Cervicali bloccate e un pizzico di burnout [piango perché non so perché piango]

Per la prima volta nella mia vita lavorativa sono in malattia, e non parlo del raffreddore che ti tiene a casa un giorno o dell’influenza stagionale. Semplicemente ieri il mio collo ha fatto click e, dopo un tentativo estremo di arrivare a fine giornata, mi sono dovuta arrendere a un’ora dalla fine delle 8 ore lavorative e tornare a casa con le lacrime agli occhi e la testa pesante come un macigno, la cervicale in fiamme.

Sul taxi, mentre cercavo di non piangere e di non insultare il tassista che frenava a ogni piè sospinto peggiorando la tensione dei miei muscoli, ho scritto un messaggio all’AmicaSuisa chiedendole di passare da me. In un attacco di negativisimo cosmico ho iniziato ad avere paura, a immaginare di dover passare le ore seguenti nella sala del pronto soccorso dell’ospedale di fronte al mare, e a dover affrontare con terrore un’infermiera che mi vuole iniettare voltaren sul collo. Mi faccio i miei personalissimi film horror, a ognuno le sue ipocondrie.

L’AmicaSuisa mi ha raggiunto a casa, dove io ero già in posizione pietra caduta sul divano, mi ha amorevolmente preparato la cena e fatto compagnia fino all’ora di andare a dormire [che bello avere amici che ci sono nel momento del bisogno!]. Avendo appurato che la capatina al pronto soccorso non sarebbe stata necessaria e che la tachipirina stava già facendo effetto, mi sono addormentata relativamente tranquilla. In ogni caso stamattina il medico della mutua mi ha messo in malattia, senza data di rientro per il momento. Mi ha detto semplicemente “questo non è un raffreddore che si cura in un giorno, devi stare a riposo e aspettare che i muscoli si sciolgano”.

Sciogliere i muscoli. Ho fatto scorta di tisane iper-rilassanti ma non ho ancora avuto il coraggio di prendere il rilassante muscolare che mi ha prescritto la dottoressa e per il quale lei mi ha raccomandato di non fare nulla che richieda precisione e riflessi pronti. L’ipocondria regna sovrana: e se mi si abbassa moltissimo la pressione e svengo? E se mi addormento e  non mi sveglio più? Sento nella testa le raccomandazioni nonnesche che mi mettono in guardia da qualsiasi tipo di medicinale, come se tutti avessero fra gli effetti collaterali rarissimi la morte súbita. Ecco come mi hanno cresciuta, a coccole e ipocondrie.

Se c’è una cosa di cui sono sicura è che una pausa dal lavoro mi farà comunque bene. Non solo mi libererò per qualche giorno dalle mie posture scorrette e rigidità muscolari, ma potrò riprendermi da alcuni episodi lavorativi che hanno sicuramente avuto un impatto sulla mia condizione attuale. Sono sempre stata abbastanza sicura che il lavoro che faccio in clinica non sia il classico lavoro che ti porti a casa, ma mi sbagliavo. Già qualche post fa avevo avuto il sospetto ed effettivamente era da un po’ che mi sentivo un attimino privata di energie vitali.
Il lavoro fisicamente finisce ma la testa continua a lavorare, e non posso evitare di portarmi appresso il peso delle storie che ascolto o leggo ogni giorno. Ultimamente ho avuto a che fare con alcune storie che mi arrovellano la psiche e sí, forse è ora di ammettere che mi sono caricata troppo e sono arrivata alle porte della temuta sindrome da burnout, quella che finora avevo visto solo nelle colleghe con l’anzianità più lunga.

Quindi mo’ che faccio? Come si impara a disconnettere dai problemi degli altri, già che ho da pensare ai miei?

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22 risposte a “Cervicali bloccate e un pizzico di burnout [piango perché non so perché piango]”

  1. il miglior antidolorifico è la divanite: tv o libri (ma occhio, leggere richiede sforzo della cervicale,cfare zapping no) o computer con streaming annesso. è consigliabile non alzarsi mai e fare un po’la vittima con amici e parenti, così da farsi servire meglio della Regina Elisabetta.

    PS: prendi il medicinale che scioglie i muscoli, è veramente utile, te lo dice uno che ci soffre spesso!

    1. giuliacalli dice: Rispondi

      questa è stata infatti la mia attivitá odierna… peccato che vivere all’estero voglia dire che l’accudimento materno e le coccole anti-ipocondria non siano proprio a portata di mano. ps. e ok domani mattina lo prendo (durante il giorno, così se sto male posso chiamare l’ambulanza no?)

      1. ammazza che ipocondriaca!! vivi serena!

        1. 😛 impostazione genetica!

  2. Io sono oltre il burnout. Bruciato tutto dentro e fuori. Forse non è stata una buona idea affacciarmi qui :♧

    1. giuliacalli dice: Rispondi

      ehehehe dipende dai punti di vista, magari parlarne serve 🙂

      1. Si mi riferivo al tuo pezzo in cui dici che non hai bisogno dei problemi degli altri perché ne hai già tanti tu 😉 se uniamo i miei ai tuoi ce resta solo l’arruolamento nella legione straniera!!

        1. ahahaha mal comune… 😉

  3. 4 gtt di valium, e sarai nuova.

    1. 😀 aspettavo il commento medico, tu come fai?

      1. Con paracetamolo robe calde e poche gocce di valium che è miorilassante. Ti senti una dea dopo!

        1. giuliacalli dice: Rispondi

          Mi applicherò allora, il medico mi ha dato sirdalud…sarà uguale?

          1. Fa poco, ma un po’ fa.

          2. giuliacalli dice:

            Per il momento sta facendo molto sonno…

  4. Io temo i mediciii: mi mette ansia dover andare a una qualunque visita,anche la dermatologa 😛 E infatti qualunque sintomo io abbia sono sempre pronta a giustificarlo con un “non è niente ci dormo su e passa tutto” 🙂 Ovviamente sto lontana anche dalle medicine: curo tutto con il sonno(o così mi piacerebbe)
    Ti auguro di rimetterti in sesto prestooo!

    1. giuliacalli dice: Rispondi

      ehehe abbiamo avuto la stessa tipologia di nonne/madri che ci hanno educato a curare tutto col sonno? 🙂 Grazie, spero di sciogliermi presto!

  5. Ascolta spersa!!!

  6. Le 5 cose da ricordare prima di venire a Melbourne, Australia | 30 e qualcosa dice: Rispondi

    […] rispondendo male a questa trasposizione emisferica e al nuovo fuso orario. A parte il ritorno del dolore cervicale, che sto attribuendo alla Economy e ai sedili poco reclinabili. Quello che mi scombussola è […]

  7. Quanto è difficile lasciare • Trent'Anni e Qualcosa dice: Rispondi

    […] da pensieri fugaci che rabbuiano, un doloretto cronico alla bocca dello stomaco e il collo che ogni tanto si blocca. Ognuno patisce i sintomi che il suo corpo decide di creare, visto che la mente non è subito […]

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  10. […] otto ore al giorno sotto al neon stava diventando una tortura. Dopo alcuni episodi sgradevoli e momenti di burnout, avevo iniziato un approccio più distante con le pazienti, che mi permettesse di somatizzare meno […]

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