7 consigli per non sentirsi soli in una città nuova

Emigrare vuol dire che finalmente arriva il fatidico giorno in cui, con la schiena piegata sotto il tuo zaino, atterri nella nuova città, metti piede in quella che sarà la tua nuova casa e ti rendi conto che – ommerda – ora sì, sei completamente sola.
Non sempre si può contare su coinquilini simpatici e accoglienti, conoscenti amici di amici o colleghi di lavoro interessati a introdurti nella loro routine quotidiana.
Quindi sta a te rimboccarti le maniche e darti da fare.

Come ho fatto a superare la paura di sentirmi sola in una città nuova?

Personalmente, sono arrivata dall’altra parte del Mediterraneo senza conoscere nessuno e con veramente poca voglia di usare quei numeri di telefono che amici preoccupati per la mia esistenza mi avevano amorevolmente passato: ho quindi accuratamente evitato di contattare il figlio della vicina di casa della Maria che vive in città dal 1999 ed è tanto un bravo ragazzo.
Non avevo deciso di emigrare per cercare a tutti i costi contatti con italiani all’estero (come ho raccontato anche alle Amiche di Fuso), ma questa è stata una scelta personalissima: in realtà in questi anni mi è capitato di essere stata contattata da amici di amici che arrivavano spaesati in città e a cui ho dato volentieri consigli su come approfittare al meglio della loro nuova condizione di emigrati dall’altra parte del Mediterraneo.
Se però anche voi volete provare a cavarvela da soli senza dover ricorrere alla carta  “amico di…”, provate a mettere in pratica questi punti che per me sono stati la base della nuova vita all’estero.

1. Non farti fregare dalle apparenze.

I primi mesi in una nuova città possono essere i peggiori, quelli in cui più di una volta sentirai la voglia di tornare indietro, nella comfort zone che hai orgogliosamente oltrepassato salendo su quell’aereo (o treno, o nave, o bla bla car…).
Dopo tante energie spese, lascia spazio alla tua curiosità e voglia di immergerti in un nuovo ambiente provando a proiettarti verso il futuro. Avrai molto tempo per guardare indietro e capire se la scelta che hai fatto è stata quella giusta. Non farti impressionare dalla lingua che non capirai perfettamente (o per niente), dalla gente che ti sembrerà burbera a ogni lato della strada, dalle difficoltà burocratiche.
Respira, respira a fondo ed entra nel gioco: studia, cerca di usare la nuova lingua il più possibile, guarda con occhi meno sospettosi le persone, cerca dei punti di riferimento da fare tuoi, per quanto insignificanti ti possano sembrare (un bar, una libreria, una biblioteca, una piazza tranquilla…). Abituati piano piano alla nuova vita e fai domande, senza aver paura di sembrare stupido: sei nuovo in città, hai diritto di non sapere come funzionano certi meccanismi.

come non sentirsi soli in una città nuova: impararne i meccanismi
…tipo i meccanismi della bici pubblica

2. Esci ed esplora la città, in solitudine.

Quando mi sono trasferita a Barcellona ero in uno stato d’animo tale per cui la nuova solitudine mi dava una botta di adrenalina che non lasciava spazio ai piagnistei. Anzi, non avevo proprio intenzione di piangermi addosso: passavo le giornate fuori casa, uscivo da sola la mattina e stavo fuori tutto il giorno, esplorando la città senza meta e lasciando curriculum a ogni porta. Mi sono persa mille volte fra stradine che ora sono diventate casa mia, tutto era nuovo e magico, ed ero circondata da miriadi di persone di cui – pensavo – sicuramente molte nella mia stessa situazione.
Questo pensiero mi incoraggiava e mi faceva sperare in un futuro meno solitario. Chiudersi in casa perché non si conosce nessuno è forse uno degli errori più grandi: liberiamoci dall’idea che fare attività da soli sia da sfigati, diamoci il diritto di godere delle cose belle di una città nuova anche se non abbiamo compagnia.

