Ho da poco finito di leggere Americanah di Chimamanda Ngozi Adichie. Non avevo mai letto niente di questa autrice, e devo dire che sono anche abbastanza digiuna di letteratura africana – cosa a cui dovrò evidentemente rimediare, perché questo romanzo mi ha veramente affascinato e voglio saperne di più.
A breve parlerò dei temi chiave del libro sul blog di Viaggio da Sola Perché, quindi lascio a quella sede gli approfondimenti sul tema del viaggio e dell’espatrio di Ifemelu, la protagonista della storia. Era da tanto che non mi appassionavo così tanto a dei personaggi e alle loro vicissitudini: sarà perché, anche se in un contesto totalmente diverso e lontano dal mio, io e Ifemelu abbiamo molti punti in comune. Prima di tutto l’essere emigrate da sole e l’aver deciso di tornare.
In questa fase di totale incertezza sui movimenti futuri, posso solo concentrarmi sul fatto di essere tornata. E vi devo confessare che, per quanto ci stia provando, non riesco ancora ad abituarmi all’idea. Vivo questo ritorno come un momento passeggero: un po’ mi sento in viaggio, un po’ mi sento parcheggiata in una nuova città senza capire bene cosa fare di questo spazio/tempo attuale.
Sento fortissimo il richiamo di Barcellona e c’è poco da fare, perché mai mi sono sentita tanto a casa come lí. E mi dispiace per Cagliari, la cittadina toscana, Milano, la cittadina di V e per Genova, ma nessuna di loro è stata in grado di darmi quella sensazione di essere arrivata finalmente nel posto giusto. Mi manca Barcellona come se fossi in una trasferta di lavoro da tanto tempo e sognassi il momento di varcare di nuovo la porta di casa mia.
La parte divertente è che non so se riuscirò a tornare a Barcellona veramente. Potrei, volendo, da sola. Quindi la scelta sarebbe fra Barcellona da sola o da qualche altra parte in due. E con questi trent’anni e qualcosa sarei anche un po’ stanchina delle relazioni a distanza.
Per il momento quindi, mi ritrovo a fare come Ifemelu quando torna in Nigeria: un po’ si arrabbia con se stessa, un po’ si arrabbia con gli altri.
Mi arrabbio con me stessa quando non ricordo che certe cose, un tempo, erano importanti anche per me. E il fatto che non lo siano più è solo frutto del tempo che è passato e degli eventi degli ultimi anni.
Mi arrabbio con gli altri quando vedo che certi comportamenti si portano avanti come su sentieri per i muli, scavati negli anni e apparentemente immodificabili. Quando invece basterebbe così poco per migliorare il percorso.
E poi ci sono anche i motivi per cui è bello essere nel proprio Paese…ogni tanto mi dico. Ma poi mi rendo conto che quelle stesse cose erano raggiungibili anche da Barcellona, e mi pesto i piedi da sola.
Come racconta Eleonora di Una Vita in Valigia, mi viene il dubbio di avere la Sindrome di Ulisse da ritorno in Patria.
Forse, come sempre, lasciare che il tempo faccia il suo corso e che nuove possibilità si affaccino all’orizzonte mi aiuterà ad avere le idee più chiare e a risolvere questo mal-di-Barcellona. Voi cosa ne dite?
Tornare sì o tornare no? Non sai quanto questo dubbio disturbi anche me…
Eh si, è veramente un dubbio amletico…e la risposta mi sa che si trova solo facendo la scelta. Vedere come va, e se non va, cambiare!
Io sono tornata. Non è stato affatto facile, dopo tanto tempo passato a zonzo, e ancora adesso a distanza di anni mi prende a volte la voglia di volare… Ma mi rendo anche conto che ho ricostruito qui una nuova dimensione in cui ho rinchiuso tanta parte di me. Sono tante le vite che possono essere vissute, sta a noi darci il tempo per capire qual è l’equilibrio che cerchiamo e come possiamo trovarlo, ovunque decidiamo di sostare. 🙂 Fosse facile..
Sono troppe le vite che possono essere vissute…sarà questo il problema? Che ho voglia di assaggiarle tutte? Comunque sono contenta che per te sia andata bene e che sia riuscita a trovare l’equilibrio nella dimensione del ritorno 🙂
L’ho trovato… per il momento! Ma l’equilibrio è sempre instabile, e me ne accorgo giorno dopo giorno. Come dice la canzone? Tutto un equilibrio sopra la follia! A volte mi sento alla grande, a volte mi sembra di aver sbagliato tutto. Ma poi mi dico… da una strada, mille strade! Hai ragione, forse è la vertigine delle tante vite che lasciamo per percorrere un sentiero solo. Chissà. Me lo sono chiesta tante volte, che cos’è che mi spinge talvolta a sentirmi ancora fuori posto. Capisco bene la tua sensazione di essere in trasferta, a maggior ragione visto il cambio repentino. Si vede che Barcellona ti è entrata nel cuore, forse è così anche perché ha segnato un nuovo inizio tutto tuo, o almeno così mi sembra di capire. E’ il TUO posto, si capisce da come ne parli :). Spero che potrai farci ritorno, o trovare un altro luogo (fisico o interiore) dove sentirti altrettanto bene. Un abbraccio!
Mi piace molto la frase “da una strada, mille strade”!
E chissà se troveremo mai la risposta al cos’è che ci fa sentire fuori posto…forse semplicemente la curiosità di sapere cosa c’è dall’altra parte 😉
guarda anch’io devo tornare tra un paio di mesi a Madrid e ho tanta paura, tutti mi dicono che è più difficile tornare che andarsene e non so come sarà, ma da altra parte ho tanta voglia di stare a casa mia… Ti saprò dire dopo l’estate, forse condivido gli stessi pensieri… Dai, forza, bisogna abituarsi alla nuova realtà, è solo tempo che ci vuole… Mi segno il libro tra i pendenti, per quello che racconti piacerà anche a me 🙂
Un abbraccio!
Oh Pilar allora in bocca al lupo anche a te per il rientro, che sia bello e come un nuovo viaggio nel tuo Paese! 🙂
Fammi sapere se poi leggi il libro 😉 un abbraccio
Io mi sento o mi sono sentita a casa o potenzialmente a casa quasi ovunque, nel senso che a ogni viaggio pensavo “qui mi fermerei perché…” e a ogni ritorno pensavo “qui mi fermerei perché…” ma anche, sempre “ripartirei perché…” Insomma, ho sempre i piedi in un luogo e la testa altrove, o viceversa 🙂
Eh allora ci capiamo!! 😀