Uno dei momenti più belli delle due settimane passate a casa in Sardegna, sono stati i due giorni sull’Isola dell’Asinara.
Quando ero ancora a Genova, ho mandato un’email alla cooperativa che gestisce l’unico ostello dell’isola chiedendo ospitalità per una notte. Ci speravo poco, visto che si trattava di una richiesta per fine Luglio, e invece la risposta è stata positiva!
Visitare con calma l’Asinara era da tanto nella lista di esperienze che ancora mi mancano da fare in Sardegna.
Non vi stupite: se pensate che tutti i sardi conoscano le meraviglie dell’Isola, vi sbagliate.
La Sardegna è un’isola grande, e certe località si raggiungono in diverse ore di viaggio, soprattutto con i mezzi pubblici.
Per me, piccola maurreddina del sud Sardegna, l’Asinara è una località agli antipodi e visitarla in giornata è fattibile, ma richiede 3 dettagli di cui io non dispongo:
- un’auto per arrivare fino a Stintino o Porto Torres
- una gran forza di volontà per svegliarsi prima dell’alba
- la voglia di farsi altre 3 ore di auto per ritornare a sud dopo una giornata di sole cocente
Per questo ho saltellato di gioia quando uno dei membri della cooperativa SognAsinara mi ha richiamato per confermarmi che c’era ancora una stanza doppia disponibile.
Con uno zainetto a testa, io e il Guerriero ci siamo preparati per questa piccola avventura.
Ci sono diverse cose da sapere quando si decide di andare a dormire sull’Isola dell’Asinara:
L’Isola è un Parco Naturale, dove vigono delle regole di rispetto dell’ambiente veramente strettissime.
L’Asinara è lunga e stretta, prevalentemente arida, e pochissime persone vi risiedono tutto l’anno.
Per 150 anni è stata sede di istituti carcerari, incluso quello di massima sicurezza per i detenuti del 41bis: non aspettatevi un’isola simil parco-divertimenti.
I servizi sono scarsissimi e condensati prevalentemente nel borgo di Cala d’Oliva e nei due porticcioli di Cala Reale e Fornelli. E con servizi mi riferisco a un bar e al bagno.
La lista di cose da NON fare è veramente lunga, ma è meglio leggerla in anticipo, per evitare delusioni.
Avendo ascoltato con le mie orecchie conversazioni di turisti delusi (delusi, capito!) dalla visita in questo paradiso terrestre, ecco 5 cose da tenere in considerazione se volete vivere al meglio l’esplorazione dell’Asinara:
1. L’Isola si può raggiungere solo via mare
Con il traghetto da Porto Torres o da Stintino (o con barca privata se ne avete una o pagate qualcuno che vi ci porti).
Noi abbiamo viaggiato con la Delcomar da Porto Torres.
Il biglietto di andata e ritorno costa 15 euro, e durante l’alta stagione ci sono 3 traghetti: uno alle 8.15, uno alle 11.30 e uno alle 16.30
Al ritorno invece, l’ultimo traghetto è alle 18.00. Si, abbastanza presto.
La traversata dura circa un’ora e un quarto.
Se avete intenzione di visitare l’isola in giornata, la cosa più ovvia da fare è svegliarsi presto e prendere il primo traghetto, in modo da arrivare verso le 9.30.
Avrete più tempo per seguire alcuni itinerari, bagnarvi in diverse calette e visitare almeno una delle carceri, se la cosa vi interessa.
Non ci vuole molto spirito di iniziativa, ma meglio precisarlo: scaricatevi una mappa dell’isola da avere con voi. O chiedetene una al centro informazioni di Cala Reale quando arrivate.
E approfittate del personale al banco: se non sapete da dove partire, chiedete e fatevi un’idea dei tempi di percorrenza considerando le vostre condizioni fisiche e il tempo a disposizione.
2. L’Asinara è stata sede degli istituti carcerari per 150 anni e ora è un Parco Naturale protetto.
Questo secondo me è fondamentale averlo presente sempre.
