura di distrarmi e di comprare qualcosa di inutile.
Il pensiero dell’inutilità, dopo tutti questi anni di traslochi e scatole, mi mette molta ansia.
E poi ci unisco la ricerca del creativo, dell’originale, possibilmente dell’acquisto etico.
Il tutto mantenendo un budget che non rappresenti più del 10% di un mio stipendio mensile.
Sì, mi complico decisamente la vita.
E oltretutto, sono una frana con i pacchetti. Una frana, sul serio: vinco sempre il premio dei peggiori pacchetti in famiglia.
Il “quando torni per Natale?”
Arriva verso metà novembre il momento in cui inizio a ricevere messaggi materni dal vago tono inquisitorio:
Allora quando torni per Natale?
A questi seguono, con il passare delle settimane, i sequel sul tema:
Hai fatto i biglietti per Natale? Guarda che poi si fanno cari…
Questo è il dodicesimo anno in cui vivo fuori dall’Isola, il dodicesimo Natale in cui tornerò a casa da buona emigrata.
Se per tutti gli emigrati il ritorno Natalizio è la pietra miliare di ogni fine anno che si rispetti, per chi vive su un’Isola c’è quel tocco esotico in più: i prezzi che possono farsi esosi manco dovessimo attraversare l’Oceano.
Per fortuna abbiamo la continuità territoriale con Alitalia e Meridiana, che permettono di volare con un prezzo fisso tutto l’anno: ma solo da Roma Fiumicino e Milano Linate, se vivi in un’altra città ti arrangi.
Per fortuna che c’è Ryanair che ancora resiste: ma se non vi muovete tipo due mesi prima, scordatevi buoni prezzi. Controllando ora sul loro sito, per esempio, già oggi non ci sono più voli disponibili per Cagliari durante la settimana di Natale, e quelli rimasti valgono mezzo rene (intorno ai 300€ solo andata, per capirci).
Se no rimane sempre la nave, prezzo fisso anche in questo caso: 12 belle orette di nave in inverno, auguri. Però potete portare tutti i regali di Natale più ingombranti, quello sì. In caso, ricordatevi del vademecum per viaggiare con la Tirrenia. E naturalmente, se non abitate vicino a Genova, Civitavecchia o Napoli, metteteci le ore di auto/treno per raggiungere il porto.
Ancora più difficile la situazione per chi vuole tornare in Sardegna dall’estero. Si apre un ventaglio di possibilità e caro-prezzi che lévati.
Insomma, se i messaggi materni hanno un tono inquisitorio, una ragione pratica c’è.
A questo aggiungeteci il piano ferie natalizio che non viene approvato per tempo, incastrare i giorni di vacanza con i colleghi per garantire continuità in ufficio, l’indecisione cronica che vi porta a rimandare la questione il più possibile, il capo del vostro eventuale partner che non si decide ad approvare le ferie: fino all’anno scorso sono stata in balía di questi fattori, in combinazioni variabili.
Ricordi passati, per fortuna, ma devono avermi segnata così tanto che fanno capolino anche quest’anno.
Quando poi finalmente schiaccio il pulsante “Compra”, ricevo la mail di conferma con i dettagli del mio viaggio a/r per la Sardegna e lo annuncio alla famiglia, la risposta 10 volte su 10 è:
Certo che potevi rimanere un po’ di più.
Che mi trattenga 3 giorni, 10 o un mese – questa sarà la risposta, sempre e da 12 anni a questa parte.
Consideriamola parte del clima natalizio.
Il giro dei parenti
Stimo che il 70% dei miei parenti non mi fila di striscio per tutto l’anno, ma a Natale sì, chiedono punti presenza.
Piovono caterve di “vienici a trovare“, “non ti fai mai vedere, almeno a Natale...”.
Quando ancora ero sposata, vivevo nell’incubo delle visite natalizie. Non avevo solo la mia famiglia da visitare (che è già molto grande), ma anche la sua. Che fossero tre giorni o una settimana, dovevamo farci stare pranzi, cene e caffè familiari. Un tour de force che al solo pensiero mi stimola ancora la gastrite.
