Pechino odora di cibo, fritto misto e agrodolce. Se gli spuntini veloci danno grandi soddisfazioni, ancora meglio è potersi sedere con calma al tavolo di un ristorante ed esplorare un menu per godere della meravigliosa cucina autentica cinese. La salvezza è stata trovare spesso la traduzione in inglese.
In mancanza di quella, molti menu hanno delle belle figure esplicative.
Quando non ho potuto appoggiarmi alle immagini, ho tirato fuori la faccia tosta: guardavo i tavoli della gente, vedevo cosa stavano mangiando e, se mi ispirava, mi avvicinavo con il menu in cinese e chiedevo – a gesti – dove si trovava nella lista il piatto che stavano gustando. Funziona alla grande. E molto spesso i cinesi sono così gentili da proporti anche altri piatti del menu che vale la pena provare.
Altre volte, ho trovato camerieri molti disponibili a tradurre tutto tramite app. Sono stati i momenti in cui ho realizzato sognante quanto la tecnologia sia utile in viaggio per spazzare via gli ostacoli comunicativi.
Assaporare quindi la reale cucina cinese non è stato difficile, e questa è la mia personale lista delle cene più buone gustate a Pechino.
Ravioli al vapore come se piovesse
Nel dubbio, la risposta alla domanda “cosa posso mangiare fra tutti questi piatti sconosciuti?” è sempre ravioli al vapore, piatto onnipresente in qualsiasi menu di cucina cinese e solitamente tradotto in inglese come dumplings. Ripieni di carne di maiale, gamberetti o verdure, sono sempre stati una buona scelta, insieme ai buns, i paninetti tondi ripieni.
Due posti in particolare preparano dei cestelli di jiaozi e baozi veramente ottimi:
- Wonton Hou, al numero 309 Gulou East Street: il locale è spartano ma affollatissimo di famigliole cinesi, ragione per cui ci siamo decisi a provarlo. Ci siamo veramente leccati i baffi, sia per i jiaozi e i baozi, ma anche per le zuppe di noodles. Si trova proprio a fianco alla bellissima Drum Tower. Ci sono due locali uno a fianco all’altro: questo è quello con l’insegna gialla e i tavoli più spaziosi in cui mangiare. I prezzi sono buonissimi, en entrambe le volte abbiamo mangiato tantissimo spendendo l’equivalente di 10 € in due, birra inclusa. Volendo spendere ancora meno, si può adottare l’abitudine dei clienti cinesi, e comprare le bibite anche fuori dal locale, per poi bersele tranquillamente al tavolo. Anarchy rules.
- Xian Lao Man, al 252 di Andingmen Inner Street: menu completamente in cinese e senza immagini, ma il manager del ristorante è stato disponibilissimo a tradurci tutto usando il suo cellulare. Affollato, pieno di cinesi che fumano e chiacchierano a voce altissima, il cibo è buonissimo e anche il the. È un locale famoso per i suoi dumplings e se ne vantano nell’insegna all’ingresso, che riporta le uniche parola in inglese del locale: “Our dumplings are the fullest“. Per variare, le polpette di maiale in salsa agrodolce – più piccanti e saporite di quelle che si trovano nei ristoranti cinesi riadattati al palato italiano – sono una bomba!
La regina della cucina autentica di Pechino: sua maestà l’anatra laccata
Venire a Pechino senza provare l’anatra laccata è una vero peccato. Naturalmente ci sono tantissimi posti che propongono l’anatra laccata alla pechinese e, come quando in Italia ti offrono la pizza, la garanzia di bontà non è assicurata.
Meglio allora affidarsi alle guide gastronomiche oppure al consiglio di un pechinese doc per provare questa specialità in tutta la sua regalità. Noi siamo stati guidati da una collega cinese del Guerriero, che ci ha consigliato un ristorante vicino alla Normal Beijing University:
- Northeast Laojia, al numero 21 di Xinjiekou Outer Street: gli spazi sono quelli grandi tipici dei ristoranti cinesi, ma già l’entrata sormontata da un arco decorato e i dragoni fanno presupporre che si tratti di un ristorante un po’ più in di quelli che si trovano sulla stessa strada. Anche qui, eravamo gli unici occidentali, inglese parlato meno di zero, ma per fortuna il menu è molto bello, con foto ben fatte, chiare e didascalie in inglese. Qui finalmente ci siamo concessi una sontuosa cena in cui primeggiava l’anatra laccata: Royal Pekin Duck.Il rituale di consumazione di questa pietanza è particolare: un segno della qualità del ristorante è il fatto che l’anatra vi venga mostra intera, una volta arrostita. Il cuoco verrà vicino al vostro tavolo per tagliarla a fettine, e dividerà la pelle dorata dalla carne in due piattini diversi. Probabilmente vi verrà chiesto se vorrete che vi vengano servite tutte le parti dell’anatra, comprese le ossa, perché ai cinesi piace molto rosicchiarle.