3. Parla con gli sconosciuti.

Ci hanno sempre insegnato a fare il contrario, lo sconosciuto è il male per antonomasia.
Sbagliato: siamo adulti e teoricamente dovremmo aver sviluppato un minimo di senso critico grazie al quale riconoscere una persona cui vale la pena rivolgere la parola senza rischi.
Quindi quando vai al supermercato o al chiosco dei giornali non aver paura di dire due frasi più complesse di un grazie e arrivederci.
Se sei in un museo (o all’uscita del cinema, o in un bar…) e vedi qualcuno la cui faccia ti ispira simpatia, parlaci: scoprirai quanto è confortante scambiare una semplice conversazione con altri esseri umani quando la sensazione predominante sarebbe quella di sentirti un Calimero piccolo e nero.
Non si tratta di un invito a scegliere uno sconosciuto come migliore amico per la vita (che poi non si sa mai), ma semplicemente un incoraggiamento ad avere fiducia negli altri e nella necessità tutta umana di essere animali sociali. Se poi i tuoi tentativi di socializzazione non hanno successo e la faccia simpatica non si rivela tale, non ti arrendere: fai spallucce e voltagli la schiena, non ti auto-giudicare mai – d’altronde nessuno ti conosce – e probabilmente sarai più fortunato con il prossimo incontro.

4. Scegli un posto che ti piace e frequentalo.

I miei primi amici qui in città sono stati la coppia che lavora nella gelateria a fianco a casa: sono entrata un giorno a comprare un gelato e mi hanno accolto con un sorriso.
È bastato questo per sciogliermi il cuore in un giorno in cui mi sentivo particolarmente sola: quel sorriso e il loro benvenuto mi hanno dato il coraggio per attaccare bottone e andare un po’ oltre al cordiale rapporto cliente-negoziante.
Ho iniziato a frequentare abitualmente la gelateria e a conoscere meglio la coppia: i loro consigli e le loro opinioni sulla vita nel quartiere mi hanno aiutato a inserirmi più in fretta e a sentirmi meno pesce fuor d’acqua nel mio nuovo habitat. Sicuramente nella nuova città in cui ti sei trasferito troverai un posticino che ti piace, anche solo per un caffè mattiniero: approfittane per farlo diventare un punto di riferimento in cui rifugiarti quando ti sentirai un po’ perso.
No, per punto di riferimento non intendo il divano di fronte alla televisione: metti il naso fuori casa e prendi quel caffè, quasi sicuramente incontrerai presto altri clienti abituali con cui scambiare quattro chiacchiere e magari diventare amici.

Come non sentirsi soli in una città nuova: trovare i caffè e le torte più buone
Caffè e torta in uno dei miei locali preferiti

5. Partecipa agli eventi.

In qualsiasi città, grandi o piccole che siano, troverai una più o meno ampia offerta di eventi e occasioni di socializzazione. Che si tratti di una mostra, dell’inaugurazione di un libro, dell’apertura di un nuovo negozio, di un festival dell’ippica…facci un salto. Procurati se possibile un libretto degli eventi della città e usalo come la tua agenda personale, appuntati gli eventi che potrebbero interessarti e vedi che aria tira, senza pregiudizi. Anche se si rivelassero eventi noiosi (e sarai comunque libero di andar via dopo dieci minuti, se vorrai) perlomeno ti sarai sforzato di uscire di casa e mischiarti alla gente, vedere o ascoltare qualcosa di nuovo, trovare ispirazione o conoscere qualcuno che condivida i tuoi interessi.

6. Utilizza i social network.

Passare ore su Facebook per continuare a vivere la tua vecchia vita a distanza e rimpiangere gli amici che sono rimasti nella tua città d’origine non è esattamente una mossa azzeccata: utilizza i social network per trovare attività nel tuo nuovo ambiente. Io per esempio sono stata utente attivissima di Meetup per il primo anno di vita qui.
Mi sono iscritta scegliendo la mia nuova città e gli interessi che avevo intenzione di coltivare: la lista di possibilità è amplissima e la piattaforma funziona bene in molte grandi città, europee e non.
Ho avuto modo di andare a mangiare in ristorante, partecipare a feste o vedere un film al cinema con persone che come me erano appena arrivate in città: alcune di queste persone sono poi rimaste nella mia vita, nonostante non abbia più necessità di organizzare le mie uscite con Meetup.
Valida alternativa se volete dedicarvi agli incontri gastronomici è Eatwith, piattaforma per mangiare manicaretti in casa di cuochi [la maggior parte delle volte] provetti e in compagnia di sconosciuti curiosi come voi.

