Il 20 febbraio di quest’anno era segnato da qualche tempo come data di partenza sul mio calendario: destinazione Porto, in solitaria.
Avevo preso questo biglietto alla fine dello scorso anno, senza pensarci troppo, approfittando di un buon prezzo. Ma qualcosa dentro di me continuava a dirmi che, se volevo, potevo rinunciare a partire.
Usavo questo pensiero-cuscinetto ogni volta che mi assaliva l’ansia al pensiero di andar via quasi una settimana da sola a Porto. Ansia per cosa, esattamente?
Porto è una città piccolina e tranquilla, dalle dimensioni simili a Cagliari. È bagnata dall’Oceano (una città di mare, punto per me importante), dicono che piova tanto ma Google Weather mi incoraggiava dicendo che durante la settimana del mio viaggio erano previsti sole e temperature primaverili. Quindi, ansia per cosa?
L’ho realizzato alle 4 del mattino del giorno della partenza, svegliandomi di soprassalto pensando di non aver sentito la sveglia. Avevo paura perché si trattava del primo viaggio da sola che facevo dopo l’incidente di settembre. Il trauma dell’aver passato tante ore in un pronto soccorso da sola, in attesa di un’operazione, mi ha evidentemente marcato più di quanto credessi.
Ho sfidato quella paura irrazionale e sono volata a Porto
Aver dato un nome alla paura, mi ha aiutato. L’ho potuta circoscrivere, riconoscere, comprendere.
È normale – mi sono detta – ma non hai niente da temere.
Per rassicurarmi, mi sono assicurata che l’assicurazione sanitaria che ho stipulato da poco prevedesse eventuali emergenze all’estero. Con quel piccolo gesto, mi sono sentita più tranquilla, e sono arrivata a Porto dopo aver sorvolato tutta la Spagna.
[Parentesi: ma quanto è arida e desertica la Spagna?!? Te ne rendi conto per bene solo quando la vedi dall’alto.]
Dall’aeroporto parte direttamente una linea della metro che arriva in centro. Il mio AirBnb si trovava vicino alla fermata 24 de Agosto. Google Weather aveva ragione, splendeva un sole strepitoso e ho avuto quasi caldo. In pochi minuti di passeggiata sono arrivata all’appartamento e l’host AirBnb mi ha datto gli onori di casa.
Era un ragazzo portoghese sui 30 anni, un artista che ha studiato alla vicina Accademia di Belle Arti.
Mi ha accolto come sanno fare ancora gli host AirBnb di vecchio stampo, facendomi sedere in cucina, stendendo una mappa della città sul tavolo, chiedendomi cosa mi sarebbe piaciuto fare/vedere/mangiare e consigliandomi i posti che secondo lui valeva la pena visitare.
Un itinerario senza meta a Porto
Per prima cosa sono andata a rifocillarmi. Bruno mi ha consigliato un ristorante alla buona non lontano dall’appartamento, il Nova Era (:
Si mangia come a casa della nonna —mi ha detto.
Potevo non provarlo?
Era l’ora di punta e molti tavoli erano occupati da impiegati della zona in pausa pranzo.
Ho chiesto una Sopa a la Alentejana e un Alheira do Bacalhau, così, un po’ alla cieca: si tratta di una zuppa ricchissima di olio d’oliva, pane, aglio (tanto aglio) e altre verdure; l’alheira è invece una salsiccia di baccalà, fritta e impanata. Risultato: ho mangiato fino a scoppiare, e ho potuto inaugurare la mia prima frase in portoghese.
Vou precisar de um saquinho para levar los restos
Ossia, datemi una doggie-bag, subito, che devo uscire fuori a camminare per smaltire questa bomba!
Inizio così a camminare senza meta in direzione del centro storico, con un tupper pieno di resti di salsiccia di baccalà legato alla borsa della reflex (per poi rendermi conto dopo un po’ che non ce la farò mai a mangiare il baccalà pure a cena, e regalo il tupper a un signore che chiede l’elemosina sulla scale della Igreja dos Clérigos).
Camminare da sola per le stradine di Porto, attraversare i Giardini di San Lazaro, fermarmi a vedere i signori seduti intorno al tavolo di una bisca clandestina, fare una foto ai tulipani. E rendermi conto da subito che il suono di questa città sono i gabbiani, che volano continuamente sopra le teste dei portuenses.