Noi non le abbiamo prese, e ho notato che in questo caso viene portata via una buona parte dell’anatra: i cinesi che chiedevano invece anche le ossa, ricevevano un sacchettino da portar via con molta carne ancora da mangiare.
Una volta che il cuoco avrà finito di sezionare l’anatra, è ora di passare a leccarsi i baffi. Al centro del tavolo avrete anche una grande vaporiera a più piani: dentro ci sono diverse “tortillas” sottilissime di farina bianca e verde, che serviranno a fare degli involtini con la carne tenerissima e le verdurine crude. L’involtino che ne risulterà, si intinge nella salsa di soia cremosa. La pelle dell’anatra, bella spessa e dorata, va invece cosparsa di zucchero. Una delizia, insomma!
Visto che quella sera avevamo molta fame, ci siamo fatti un attimo prendere la mano dall’ordinazione e quello che vedete nella foto sopra era il nostro tavolo. Oltre all’anatra avevamo anche diverse fette di pane fritto alla cipolla (tipo una focaccia ma più spugnosa), melanzane in salsa di soia e peperoni, insalata di funghi carnosi, cipolle e coriandolo e il the caldo. Quest’ultimo ci ha aiutato non poco a mandare giù quasi tutto. È stata la cena più cara che abbiamo fatto a Pechino, spendendo 25 € in due.
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Dopo tante leccornie e meraviglie culinarie, sento già la mancanza della varietà della cucina cinese. Soprattutto oggi che, tornata a Genova, ho il frigo vuoto e la dispensa che piange.
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Altre avventure pechinesi:
Ravioli al vapore… SBAVO! Anche a me piace andare nei locali meno turistici e frequentati dalla gente del posto. Mi segno tutte le tue dritte e le app contro le barriere linguistiche. Immagina a spiegare che sono io vegetariana e il dottore vegano 😀
Eh sarebbe un casino Marta! Però una volta che impari a dire “no carne” dovresti essere a posto…più difficile spiegare il concetto di vegano, decisamente!
Bellissimo reportage, Giulia, bravissima!
Leggendo tutti i tuoi post, direi che sei rimasta decisamente soddisfatta di Pechino (non dico della Cina, perchè Pechino è un mondo a sè). Cosa ne dici, ci avventuriamo verso Est?
Sono rimasta mooolto soddisfatta da Pechino! Per quanto sia una città stancante, strapiena di gente e di sudore…sono già molto nostalgica! Sarà il fascino del nuovo ? Non lo so, ma sento che in un futuro tornerò in Cina perché voglio scoprire anche altre parti meno metropolitane… l’Est mi ha conquistata! 😀
Della Cina c’è tantissimo da scoprire. Le città cosiddette di seconda e terza fascia offrono una vita diversa, un po’meno caotica e meno “occidentalizzata” (in particolare quelle di terza fascia). Io per esempio ho vissuto a Suzhou che è considerata di seconda fascia: pur essendo una metropoli dal nostro punto di vista, non ha nulla a che vedere con Pechino, Shanghai, Guangzhou, tanto per citare le 3 città più grandi.
è un mondo diverso, che si ama o si odia. Io sono felice di averlo scoperto e lo ricordo volentieri, anche se onestamente non tornerei a vivere lì.
Wow tre anni a Suzhou? Se Pechino ha i suoi lati “shoccanti” immagino cosa possa essere una città cinese di seconda o terza fascia allora! Troppo difficile da vivere per un occidentale?
Si vede che non hai letto i miei primissimi post!! Se vai molto indietro nel tempo, potrai leggere alcuni articoli in cui raccontavo alcune vicende, anche se ho cominciato a scrivere soltanto nella parte finale della mia esperienza.
La Cina è difficile ovunque. Suzhou è una città vivibilissima, ma pur sempre per una persona che è in grado di adattarsi. Vivere 3 settimane, ti posso assicurare, è diverso dal vivere in maniera permanente. Ció che tu vedi con simpatia per chi vive lì tutti i giorni è diventato un incubo.
Ma come detto l’importante è adattarsi e ho amici che sono lì da oltre dieci anni e non pensano minimamente di tornare.
Ti consiglio la lettura dei miei primissimi post!
Mea culpA! Ricordo di aver letto alcuni dei tuoi vecchi post quando ho aperto io il blog (solo un anno e mezzo fa) in cui parlavi della tua vita in Cina, ma la mia fallace memoria ora associava gran parte della tua vita da expat cinese in quel di Pechino!
Pechino è stata solo una vacanza, molto bella. Preferisco di gran lunga Pechino a Shanghai, quanto meno Pechino mantiene ancora qualcosa di cinese.
Mi fa piacere se vorrai leggere, magari ti ritroverai in certe situazioni che hai vissuto in prima persona nelle settimane scorse!
Li sto giusto riaprendo! 🙂