7. Sorridi.

Non voglio fare la Pollyanna di turno però non se ne esce: a parte che la sola mimica del sorriso produce endorfine (chiedetelo al mio istruttore di pilates che ce lo ripete in continuazione), ma presentarsi alle persone in maniera sorridente è il miglior biglietto da visita.
Un sorriso dà coraggio per iniziare una conversazione, cambia il tuo sguardo e attrae gli sguardi altrui.
Io prima non lo consideravo, ma l’ho imparato a mie spese: se ti fai conoscere con un sorriso, difficilmente otterrai scortesia in cambio. E se qualcuno non ti ripaga in maniera gentile, rimane sempre valido il consiglio del punto 3, chi ci perde non sei tu.
Non sempre è facile farlo e nessuno ti chiede di andare in giro come ebete sorridendo in continuazione: ma imparare a usare il sorriso quando si è nella condizione di voler conoscere persone nuove è a mio parere la prima regola della sopravvivenza sociale.

 

—♥︎—

Avete altri punti da aggiungere? Quali sono state le vostre tecniche di sopravvivenza in una città nuova?

34 risposte a “7 consigli per non sentirsi soli in una città nuova”

  1. credo che siano in generale dei consigli utili per chiunque si trovi in una situazione nuova. forse in una città sconosciuta risulta più “facile” seguirli perchè sei davvero sola ma dovrei seguirli anch’io.
    grazie

    1. si, per me è coinciso il momento di doverli applicare in una città sconosciuta, ma credo che con un po’ di sforzo (più che altro per sentirsi turisti nella propria città) si possano applicare anche in caso di cambio vita in generale…a prescindere dagli spostamenti fisici.

    2. Brava e coraggiosacomplimenti Ciao Max

    3. Sono da quasi 5 anni a Firenze ed é ancora dura. la gente sembra cordiale ma non é per niente accogliente. oltre alla conoscenza blanda o i colleghi di lavoro non riesco ad andare. Provo anche a prendere io l’iniziativa e ad invitare e proporre ma rimane l’uscita sporadica dopo tanti rifiuti. Mai qualcuno che ti coinvolga, e provi a farti entrare nel gruppo. Mi sforzo a fare cose e attività per conoscere gente, la conosco infatti, ma restano conoscenze. É un po’ scoraggiante tant’è che sto pensando di cambiare città.

  2. Sembra così facile! Credo li applicherò tantissimo quando mi trasferirò, anche se sarà con qualcun altro. L’auto-isolazione dal partner è una buona idea? 😛

    1. eheheh bella domanda! quello che ti dico è che ognuno vede “l’emigrazione” in una nuova città a suo modo…e le reazioni alla nuova vita possono essere diverse, quindi ecco, auto-isolarsi ogni tanto dal partner per il bene della coppia non mi sembra una cattiva idea 😛

      1. Io non ci riesco manco per il cazzo.
        Sono io o è Milano?
        Non ho ancora capito.
        È passato un anno…

        1. Caro Ivan in una città come Milano credo che dipenda un po da te…dipende poi dalla tua età, e in che zona sei… io al contrario tuo mi sono trasferita da Milano ad un piccolissimo Paesino sperduto nella provincia di Bg…. è passato un anno anche per me… ma per ora è tutto come prima….il fatto è che non riesco ad adattarmi a questo stile di vita. Speriamo in bene. Comunque esci almeno lì c’e’ vita e gente….qui lasciamo perdere va…Ciao

  3. quanto è familiare la sensazione da “Calimero piccolo e nero”! Sembra facile e cresce la voglia di andar via, ma per ora le radici sono ancora troppo fisse e il coraggio troppo scarso!

    1. giuliacalli dice: Rispondi

      se le radici sono troppo fisse magari non è il momento di andare via 🙂 se un giorno arriverà quel momento, vedrai come le radici saranno pronte a imbarcarsi e a permetterti di cambiare terra sotto i piedi!

  4. Parlare con la gente e’ assolutamente fondamentale. Porte che si aprono e sorrisi che si intrecciano. Buona viaggio, sempre!