Porto è un continuo saliscendi: il che è male per l’acido lattico che accumuli a fine giornata, ma un bene per i panorami incredibili che regala. Ed è una città in cui la luce si fa azzurra riflettendosi sugli ajulejos, quelli che ricoprono gli interni della stazione di São Bento o le facciate della Igresia do Carmo. Riprendo fiato sedendomi ai banchi di questa chiesa, abitata da statue in pena che mi ricordano i volti sofferenti della chiese di Lima e di Siviglia.
azulejos nel chiostro della cattedrale di portoPorto ricorda Lisbona, ma effonde una sensazione di spazi aperti e arieggiati che non avevo notato con così tanta intensità nella capitale. Che sia un’impressione data dai giorni di sole?
E a proposito di confronti, se vi state facendo la classica domanda ”meglio Porto o Lisbona?”, fate un salto qui.
Il paragone iniziale con Cagliari, poi, non è proprio sbagliato: la zona della Ribeira ricorda alcuni scorci del quartiere Marina, soprattutto se potessimo tornare indietro di qualche anno. Attraverso il ponte Dom Luìs, realizzato da Gustavo Eiffel (sì, lo stesso di Parigi) e finalmente ecco l’acqua di Porto. Il fiume Douro si insinua fra gli spazi cittadini e separa la zona urbana da quella che ospita gran parte delle cantine di Porto (e che in realtà è un altro comune).
Ecco, se cercate un momento di pace, venite da questa parte del ponte, sulla riva sinistra del Douro a Vila Nova de Gaia e aspettate il tramonto seduti sul prato dei Jardim do Morro. D’accordo, non sarete affatto gli unici ad aver avuto questa idea, ma vi garantisco che ne vale la pena. Per me è uno dei ricordi più belli di questo viaggio…
L’incontro con l’Oceano Atlantico al Farol de Felgueiras
…ma nella mia top list delle cose da fare assolutamente a Porto, c’è questa:
Una mattina, sconvolgendo i piani che avevo fatto la sera prima, sono andata alla stazione principale di São Bento e ho aspettato il bus 500, direzione Matosinhos Mercado. Era un bus a due piani, e ho trovato un posto al piano alto, giusto nella prima fila con vista panoramica.
Il bus costeggia la Ribeira e il fiume Douro continuando fino a Matosinhos, il quartiere alto di Porto, quello dei pescatori e dei ristoranti di pesce freschissimo (dove poi sono arrivata a piedi, dopo un’ora di cammino e molta fame).
Sono scesa dal bus alla fermata Jardim do , a Foz du Douro, e ho camminato fino al Farol de Felgueiras, il faro sull’Oceano Atlantico.
Le onde dell’Oceano erano così forti che mi bagnavano gli occhiali, pur essendo lontana una ventina di metri dal punto di impatto.
Ho passato delle ore di fronte a questo spettacolo, non riuscivo a staccarmi. E quando finalmente ho deciso di proseguire verso Matosinhos mi sono sentita piena di energie (e infatti ho camminato per altri 5 km, fino al ristorante ”Salta o Muro” – dove ho mangiato benissimo, per la cronaca).
Immergere i piedi nell’Oceano, godermi questa solitudine in viaggio e pensare: meno male che sono venuta a conoscerti, Porto!
❣
Per sapere di più sulla paura che quasi mi faceva rinunciare a questo viaggio:
(Disavventura) di un viaggio a Ibiza. Un post scritto con una sola mano.
E su come è iniziata la passione per il viaggio da sola:
Meraviglia! Saro’ a Porto per un giorno e mezzo a giugno prima di salire in Galizia – mi sa che merita un po’ piu’ di tempo, ma ho cercato di infilare piu’ posti possibili in due settimane.
Uh, la Galizia è la prossima tappa, ho molta voglia di andarci, poi dimmi come ti sembra 🙂
Un giorno e mezzo non è tanto ma puoi già fare un bel giro per il centro, gita al faro inclusa!
Ma che meraviglia le onde che si infrangono sugli scogli e sul faro!
Comunque il Portogallo mi attira un sacco!
Quelle onde, uno dei momenti più belli del viaggio! <3
Mi hai fatto venire voglia di andare tornare a Porto al più presto (così come sono tornata a Lisbona qualche mese fa) per poi fare il confronto! 🙂
Bellissime foto amica!
Fai un bel viaggetto on the road, Genova-Barcellona-Porto …cosa ne dici? 😛
Ciao!!! Leggendo il tuo articolo mi è venuta una grande saudade… Sono stata a Porto il 23 febbraio, abbiamo passeggiato in quelle strade nello stesso momento 🙂 Questa città mi è rimasta dentro e mi sono portata a casa delle foto spettacolari. L’ho battezzata la città della malinconica vivacità… Grazie per questi bei ricordi.
Eleonora
Grazie a te, Eleonora. Mi riconosco molto nella tua definizione, malinconica vivacità. Fa molto Porto! 🙂