Vi serve per capire che quello che avete davanti è un paradiso che è rimasto inaccessibile al pubblico per un secolo e mezzo (ha riaperto solo nel 1999).
È un ecosistema unico e delicato, che si è auto-sostenuto per decenni, quando i carcerati erano anche responsabili della produzione di frutta, verdura e allevamento del bestiame.
Il mare brulica di pesci come forse non lo avete mai visto in Italia.
Gli asinelli girano per le strade sterrate e quando ragliano, richiamandosi da una collina all’altra, fanno tremare l’aria torrida.
Le capre si ammassano sotto l’ombra dei ruderi nelle ore più calde del giorno.
E voi siete lì, ad ammirare tutto questo, ospiti in un ambiente in cui siete di passaggio e che non potrete colonizzare mai.
Rispettatelo.
Non date da mangiare agli animali selvatici (ci sono solo loro, i vostri animali di compagnia non possono venire con voi).
E no, non date da mangiare nemmeno ai pesci, come ho dovuto spiegare alla famigliola italiana che cercava di nutrire le orate di Cala Ossario con la loro pasta al tonno [non mi sono nemmeno dovuta arrabbiare mentre loro cercavano di ribattere sul fatto che fossero soltanto pesci: è bastato pronunciare la frase “possiamo sempre chiedere alla guardia forestale cosa ne pensa“, e il piatto di pasta al tonno si è dissolto nel nulla].
Non tutte le spiagge dell’isola sono accessibili. L’isola è suddivisa in zone: sono balneabili tutte tranne quelle della Zona A. Alcune le vedrete da lontano, ad esempio lungo il tragitto da Cala Reale a Cala Fornelli.
Un posto che purtroppo non abbiamo visto perché siamo arrivati dopo la chiusura, è il Centro Recupero Animali Marini. Controllate gli orari in anticipo e non perdetevelo, io ce l’ho in lista per la prossima volta!
Non troverete cestini dell’immondizia lungo il cammino.
Questo per evitare che vengano lasciati residui di cibo che potrebbero danneggiare gli animali.
Per cui portate con voi un sacchetto in cui raccogliere i vostri rifiuti, che poi getterete in uno dei bar dell’isola.
Non troverete segnale telefonico ne internet, se non sporadicamente in alcune zone.
Avvisate a casa che sarete irraggiungibili per due giorni: una goduria di detox digitale.
3. L’unico mezzo di locomozione che potete portarvi dietro è la bicicletta.
Se ne avete una da imbarcare sul traghetto, meglio, perché noleggiare una bicicletta all’Asinara è abbastanza caro.
Un esempio dei prezzi del noleggio bici si trova qui.
In assenza di bicicletta, una volta sull’Isola avrete a disposizione diverse altre possibilità:
– noleggiare un’escursione in 4×4
– noleggiare una macchinina elettrica per 2 o 4 persone
– partecipare al tour sul trenino verde
– fare un’escursione a cavallo
– camminare sotto il sole cocente con un’ombra ogni molti km
– se venite in alta stagione (dal 18 luglio al 10 settembre), usare il minibus urbano, che con un ticket giornaliero di 2,50 euro vi permette di andare su e giù per l’isola (orari permettendo, visto che ci sono 2 linee e non sono frequentissime)
Siccome io e il Guerriero viaggiamo low cost e soprattutto ci innamoriamo sadicamente delle avventure che garantiscono un alto grado di scomodità, abbiamo optato per l’ultima opzione.
I trenini di gruppo non fanno per me: considerate che si fermano solo in fermate prestabilite e vi riversano nelle calette per fare il bagno a gruppi di 50, nei giorni di pienone. Anche no.
Le altre opzioni erano invece troppo care per le nostre tasche, considerando che già stavamo spendendo per dormire all’ostello.
4. L’ostello è un edificio che ospitava gli uffici delle guardie carcerarie.
Si trova nell’unico borgo dell’isola, Cala d’Oliva, quasi in cima alla collina. Varcata la porta, vi sembrerà di entrare in un edificio che è via di mezzo fra una scuola e un carcere.
