Dicono che non bisognerebbe scrivere quando si è un po’ ubriachelli, ma in genere si parla degli sms, no?
Degli sms scomodi, mica dei blog.
Però ecco la scena.
Siamo seduti al tavolo verde, io e il Guerriero.
Lui ha appena dato il via a un nuovo episodio di New Girl, che ci fa ridacchiare insieme (anche se la sigla della quarta stagione non mi piace tanto).
Sul fuoco una zuppa di legumi, molto sana, molto buona.
Ho appena provato un vestito color ciliegia che ho comprato coi saldi, domani ho un giorno libero dal lavoro e faremo un viaggetto in treno.
Ho pure i trucchi, ricomprati dopo circa dieci anni in cui non entravo in un negozio di make up e vorrei tanto farmi lo stesso trucco di Jessica Day ma non ho gli occhi azzurri.
Siamo un po’ ubriachelli perché di ritorno a casa siamo andati a farci un cicchetto nella nostra vineria preferita, La Marchesa.
La vineria La Marchesa, anche detta Bar degli Asinelli
La Marchesa è questo posto piastrellato, con il bancone in legno antico, i ritagli di giornale alle pareti. E dietro il bancone ci sono Adriano e Marchesa, che sono una coppia sui settanta che ogni santo giorno alle 17 aprono la vineria e cominciano a servire Asinelli.
Gli Asinelli sono dei bicchierini di “Vino Aperitivo Corochinato”, conosciuto anche come l’aperitivo dei genovesi. Praticamente è il mio sostituto del cuore del vermouth di Barcellona, il bicchierino curativo dei giorni-no, il bicchierino di quando hai qualcosa da festeggiare o semplicemente voglia di parlare al bancone.
Se a Barcellona il bancone del mio cuore era al Bar Electricitat, a Genova è diventato il bancone de La Marchesa, anche se tutti a Genova lo conoscono come il bar degli Asinelli. Perché è l’unico posto, da quanto ho capito che serve questo vino.
Forse chiamarlo vino non è corretto, sicuramente riduttivo. La ricetta originale del Vino Aperitivo Corochinato prevede vino bianco, in origine di Coronata, aromi di sedici erbe, tra cui due tipi di assenzio, la corteccia di china calissala, radice di rabarbaro e di genziana.
È andata che un venerdì di qualche settimana fa ho avuto una di quelle giornate che proprio non vanno giù.
Stanca per un sovraccarico di lavoro, iper -ensibile per via di un cliente con poco tatto, nostalgica di Barcellona e di quella che era la mia vita nella scatola di fiammiferi fino a un anno fa.
Era una di quelle giornate in cui avrei tanto voluto un vermouth e una chiacchierata al bancone al Bar Electricitat.
Camminando per Canneto Il Lungo con il Guerriero, ho visto la porta della Marchesa, l’atmosfera vintage, il richiamo del bar senza fronzoli.
Entriamo e mossa dalla nostalgia chiedo ad Adriano, canuto padrone della vineria:
—Non è che mi può dare un vermouth?
Lui mi guarda e risponde:
— No, ma ti do un’altra cosa, che abbiamo solo qui.
E mi ha versato un bicchierino di Vino Aperitivo Corochinato, che in realtà tutti chiamano “l’Asinello”, perché nella bottiglia di questo liquore è raffigurato, appunto un asinello.
Anche la vineria Marchesa è conosciuta come “Il bar degli Asinelli”, se la volete cercare (io vi consiglierei di sì, di cercarla).
L’avevo già detto qualche riga più sopra, comunque. Il bar degli Asinelli.
È quel posto dove la gente entra e Adriano e Marchesa ti salutano come se ti avessero visto ieri.
Ti chiedono come stai. Se ti vuoi sedere o stare al bancone. Se vuoi una ciotola di focaccia. Se vuoi un Asinello liscio o qualcosa di diverso.
Adriano qualche settimana fa mi ha versato il primo Asinello e poi è rimasto a guardarmi mentre bevevo i primi sorsi.
— Allora? Va bene anche se non è un vermouth?
E ha iniziato a decantarmi le lodi di questo aperitivo le cui origini risalgono al 1886.
Poi si è unita anche Marchesa per scambiare due chiacchiere mentre lavava i bicchieri.
Va bene anche se non è vermouth, oh si. È dolce sulla lingua, ma scende amaro, e scalda in fretta. Io poi, che ho resistenza alcolica ai minimi storici, dopo uno sono già felice.
Di nuovo in equilibrio con il mondo, con la giornata pesante alle spalle e il mio Asinello in mano.
Perché questo è un post ubriachello
Stasera mentre tornavamo a casa, siamo entrati da loro.
Per un veloce aperitivo, perché oggi in realtà non c’era una giornata negativa da dimenticare ma una positiva alle porte, su cui ridacchiare insieme, io e il Guerriero.
Adriano ci ha servito un Asinello corretto con il Cynar, l’abbiamo sorseggiato ridacchiando e commentando la targa che i vigili urbani di Genova hanno regalato alla coppia per i loro 50 anni di matrimonio.
E poi lui ci ha servito un doppio giro, a gratis.
E un’altra ragazza si è unita ai nostri ridacchiamenti e a questa felicità strana, a cui non avevamo voluto prestare troppa attenzione prima di oggi, a un’emozione per una giornata che non ci saremmo aspettati mai.
Quindi ecco, è un post ubriachello ma felice.
E se vi capita di passare a Genova, andatelo a provare, un Asinello da Adriano e Marchesa.
—❣—
Se invece capitate a Genova all’ora di colazione, allora andate qui:
La colazione in Italia è una cosa seria: dove fare colazione a Genova
Che bello questo post Giulia! E’ bello leggere post spensierati un po’ ubriachelli, che propongono frammenti di vita 🙂 Un abbraccio!
Grazie Claudia, un abbraccio a te! 🙂
Segnato nome bar e sostitutivo del vermouth di Barcellona..Hai un meraviglioso modo di raccontare!
Grazie cara, è uno dei tanti (tantissimi) posti che vale la pena visitare a Genova <3
Veramente carino questo post ubriachello! La prima volta che passo a Genova voglio proprio assaggiare un asinello liscio. 😉
Tappa obbligata! I proprietari poi sono un incanto 🙂