Dopo il divorzio, invece, la maggior parte di queste incombenze è naturalmente sparita: inviti della famiglia di lui risucchiati nel buco nero dell’oblio.
La mia famiglia invece ha iniziato a pretendere meno punti presenza. La novità del non avere più una coppia da invitare, ha ridotto gli inviti del primo Natale post-separazione; alcuni forse erano anche intimoriti dall’idea di dover affrontare il discorso di fronte al panettone.
Fatto sta che ho iniziato a vivere il Natale in famiglia come individuo adulto singolo, e a godermi l’indipendenza di questo momento. Partecipo solo agli eventi familiari che mi piacciono, quelli con il caminetto acceso, la tombola, i canditi del panettone che rotolano sulla tovaglia, le barzellette raccontate mentre si sbucciano arachidi.
Sono finalmente libera da inviti in case di semi-sconosciuti, con pareti addobbate da quadri barocchi, divani dalla tappezzeria di lusso, discorsi di circostanza sui successi lavorativi nostri o altrui, rimuginamenti su litigi familiari e pettegolezzi da un salotto all’altro.
A chi mi chiede di andarlo a trovare visto che sono al paesello rispondo con un “volentieri, ti aspetto però a casa dei miei, che non ci vieni mai“.
Insomma, il mio rapporto con il Natale è un po’ conflittuale, ma forse ho dei margini di miglioramento.
E voi invece, come ve la cavate con questo periodo dell’anno?
Raccontatemelo nei commenti!
Io quest’anno a casa non ci torno, un po’ dispiace ma sono arrivata in spagna meno di un mese fa e sinceramente non posso permettermi di fare tutta la trafila di nuovo adesso. Tornerò a maggio per un appuntamento in famiglia al quale non posso proprio mancare, quindi natale 2016 viene saltato!
Capisco Claudia, troppe cose (e spese) da infilare in un mese! Ma sono sicura che Valencia sia bellissima in periodo natalizio, e poi potrai vedere tutta la gran festa per i Re Magi, sarà bellissimo! 🙂
Come ti capisco! A me viene l’ansia del volo già a settembre, nonostante viva a Roma non sempre trovo tariffe meravigliose da Budapest… Diciamo che i soldi del viaggio di Natale li metto in conto già da prima. Il giro dei parenti è un classico, così come la frase “ah ma ti fermi solo 3 giorni!” Però devo ammettere che da quando vivo fuori vivo il Natale con un altro spirito, meno superficiale e più sentimentale. Sarà la “vecchiaia”? 🙂 un saluto!
Vivere lontani aiuta senz’altro a riavvicinarsi a certi momenti di intimità familiare, da quel punto di vista è molto bello. Se lo vivessi ancora più spontaneamente, lo preferirei 🙂
Oh il Natale in famiglia! Croce e Delizia di ogni fine d’anno d’emigrante! 😀
Quest’anno sarà il mio secondo Natale lontana e sono un po’ dispiaciuta.
So che è dura dividersi tra i mille impegni, ma è anche la parte bella del Natale: stare con la famiglia, con gli amici che hai voglia di vedere… chi se ne frega degli altri!
Capisco anche la dinamica delle visite “da coppia”. Per fortuna mia la famiglia dell’Orso è molto ristretta (stiamo parlando che allargando alle parentele acquisite arriviamo massimo a sette persone, veramente ristretta!) e quindi quando vado là non subisco più le stazioni del rosario!
Tanti auguri!
Spero che comunque avrete passato un bellissimo Natale nell’altro emisfero! Sicuramente un Natale diverso, no? Io sono d’accordo con te sul fatto che sia bello passare il Natale in famiglia, mi chiedo semplicemente sempre di più perché caricare tutto in una sola settimana all’anno e non darci lo stesso spazio anche in altri momenti dell’anno, senza forzature. Tanti auguri a te e l’Orso! 🙂