    1. trentanniequalcosa dice: Rispondi

      Grazie Cristina, buon viaggio anche a te! 🙂

  5. Trasferirsi in una nuova città: i consigli per ricominciare da zero - Siciliainformazioni dice: Rispondi

    […] cultura diversa, che rappresentano anche un modo per crescere interiormente. Questo significa che andare all’avventura è spesso il modo migliore per conoscere nuove persone, e per cominciare ad appropriarsi di una città che apparirà sempre meno sconosciuta, ad ogni […]

  6. Even with Google Translate’s questionable translation, I was able to understand and deeply appreciate the points you make here. In fact, they are very good tips for bringing some new inspiration into your life, even when you are no longer new in town 🙂 Wonderful post!

    1. Thanks a lot Lucy! So glad to see you here 🙂
      It’s true, we should try to apply some of these suggestions even when we’re not new in town anymore 😉

  7. Ode al giorno in cui ho deciso di trasferirmi da sola in una nuova città • Trent'Anni e Qualcosa dice: Rispondi

    […] terza volta è stata quella vera, cruda, quella in cui la scelta di trasferirmi in una città nuova in cui non conoscevo nessuno non è stata dettata da un obiettivo socialmente riconosciuto. Al […]

  8. Valentina Nervino dice: Rispondi

    Mi sono imbattuta nei tuoi articoli per caso e leggendo ho scoperto che sei di Cagliari. Anche io sono una trentenne e qualcosa, Calabrese e ho vissuto per 12 anni all’estero tra Spagna, Messico e Irlanda e da 3 giorni mi sono trasferita per lavoro proprio nelle tua citta’. Condivido in pieno tutto quello che hai scritto sopra e grazie per i preziosi consigli!

    1. Ciao Valentina, grazie per essere passata di qui! Anche tu hai girato tanto! 🙂 Io sono della provincia di Cagliari, ma il capoluogo è stata la mia prima città adottiva, spero ti sappia far sentire a tuo agio! In bocca al lupo per la nuova avventura 🙂

  9. Premesso che il consiglio di girare la città anche da solo, parlare con gli estranei mi sembra ottimo. Direi che il problema è che molti italiani sono abituati a stare in comitiva in Italia, appena si spostano gli sembra un dramma, ma non lo è. Io ogni volta che tornavo dall’estero vedevo miei amici che dopo anni frequentavano quasi sempre le stesse persone.
    Rispetto a chi racconta che si sente solo all’estero, vorrei andare controcorrente:
    Ho vissuto all’estero in 2 paesi, Irlanda e Germania(temporaneamente anche Olanda). Sono Bolognese, nato e cresciuto qui.
    Irlanda? mi sono trovato meglio che in Italia. Rigurardo la famiglia? sicuramente manca, anche se ogni tanto si può vedere lo stesso.
    Amici? li ho trovati anche in Irlanda e meglio che in Italia
    Fare amicizia in Irlanda non era così difficile, per fare un esempio: appena arrivato chiedo informazioni a una ragazza per andare in un posto, lei mi accompagna in macchina e mi fornisce
    l’indirizzo del suo locale. (mai successo in Italia, dove di solito, dalle mie parti con gli estranei non ci si scambia nemmeno una parola). Sulla nave da Holyhead? conosco un signore, e mi invitano subito (da estranei) a mangiare con loro al ristorante (anche questo mai successo in Italia).
    Questo per dire l’impatto iniziale.. poi dovrei raccontare altre cose che sono lunghe.
    Io sono nato e cresciuto nella rossa in Emilia Romagna. Senza generalizzare dalle nostre parti di persone “veramente” molto più distaccate con gli estranei, ce ne sono tante. è molto più facile fare amicizia nel Nord Europa, soprattutto se non sei Brad Pitt o il classico tamarro che si veste da fighetto(in alcuni locali italiani questi sono i tipi purtroppo che saltano più all’occhio, mentre anche sul modo di vestire in altre zone hanno mentalità un pelino diverse).
    Ho fatto moltissime conoscenze in Irlanda, alcune sono durate altre no.. ma il bilancio è nettamente positivo. L’unico problema sono gli affitti.. sono diventati un pochino cari.
    In Germania? ho vissuto in Bassa Sassonia, poi anche a Berlino.
    Bassa Sassonia: qui la gente non era socievole come in Irlanda, ma sempre mille volte meglio che nella mia Bologna! Uscivo la sera, mi divertivo, molti rapporti sociali alla fine li ho anche qui. Ho ancora moltissimi contatti e a breve ci devo tornare.
    Risultato? mi sono trovato meglio fuori che in casa. A Berlino non ne parliamo, vita notturna stupenda, dopo una settimana ho trovato una ragazza che mi ha fatto girare i migliori locali.
    Bologna? conosco gente (non solo settentrionali anche meridionali) che escono sempre a “comitive”. Sempre gli stessi, gruppi chiusi. Che noia! (mio parere personalissimo).
    L’abitudine delle comitive altrove, dove i ragazzi a 18 anni vanno via di casa, viaggiano da soli, vanno nei pub da soli.. è meno comune.
    Questo è stato un vantaggio per inserirmi, sia dal punto di vista sentimentale che amichevole.
    Amo l’Italia e in particolare la mia città, ha moltissimi aspetti positivi, ma queste cose le dovevo dire: a Bologna e Milano hanno addirittura dovuto creare un social network basato su interessi comuni, in alcune zone, altrimenti le persone non rivolgevano la parola ai vicini di casa.
    Questi sono esempi estremi.. per dire che anche in Italia la vita sociale non è sempre rosa e fiori.
    Dai racconti di alcuni espatriati(non qui.. dico in generale) sembra che appena vanno all’estero, trovino la solitudine.. non mi risulta affatto che ci sia questo problema. Anzi.. muoversi stimola a conoscere persone che magari stando nella stessa cerchia uno non conoscerebbe.

