Aeroporto di Fiumicino: sono in attesa di una coincidenza per Barcellona in ritardo di quattro ore, ho lasciato Bari da sei ore e già mi manca. Previdente, prima di prendere il treno per l’aeroporto ho fatto incetta di focaccia.
La scarto piano, il suo profumo mi inzacchera subito le dita e mi dico per l’ennesima volta che venire a visitare Bari è stata la scelta giusta nel momento giusto.
Sfruttando una conferenza che ho tenuto sabato, ho coinvolto il Guerriero in una cinque giorni barese: due di lavoro, tre di giretti e leccornie. Era la mia prima volta in Puglia.
Pur essendo atterrati durante il maggio barese più piovoso della storia, visitare Bari (e dintorni) è stato comunque bellissimo.
Senza saperlo, sembra abbiamo azzeccato la tendenza dell’anno: di fronte a un tavolo di orecchiette con le cime di rapa e uno di parmigiana di melanzane, la mia amica Alessia mi ha detto che Lonely Planet ha inserito Bari nella top 10 delle destinazioni europee da visitare nel 2019.
Perché vale la pena visitare Bari?
Non mi ero mai informata prima, ma pare che Bari non sia mai stata una città particolarmente devota al turismo.
Dopo averla vista mi chiedo come sia possibile. Poi penso che la risposta potrebbe essere la stessa che mi do quando penso a certe zone incantevoli e poco conosciute della Sardegna.
In realtà, mi racconta Alessia, Bari è rinata negli ultimi anni.
Edifici storici come il Teatro Margherita riportati all’antico fascino (e a nuovo uso), più attenzione alla pulizia e alla sicurezza nelle strade del centro e nelle viuzze di Bari Vecchia, innumerevoli attività commerciali che combinano design moderno e tradizione culinaria: sono bastati due giorni di passeggiate per orientarci e farci sentire a casa.
Bari è una di quelle città mediterranee che piacciono a me.
Grande, ma con un centro camminabile, lambita dal mare che si apre a 180 gradi, con tentazioni gastronomiche a ogni angolo, prezzi accessibili e persone che non vedono l’ora di accoglierti.
A caldo, questi sono i cinque motivi per cui quello a Bari è stato il viaggio più bello di questo primo semestre del 2019:
1. Andare a caccia della focaccia più fragrante
Il profumo lo annuncia da lontano, c’è una focacceria nei dintorni.
Che uno pensa, ok, la focaccia che sarà mai, la mangiamo in tutta Italia.
Sì.
Ma non è la stessa cosa di quella pugliese. A Bari ho avuto un’esperienza proustiana che mi ha portato indietro di anni, a quando mia nonna faceva ancora la “focaccia al pomodoro“. La sua particolarità era il fondo olioso e salatino, sbricioloso ma allo stesso tempo croccante, difficilissimo da descrivere a parole.
Quando ho addentato la prima focaccia di una lunga serie ho sentito di nuovo quella consistenza che pensavo inimitabile.
Abbiamo mangiato focaccia in ogni momento della giornata. Anche a colazione, sì.
La prima, orgasmica, trovata per caso alle undici di sera, in un forno di quelli a cui non daresti due lire.
Era ancora aperto e c’era la fila, non potevamo non entrare: Panificio Santa Rita (via Bianchi Dottula, 8).
La focaccia qui è leggera, non ha la base molto alta e i pomodori ciliegini dolcissimi invadono il palato insieme al calore confortante dell’impasto per soli sessanta centesimi di euro a pezzo.
(Consiglio: prendetene una intera, per 2.40€ avete una cena per due coi fiocchi).
La seconda focaccia, super tradizionale, con la base alta e possente, salata al punto giusto e pomodorinamente dolce in superficie, è quella del Panificio Fiore (via Palazzo di Città, 38).
Questo è una sorta di tempio della focaccia, perché varcate le porte della bottega si entra in uno scrigno di carboidrati, trittici policromi e santini di San Nicola.
La loro focaccia, mangiata calda a metà mattina, seduti sulle scale della scuola in Piazzetta Sant’Anselmo, è comfort food allo stato puro.
2. Mangiare sgagliozze in Largo Albicocca a Bari Vecchia
Già vedo che questi cinque motivi propenderanno senza ritegno verso il culinario, ma cosa ci posso fare io se a Bari si mangia così bene?
Il motto più efficace per riassumere quello che si mangia a Bari è lo spagnolo bueno, bonito y barato: il cibo è buono, bello da vedere ed economico. Hanno già vinto.
Così come ha vinto donna Carmela che frigge sgagliozze e popizze a più non posso nella friggitoria casalinga di fronte alla porta di casa.
Quanto sia legale non lo so, ma ha pure l’insegna in legno che fa molto street food ufficiale.
L’abbiamo trovata per caso un sabato sera perdendoci fra i vicoli di Bari Vecchia.
È stato uno di quei momenti da film: giri l’angolo di un vicolo buio e ti ritrovi in una piazza illuminata a giorno da centinaia di lampadine, affollatissima di gente che mangia calzoni e fritti di vario genere mentre i bambini giocano a calcio sul selciato.