Anche questo edificio, come le altre strutture dell’isola (bar, visite guidate alle carceri), sono gestite da un’unica cooperativa – SognAsinara – per cui vi capiterà di vedere le stesse persone all’ora di cena in ostello e la mattina dopo al bar o alla guida di una 4×4 piena di turisti.
Questo per dire che si tratta di un gruppo di persone che si smazza tutta un’isola. E in alta stagione non deve essere una passeggiata.
Siate comprensivi se non tutti vi sembreranno super gentili, ecco.
Ma l’ostello, dicevamo. È un caseggiato bianco e squadrato, circondato da altri edifici semi abbandonati.
Ma vi ripaga con delle viste da capogiro, lato montagna o lato mare.
Le stanze sono iper semplici, zero fronzoli e molte restrizioni: non si può mangiare in camera, ne appendere indumenti bagnati ad asciugare…e tutto il resto vi verrà spiegato via e-mail una volta fatta la prenotazione, con un nutrito regolamento in pdf.
Anche gli orari della vita in ostello funzionano un po’ a mo’ di caserma.
La colazione è obbligatoriamente dalle 7.30 alle 8.30. Se non siete puntuali, ciao.
Idem per la cena, inizia alle 20.30 e non sono molto flessibili con i ritardi.
Per questo motivo è una buona idea portarsi comunque del cibo da casa, che non si sa mai.
Il fatto che l’ostello sia così spartano purtroppo non implica che sia a buon prezzo: il prezzo a testa per una notte in camera doppia è di 65 euro per persona. Se siete in due equivale 130 euro a coppia a notte.
Se invece siete in gruppo, la stanza quadrupla costa 220 euro a notte, 55 euro a testa.
(Sono prezzi per l’estate 2019).
Giudicando il tipo di struttura e il servizio offerto, magari vi viene da storcere il naso.
Io invece credo che si debba dare valore al fatto che si tratta di un’isola aperta solo da vent’anni e che si sta cercando di preservare in tutti i modi, vista la sua preziosità.
Se i prezzi e la spartanità del servizio servono a filtrare l’afflusso turistico selvaggio, io sono d’accordo.
Ah, naturalmente non c’è altro modo di dormire sull’Isola. O ostello o niente.
Vietato cercare di arrangiarsi in autonomia: pena multe amarissime (non salate, proprio amare) e denuncia penale.
5. La visita alle carceri e il ricordo del passato doloroso dell’Isola
Non si può ignorare il fatto che per vari decenni l’Asinara non sia stata accessibile a tutti.
Era un luogo di isolamento, dove i carcerati scontavano la loro pena a volte in condizioni estremamente dure.
È stata l’isola in cui venivano confinati i detenuti in regime di 41-bis, il carcere duro che prevedeva un ristrettissimo isolamento
Bello, scontare la pena in un posto così
È il primo pensiero di molti, quando si ha davanti agli occhi tanta meraviglia.
Ma quando ti manca la libertà, anche un’isola così bella diventa prigione. Il mare diventa il muro che ti separa dalla libertà —si esprime più o meno con queste parole una delle testimonianze che si incontrano all’Osservatorio della Memoria di Cala d’Oliva.
Ci sono detenuti che la chiamavano Isola del Diavolo.
E non si parla di persone che sono state rinchiuse qui in un passato remoto; sto parlando di un passato recente, appena vent’anni, quando ancora risuonava l’eco delle bombe di Capaci e via d’Amelio.
Falcone e Borsellino, anche loro, hanno passato un’estate di isolamento qui, in gran segretezza, nel 1985, quando preparavano il Maxiprocesso di Palermo.
Il nome Asinara riporta alla mente momenti crudi e dolorosi della storia recente italiana: sono tante le storie che si incontrano fra queste colline gialle. C’è l’evasione storica di Matteo Boe, la rivolta del carcere di Fornelli, la cella di isolamento di Totò Riina, la detenzione di Raffaele Cutolo: la cronaca nerissima italiana è passata di qui, e venire sull’isola senza ricordarlo è una mancanza che a mio parere non ha giustificazioni.