    1. Ciao Gian, grazie per aver condiviso la tua esperienza 🙂
      Condivido molte delle cose che hai detto, e sono convinta che in Italia ci siano ancora tantissime zone in cui è difficilissimo farsi una nuova cerchia di amici, se si arriva soli. Dipende comunque sempre dal proprio caratteri e dagli interessi, ma in linea di massima è vero che non è un Paese semplicissimo. All’estero è più facile forse perché spesso ci buttiamo di più e abbiamo meno pressione sociale sulle spalle. Chissà. In bocca al lupo per tutto!

      1. Lo davo per scontato, ma hai fatto bene a dirlo.
        Ovvio che dipenda anche dal carattere e dagli interessi! se una persona è particolarmente chiusa, oppure ha una cultura troppo distante dalle altre, non fa amicizia nemmeno all’estero. Questo è poco, ma sicuro.
        In quel caso è lui stesso che si isola.
        Ad Hannover c’erano alcune ragazze asiatiche, nella stessa casa dello studente che per anni non hanno rivolto la parola a nessuno, pur condividendo l’appartamento con 50 persone. Le influenze culturali anche contano. Era come se vivessero altrove.
        Ci sono italiani all’estero che lavorano nei ristoranti, non parlano quasi una parola di tedesco dopo anni che vivono in Germania! e stanno fra di loro nel ristorantino ad ascoltare Nino D’angelo o musica del genere..(tanto vale stare in Italia) ne ho conosciuti tanti. Questi non si integrerebbero mai, nemmeno se fossero nel paese più accogliente al mondo. In questo caso, “se la cercano un pochino..” di rimanere tra di loro.. o semplicemente gli piace così. Anche l’inglese va bene solo per i turisti, ma per capire cosa dicono gli altri(soprattutto persone adulte) durante una discussione.. bisogna conoscere almeno un minimo della “lingua madre” locale. Anche perchè molti tedeschi l’inglese non lo vogliono parlare e ne hanno il diritto.
        è come se uno pretendesse di parlare il Russo in Italia(per assurdo).

        Ovviamente il mio paragone era a parità di carattere, socievolezza, e tutto il resto.. Ho cercato(nel possibile) di analizzare le stesse persone(su un campione che ho conosciuto), guardando come si trovavano in alcune regioni italiane e in altri paesi.
        Buona fortuna a tutti in ogni caso!

      2. Io sono in un paesino al mare in Sicilia, è autunno, quindi si è spopolato, mio figlio di tre anni va a scuola, mio marito e io lavoriamo da casa. Per miracolo c’è un corso di yoga ed un bar ancora aperto, che frequento, nonché un parchetto, ma appena ci sono due nuvole le mamme tengono i pupi in casa. Ho abitato in Inghilterra, a Berlino, Cracovia e Brasile, ma una solitudine così grande non l’ho mai vissuta. Sono d’accordo in tutto con quello che dice Gian, in Italia sì fanno gruppi chiusi… I parenti stessi non ci fanno conoscere i loro amici… Si sentono a disagio a portarci alle rarissime feste, per esempio… Tanto a Catania come a Torino. In Italia ho spesso la sensazione che la gente mi trovi appiccicosa e che ci sia tutto un rituale astruso per fare conoscenza di cui non sono a riguardo. E mi rendo conto che queste persone da cui mi sento rifiutata sono imbrigliate dentro a tantissimi meccanismi che le rendono ancor più sole di me.

