Dopo aver fatto la splendida nel post precedente e aver posto il quesito dell’indovina-dove-vado-ora, il fato ha deciso di intervenire e decidere che il nostro on the road era durato abbastanza. O forse sarebbe meglio non tirare in ballo il fato bensì madre natura: fatto sta che durante la notte è venuto al mondo, con qualche settimana di anticipo, un nuovo membro della nostra famiglia italo-australiana.
Telefonate notturne, notizie confuse che parlano di ospedali e tagli cesarei di urgenza, ci hanno fatto rapidamente ricalcolare il nostro itinerario e questa mattina abbiamo salutato una piovosa Apollo Bay per ritornare alla grande città.
Se dunque vi chiedevate dove saremmo dovuti andare questa mattina, la risposta era i 12 Apostles, le caratteristiche dorate formazioni rocciose simbolo delle tante bellezze della Great Ocean Road. Rimarranno lì, spero, nella loro posizione, meritevoli di un viaggio a loro riservato in un’altra occasione.
Siccome però sono una Pollyanna-inside, ho cercato di vedere il buono di questo cambio di programma improvviso, prima di tutto perché potrò conoscere di persona e in diretta un nuovo nipotino.
Per tornare verso Melbourne, poi, abbiamo accorciato evitando la strada costiera e attraversando una piccola parte del Great Oatway National Park.
Questa è la zona più consigliata per l’avvistamento di koala e canguri saltellanti.
Trattandosi di una mattinata di pioggia e nebbia, il numero di animali selvaggi avvistati lungo il nostro percorso è stato ZERO. Manco un opossum che passava di lì per sbaglio, per dire. A me comunque le foreste piacciono anche senza animali, e lo stile della vegetazione circostante era questo:
Dopo una ventina di kilometri di maestosi alberi da giungla, si è poi succeduta una serie infinita di campi agricoli e praterie costellate di pozzi per l’acqua e cottage di legno, tipo quelli da cui ti aspetteresti di veder uscire da un momento all’altro le sorelle McLeod (chiedere a mia madre per approfondimenti sulla trama, io ricordo solo l’immagine della sigla).
Qui effettivamente l’avvistamento animali non si è fatto desiderare: ho contato centinaia di vitelli neri, cavalli allo stato brado e mandrie di pecore merinos (sì, quelle della lana).
Arriviamo nel nostro quartier generale dopo circa 3 ore e mezza di viaggio, giusto in tempo per pranzo e la siesta pomeridiana.
Good bye Great Ocean Road, è stato bello conoscerti, anche senza arrivare alla fine.
[nel prossimo post, qualche consiglio sulla GOR e i posti in cui vale la pena fermarsi…stay tuned!]
Auguri per il nuovo nipotino! È bellissimo il parco, anche senza animali 😉
Mi piace molto leggerti, e anche le foto col cellulare sono proprio belle.
Grazie cara!
Non puoi tornare senza aver visto un koala! Quindi trovalo, ammiralo e fotografalo come prova!
ci sto provando porca miseria! ma ci credo che con ‘sta pioggia e il freddo se ne staranno da altre parti e non sotto il mio obiettivo! 😉
Auguri al piccolo!
grazie!
nooo, le sorelle mcleod! tua madre la stimo tantissimo!!! e auguri al piccolino!
😉 è un’esperta delle serie tv rai! 😀
[…] Ocean Road (la GOR) è stato senz’altro uno dei must di questo viaggio australiano, anche se non sono riuscita ad arrivare alla meta dei 12 Apostoli, che si trovano nella località di Port […]
Almeno il nipotino è nato mentre eravate lì, pensa se fosse nato il giorno dopo la tua partenza per l’Italia!
Great Ocean Road: magnifica. Non vado oltre, sennò ho paura di scatenare l’ira funesta della Giulia. Io l’ho fatta tutta, perchè procedevo da Melbourne verso Adelaide. Compresi i 12 Apostles.
Basta, mi fermo sul serio!
No no macché ira! So cosa mi sono persa e rimane negli appunti delle cose da fare al prossimo viaggio! 😉
[…] Per altre info sulle tappe del viaggio, trovate tutto qui, qui e qui. […]