Siamo in Largo Albicocca, detta anche Piazza degli Innamorati (pensavo fosse per il romanticismo dello scenario, invece ho appena letto che c’entra un’iniziativa di marketing, ok).
Donna Carmela frigge, padrona del suo baracchino.
Affetta quadrati di polenta fredda e li getta nell’olio bollente, li fa dorare per qualche minuto poi scola e sala con generosità. Le sgagliozze sono pronte, croccanti nelle loro mille calorie (di cui non ci curiamo).
3. Innamorarsi dei paesini nei dintorni di Bari
Il terzo motivo per amare Bari sono i suoi dintorni e i collegamenti in treno che permettono di raggiungerli con facilità.
È un dettaglio che per molti forse sarà scontato; ma penso a quanto sarebbe meraviglioso avere dei collegamenti ferroviari fra i paesini della costa della Sardegna e mi viene da sospirare, perché noi isolani no, per raggiungere il mare dobbiamo stare al volante in coda sulla statale.
Da amante dei treni ne ho approfittato a più riprese.
Da Bari in meno di quarantacinque minuti, e con meno di 5 euro a viaggio, si raggiungono posti come Trani, Polignano a Mare e Monopoli.
Cioè l’amore fatto a paesello.
Sarà che la vita in città a Barcellona mi sta stancando, sarà che i mesi vissuti a Quinto al Mare mi hanno fatto capire dove potrei davvero vivere per sempre: i paesi di fronte al mare mi fanno sospirare e nel giro di due minuti mi ritrovo a guardare i siti di case in affitto per capire quanto può costare vivere in posti così belli.
Tipo Trani, come fai a non innamorartene?
4. Il panino con il polpo fritto (e non solo)
Visto che la vista incantevole sul mare, le cattedrali di pietra bianca e gli edifici medioevali potrebbero (ma non per me) non essere abbastanza, ci si mette la cucina, di nuovo.
Da Pescaria a Polignano a Mare ho mangiato un panino con il polpo fritto che mi fa ancora salivare al solo pensarci.
Come vi è venuto in mente, pugliesi, di mettere metà polpo dentro un panino?
Grazie, grazie, per averlo inventato.
Il pesce a Bari e dintorni è dappertutto. Polpi sbattuti nella roccia per ammorbidirli, spurgati in diretta, gamberetti sbucciati e offerti ai passanti, stivali di gomma che si muovono veloci dietro i banconi carichi di cozze.
Per me i pescatori che sistemano il pescato e si accingono a venderlo sul lungomare sono la personificazione delle scene dei Malavoglia; che lo so, loro erano in Sicilia, ma quello di Verga è uno dei primi romanzi italiani che mi ha annodato le budella e intenerito verso il Paese in cui non ho scelto di nascere.
Quindi quando vedo pescatori in azione rimarrei lì a osservarli per sempre.
Se poi quel pesce fresco me lo metti dentro un panino e lo condisci con altro bendidio (rape, aglio e olio, mosto cotto di fichi, ricotta e pepe, olio alle alici) ti stai automaticamente guadagnano un posto nel mio paradiso personale.
5. La facilità con cui si attacca bottone con la gente
Cosa sarebbe un’incantevole città di mare se la gente ti trattasse male e col muso?
I più spiritosi risponderebbero “Genova” (anche se i miei occhi a cuore sono riusciti ad andare oltre il mugugno genovese).
A Bari e dintorni il problema non si pone perché la gente è adorabile.
Rumorosa, certo (questo lo nota il Guerriero, non tanto io), con discutibile rispetto delle regole stradali, ok, ma i sorrisi mi vincono facile. Offrimi da mangiare, aiutami a ritrovare la strada, fammi scoprire una chiesa segreta nel sottoscala di una casa: fai questo nel modo più gentile che ti viene in mente e io ti sarò devota e canterò le tue lodi.
I baresi sono orgogliosi della loro città, e te la vogliono mostrare. Mi hanno ricordato tanto l’orgoglio sardo, solo che noi isolani a volte ce lo teniamo dentro in un modo leggermente più burbero, quasi come fosse scontato vivere in un posto bellissimo.
A Bari e dintorni la gente è contenta di vederti, sapere che vuoi conoscere la loro città, provare il loro cibo, ti consiglia il meglio e ti fa da guida.
Non solo Alessia, che da amica Twitter lo è diventata anche nell’offline (♡).
Penso anche al signor Luigi che ci ha intrattenuto alla stazione di Polignano; al signore senza nome di Trani che ci ha consigliato di entrare a vedere la chiesa ortodossa nel sottoscala di un giardino; al personale della tavola calda che ci ha servito il pranzo il primo giorno; alla signora di Monopoli che ci ha illustrato tutti i suoi formaggi; alle tante persone nuove che ho incontrato durante il WordCamp.
Sentirmi a casa è la cosa più bella che mi possa accadere durante un viaggio.
Solo per questo varrebbe la pena venire a visitare Bari.
Quindi torni l’anno prossimo?
=)
Non vedo l’ora! 🙂