  10. Ultima cosa, vorrei riprendere una tua frase: “liberiamoci dall’idea che fare attività da soli sia da sfigati”:
    Niente di più vero!
    Ma questo è “radicato” profondamente nella mentalità in molte città italiane. Di conseguenza anche molti italiani all’estero lo pensano.
    Sono stato all’estero in dei Pub da solo, e vedevo moltissimi da soli. Non ti vedevano come sfigato, anzi.. si mettevano a parlare con te, a volte.
    Per loro era normale. Esiste anche da quelle parti la comitiva.. ma non è “l’unico” modo di uscire.
    Se gli italiani(buona parte, non voglio generalizzare) non si libereranno da questo modo di pensare, finiranno per uscire sempre con le stesse persone. (molti lo vogliono)
    Questa è una delle cause per le quali, in Italia si esce moltissimo in comitiva.
    All’estero.. i primi tempi soprattutto quando ero solo.. quasi ogni sera conoscevo gente nuova.
    In Italia sarebbe impensabile.. almeno a Bologna se qualcuno si mette a parlare con un estraneo sul bus, lo prendono per “matto” oppure per “sfigato”.
    Sono proprio mentalità, usi e costumi diversi.
    Io personalmente, visto che faccio anche un lavoro a contatto con la gente, preferisco stare in un posto dove i rapporti sociali sono più dinamici, quindi da questo punto di vista sono stato molto avvantaggiato oltreconfine.
    Esistono anche in Italia luoghi nei quali si parla con estranei, ma di solito sono ambienti per gente abbastanza “grande” di età.. o addirittura balere. In generale, non si usa moltissimo.

  11. Che bel post, condivido in pieno. Quando sono arrivata a Milano venivo dal paesino di provincia e tartagliavo. Mi sono iscritta a un corso di teatro amatoriale, divertita tantissimo e mi è passata la timidezza. Ora sono a Barcellona da un mese e mezzo col marito spagnolo. Lui torna a casa, io ricomincio di nuovo. Ho trovato molto molto difficile farmi amici a Edimburgo. La gente è gentile, ma non riesci mai come dire a rompere una barriera. Mi sono sentita un marziano per quasi 6 anni. Con tutto che andavo al pub e lavoravo eccetera. Secondo me dipende anche dal momento in cui uno è nella vita. Ci sono momenti in cui uno è più proiettato verso il fuori e altri verso il dentro e fa più fatica ad aprirsi. E chiunque pensi che una persona da sola in giro per una grande città sia “uno sfigato” è un salame in barca che non sa cosa si perde!

    1. Ciao Fiona, grazie per aver condiviso la tua esperienza. In bocca al lupo per il nuovo inizio a Barcellona, in qualche modo giocate in casa e sarà più facile! 🙂