Non è un’isola vacanze, ecco.
Per fortuna, mantenendo questo a mente, c’è la possibilità di rendere veramente omaggio alla memoria dell’isola: nel carcere bunker di Cala d’Oliva, abbiamo incontrato ad esempio i volontari di Libera, che ci hanno guidato fra gli spazi angusti della prigione, dov’era anche allestita un’esposizione sulla storia di Cosa Nostra.
Anche le guide dell’Osservatorio della Memoria e del carcere di Fornelli sono state veramente bravissime. Ogni visita guidata è stata un’interessante scoperta: fate domande, approfittate dell’esperienza, tornate a casa con il paradiso negli occhi e più consapevolezza storica nel cuore.
—⭐︎—
Link da cliccare e scaricare prima di mettere piede sull’Asinara:
Così non fate come quel gruppo di turisti che ho incontrato al molo quando stavamo per ripartire: sono arrivati per una gita in giornata senza mappa, non ne hanno chiesto una al centro informazioni, e hanno cominciato a camminare a caso in cerca di una spiaggia. Hanno trovato solo un’insolazione e vesciche ai piedi.
Che voglia di andarci. La tua descrizione mi ha ricordato un libro molto bello che ho letto qualche anno fa, ambientato proprio lì (o almeno io credo sia così, visto che se non ricordo male l’autrice non cita mai apertamente l’Asinara): Più alto del mare, di Francesca Melandri.
🙂
Grazie per il suggerimento, non conoscevo questo libro! Lo cerco, dalla descrizione sembra proprio che si tratti dell’Asinara 🙂
“Non vi stupite: se pensate che tutti i sardi conoscano le meraviglie dell’Isola, vi sbagliate. La Sardegna è un’isola grande, e certe località si raggiungono in diverse ore di viaggio, soprattutto con i mezzi pubblici.”
Verissimo e provato sulla nostra pelle proprio questa estate.
Eravamo in una località del nord Sardegna e volevamo fare una “gita” all’Asinara, dimenticandoci che si tratta di un Parco Naturale protetto. Evidentemente per noi era la prima volta e infatti ci siamo stupiti non poco quando abbiamo scoperto che ci voleva un’oretta di macchina per arrivare a Porto Torres e altrettanto di traghetto!
Abbiamo dovuto desistere ma ci riproveremo sicuramente … e i tuoi consigli saranno utilissimi 🙂
Si prendetevi il tempo necessario, magari dormendo vicino a Porto Torres già dalla notte prima, così da prendere il primo traghetto del giorno dopo 🙂
Ma è un’esperienza bellissima…e se fatta quando fa meno caldo che a luglio/agosto, ancora di più 😉
Che posto meraviglioso! Sono super fan dei posti fuori dai circuiti turistici tradizionali.
E allora ci devi venire, magari in primavera o tarda estate!
Il tuo racconto è scritto molto bene, mi hai fatto venire voglia di andarci! Grazie!
Un posto di cui innamorarsi, senza dubbio 🙂
Grazie!
deve essere veramente una bellissima esperienza, non solo per la bellezza e unicità del posto, ma anche per il respiro storico e culturale che porta con sè.
È ormai da qualche anno che vivo in Sardegna e ho sempre desiderato visitare questo posto incantevole…leggere la tua descrizione mi ha fatto venire ancora più voglia!
Le tue parole mi hanno fatto però sorgere un forte dubbio, si potrà visitare quest’isola con un bimbo di tre anni?
Grazie mille!
Valentina
Ciao Valentina, si può senz’altro visitarla anche con un bimbo. Considera però che c’è pochissima ombra, il sole picchia forte in estate e il rischio insolazione è forte. Per viverla con più calma l’ideale forse sarebbe alloggiare all’ostello per organizzare meglio i tempi e le passeggiate nelle ore meno calde. 🙂