  12. Vorrei fare un ultimo esempio recente:
    Viene mia madre(bolognese) in Germania. Anche lei è rimasta stupita del fatto che quando siamo andati a mangiare, altre persone considerassero normale il fatto che ci sedessimo al loro stesso tavolo per mangiare.
    Non c’era nessun tavolo vuoto.. allora lei, abituata a Bologna, si era fermata ad aspettare. Le hanno fatto cenno di sedersi. Non aveva “mai” visto niente del genere. Mi diceva: “ma sei sicuro che possiamo farlo?” io ridevo..
    Fra l’altro le persone che erano al nostro stesso tavolo ci hanno augurato “Buon appetito” in tedesco ovviamente anche se è una formalità, e parlavano pure normalmente quasi come si mi conoscessero.
    è rimasta colpita da questo per un motivo ben preciso:
    A Bologna, conoscendo il 99% dei locali bolognesi, se fai una cosa del genere, non dico “al ristorante” che è un pochino più impegnativo.. ma anche solo in una sala da ballo, perchè vuoi appoggiare le tue cose e ballare ed è tutto pieno, chiedendo il permesso nel tavolo di una comitiva, ti guardano malissimo.
    Ti prendono le cose e le buttano per terra, mentre le pesta la gente.. nel caso più buono.. in quello più negativo dicono: “guardi, questo è il mio tavolo.. alcuni arrivano a minacciare” in casi estremi. (Diversi “rossi” bolognesi non hanno un temperamento proprio “morbido” su queste cose). Essendoci nato sono avvantaggiato e ho i miei giri.amicizie etc… ma conosco bene questa caratteristica, soprattutto con gli estranei.
    Non voglio valutare se sia sempre giusto sedersi al tavolo di altri o meno.. sono usanze diverse.. mi adatto a quelle del luogo come è giusto che sia, ma visto che parlate di non sentirsi soli all’estero, mi sembrava “utile” dire che esiste anche questa possibilità.
    Se esci in una città nella quale ogni persona si siede “al suo tavolo” come se ci fosse un confine di guerra e vieni visto come l’invasore se solo provi ad avvicinarti, anche nei momenti di vita comune, le possibilità di conoscere gente estranea si riducono.
    Per questo penso che: a parità di carattere, socievolezza (mia madre non parlava nemmeno il tedesco a parte 4 parole, figuriamoci quanto possa essere socievole), voglia di buttarsi etc.. liberarsi di alcune “abitudini italiane” sono convinto che porterebbe a rendere meno monotone le proprie serate a tante persone. Anche perchè se stai al tavolo solo coi tuoi amici.. è praticamente impossibile conoscere estranei. A maggior ragione per esempio in un pub.. Questo non vale in ogni locale ovviamente, ma in diversi viene visto come normale. Non voglio generalizzare.
    Questa usanza esiste anche in alcuni pub della Svizzera tedesca.. meno in quella italiana.
    Non dico di farlo nel locale di lusso dove uno prenota la cena “intima con la fidanzata” ad alto costo ovviamente.. ma in diversi locali nei quali si mangia o beve qualcosa.. in maniera non troppo formale.. si usa.
    Poi mia madre è rimasta colpita anche da altre cose.. positive e qualcuna negativa.. non voglio fare un paragone fra Italia e estero..comunque anche lei abituata a Bologna ha notato questa differenza.

  13. Ciao Giulia,
    ritorno a Tolosa dopo le vacanze natalizie; molte cose sono cambiate.
    Ci vivo per motivi di studio e, fino all’anno scorso, per amore: ma l’amore ora non c’è più e mi ritrovo, dopo un anno, in una città che per la prima volta avverto veramente come straniera, e mi sento terribilmente solo. Frequentavo infatti per uscire la compagnia del mio ex, e a parte qualcuno che vedo raramente, non ho mantenuto molti contatti.
    I dieci giorni che ho passato in Italia, con la mia famiglia e i miei amici dell’università, mi hanno distrutto: sto scrivendo la tesi magistrale in Francia nella speranza di un dottorato. Eppure, la mia ambizione personale vale questo malessere, questa solitudine?
    Starei cercando di farmi una vita: per mantenermi lavoro le sere in un ristorante. Vedo delle persone, ma risulta complicato instaurare dei rapporti. Il cinema d’essai è un buon palliativo, ma temporaneo. Quando rientro nel mio appartamento vengo sovrastato dalla malinconia.
    La lettura del tuo articolo, tuttavia, mi ha rincuorato; sarà un periodo, e sono sicuro che passerà. Di sicuro da domani comincio a metter in pratica alcuni dei tuoi consigli!

    1. Ciao Joseph, ti auguro di trovare presto una risposta a queste tue domande. Una cosa alla volta, e piano piano le risposte arrivano. In bocca al lupo 🙂

  14. Ciao sono Alessandro ho 45 anni abito nella bassa ferrarese nella quale son venuto ad abitare dopo aver mollato la mia Toscana!
    La decisione presa dopo aver conosciuto la mia compagna e poi moglie nel 2016, sul cammino di Santiago!
    Trasferito per ovvie ragioni, d’amore per l’appunto, mollata la classica vita iper “sicura” fatta di amici, lavoro a tempo indeterminato, famiglia e terra a me cara. Arrivo in Emilia, in provincia di Ferrara per l’appunto, e trovo lavoro, lo stesso che svolgevo in provincia di Pisa, saldatore specializzato da anni oramai, e inizio la convivenza con la mia lei, fin qui tutto ok…

    Passa nemmeno un mese, ed ho un infortunio sul lavoro, che mi ferma per un anno, e inizia qui il vero cambio di strada della mia vita.
    Gamba sx rotta, e che nel tempo è guarita, e nel periodo di fermo, ho sposato la mia lei, e poi ho indirizzato la mia vita verso un nuovo lavoro.

    Passato il tutto, dopo 2 anni di matrimonio, la mia lei mi dice ciao sofferente di tutto quello che è successo, e ci può stare, e mi trovo sbalzato in una realtà nuova, paese nuovo, tutto da ricostruire!
    È marzo 2020 quando scrivo, e vedere dopo anni la mia vita azzerata, beh da una parte è sconfortante, ma allo stesso tempo motivante…
    Si è vero che abito in una zona che è dispersiva, e attorno a me nn ci sono le possibilità della Toscana, o di Milano, o Barcellona, dove per un carattere come il mio è tutto più facile, ma voglio capire come fare a vivere, a farcela in questi luoghi a me non indifferenti…
    Bene nasce qui la domanda?

    Ce la farò??
    Alessandro

    PS: non è molto che mi son lasciato, e ahimè son 3 mesi che spesso mi ritrovo sul divano, sono istruttore in palestra come hobby, e per il resto non ho amici.
    Ecco la mia domanda sopra!

    Ciaooo

    1. Ciao Alessandro, mi dispiace molto leggere delle tue difficoltà attuali. Però leggo in te anche tanta energia, sono sicura che ce la farai! Ti mando un grandissimo in bocca al lupo 🙂

  15. Francesco Scrudato dice: Rispondi

    Ciao. Mi chiamo Francesco, 31 anni nato e cresciuto in Sicilia e trasferito in Emilia. Aldilà del fatto che mi trovo a dar ragione su quanto detto da Gian, il mio sogno (ma anche obbiettivo) è quello di lasciare l’Italia. Purtroppo al momento non potrei proprio, così quello che voglio è lasciare l’Emilia per spostarmi in Trentino. Non so come fare, in assenza di contatti (e di contanti) ma è quello che voglio. Mi trovo in un luogo dove in pochissimi apprezzano la mia voglia di conoscere e condividere. Quindi, è del tutto vero: quando ti senti sconsolato e insofferente, e meglio cambiare aria. Se riuscirò, non so cosa mi attenderà tra quei bei monti, in tal caso ci penserò.

  16. A Barcellona o in Italia é una cosa,
    se mettiamo le variabili cittá nordiche + covid, é un macello. Tutti molto premurosi, nessuno che ci tiene a stringere legami … bah

  17. Mi sono trasferita da un anno a Siviglia da Catania e adesso ho un fidanzato e buoni rapporti con la famiglia di lui. Per il resto, svolgo un lavoro online da casa e la mia vita sociale è pari a zero. Ho tanti conoscenti della mia età (ho 28 anni) in città a cui scrivo spesso e mi mostro interessata, ma da parte loro non ricevo neanche un “come stai?” di ricambio. Tutti sembrano interessati esclusivamente alle proprie vite e ai propri progetti e hanno quei 1-2 migliori amici con cui si sentono quotidianamente e non sembrano affatto disposti ad ampliare la propria cerchia di punti di riferimento. Alcuni neanche sanno il nome della mia città di provenienza o qual è il mio cognome. Mi sento sola ogni giorno che passa di più e penso sempre che forse dovrei trasferirmi, ma il timore che le cose non cambino sia qui che altrove mi spaventa. Ho provato a scrivere su gruppi online per organizzare uscite o per parlare di interessi in comune, ma mi rispondono soltanto 60enni e questo mi rende ancora più triste. Sono giovane e forse dovrebbe essere più facile per me conoscere persone…ma non è così. Forse per alcuni ottenere ciò che per altri è la normalità è un miraggio e dovrei rassegnarmi al fatto che per me sarà sempre così. Magari dovrei fare come chi mi circonda… buttarmi sul “fare pasta” (soldi) spaccarmi di videogame e pianificare quale sarà il prossimo Funko pop che comprerò… Tutto per evitare di pensare…

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