Ma com’è che non ne ha approfittato per rimanere a Ibiza a farsi curare, invece che venire da noi!
Mi dice la dottoressa genovese con i ricci rossi, credendo di fare una battuta molto divertente, mentre mi piega il mignolo con poca grazia e io mi sento mancare.
È la prima volta che vedo il mio mignolo nudo dopo l’incidente, e non sono proprio in vena di scherzi. L’incidente più cretino del mondo, per la cronaca. Che è successo in modo ben poco avventuroso, deludendo così tutti coloro che mi chiedono come ho fatto a tranciarmi di netto i tendini di un dito.
Mi sono rotta i tendini del mignolo lavando un bicchiere.
A Ibiza.
Mentre mi trovavo sull’isola per lavoro, una settimana di ritiro con i colleghi in una villa con vista sulle Saline.
Vado a ingrossare le statistiche che affermano che stare a casa sia potenzialmente più pericoloso che andare in giro (ciao mamma, come mi piace citarti questo dato!).
Dopo 7 giorni di coworking, bagni in piscina, bevute serali e riunioni su letti balinesi, ho quindi concluso il mio soggiorno ibizenco all’Ospedale Can Misses.
Giusto perché non mi piace vedere solo i posti prettamente turistici, quando viaggio.
E ora la butto sul ridere, come aveva previsto il Guerriero, ma è stata una delle esperienze più gore dei miei 35 anni. Affrontata oltretutto in solitaria.
Era l’ultimo giorno del nostro soggiorno, e tutti ci stavamo preparando per i nostri voli di ritorno a casa.
Io sarei dovuta partire per ultima, il mio volo per l’Italia era nel pomeriggio. Le colleghe che volavano per gli Stati Uniti erano partite la mattina presto, gli altri europei sarebbero partiti a mezzogiorno.
Avevo appena finito di fare colazione e stavo riordinando i piatti insieme a un collega francese quando un bicchiere ha deciso di suicidarsi e io, col mio spirito di crocerossina del cavolo, ho cercato di salvarlo.
[Disclaimer: non fatelo mai, mai, mai.]
Il mio mignolo ne ha pagato le conseguenze: quello che inizialmente sembrava un taglio profondo, si è poi dimostrato molto peggio.
Ma quando sono venuta a saperlo, dopo due ore di attesa in pronto soccorso, ero ormai rimasta sola sull’isola (perché tanto io ho tempo di prendere il mio aereo, voi andate!), e mi si prospettavano altre 5 ore di attesa vestita solo di un camicione di ospedale.
Il primo medico che mi ha visitato me lo ha detto chiaro e tondo:
Questo dito è da operare con urgenza: o lo fa qui da noi questo pomeriggio, oppure le mettiamo dei punti provvisori, prende il suo aereo e va subito all’ospedale in Italia. A lei la scelta
Considerato che era dal momento dell’incidente, diverse ore prima, che il mio pensiero in loop era un What The Fuck urlato in tutte le tonalità permesse dalla mia mente, la prima scelta sarebbe stata mandare il medico a quel paese.
Ma mi sono trattenuta, pensando fortemente a cosa avrei dovuto fare: rimanere e affrontare l’operazione da sola in ‘sta cippa di isola baleare o tornare a casa con un dito inservibile e cucito alla bell’e meglio?
Voi cosa avreste fatto?
Ho scelto la prima, solo per non prendermi la responsabilità di decidere della sorte del mio povero mignolo. E poi quanto fegato ci vuole a farsi un viaggio in aereo da sola, con una mano inutilizzabile e un dito in agonia? Non fa per me.
Non che la prospettiva di rimanere su un lettino in corsia del pronto soccorso, stringendosi una garza intorno al dito, e aspettando che un medico passi a darci novità, sia una prospettiva più divertente.
Ma alla fine sono riuscita ad arrivare al momento dell’operazione senza profondermi in pianti disperati. Anzi, mi sono strenuamente attaccata al What The Fuck, e più che spavento ho sviluppato una rabbia che mi ha aiutato a passare il pomeriggio.
Quando le infermiere sono arrivate per portarmi in sala operatoria e ho lasciato tutti i miei averi alle guardie di sicurezza, ho tirato un mezzo sospiro di sollievo.
E mi sono anche detta occazzo, ma questo soprattutto quando l’anestesista mi ha comunicato che mi avrebbero addormentata completamente.
Due ore dopo mi sono risvegliata felice come non mi capitava da anni. Il bip bip delle macchinette, le voci sommesse delle infermiere, un orologio che segna quasi le otto, la sensazione di uscire da un sogno magnifico (grazie, anestesia).
E poi il panico: oddio, non do’ notizie di me da 3 ore, saranno tutti morti di spavento!
E invece la vita va avanti anche senza il nostro controllo.
Perché il Guerriero era già in viaggio verso Ibiza, l’infermiera aveva già parlato con lui e mi ha informata dell’orario previsto del suo arrivo.
Perché i miei genitori avevano già comunicato due volte con il reparto: miracoli del sapersi arrangiare, sono riusciti a farsi dire che l’operazione era finita e stavo ancora riposando.
Per una volta ho lasciato che fossero gli altri a occuparsi totalmente di me, senza resistenze.
[Il che è stato piuttosto facile, considerando che il personale dell’ospedale è stato adorabile, e per tutti ero diventata l’italiana rimasta sola a Ibiza. Pollice su per il Can Misses!]
Ed ecco il perché di un post scritto con una mano sola, e con tanto ritardo.
Ho tanti WTF ancora in testa. Questo incidente mi ha messo i bastoni fra le ruote in un momento in cui c’era già tanta carne sul fuoco.
Il nuovo trasloco, la ricerca di una nuova casa, un bellissimo progetto di lavoro che mi avrebbe portato in Africa.
Ho dovuto a mio malgrado rallentare, fare delle scelte, ritornare sul mood di un problema alla volta.
Respirare.
E ricominciare da qui.
Lavando i piatti mi sono tagliata il tendine fel pollice. Mano sinistra e sono mancina. Dopo cena, tornavo da 10 giorni di campeggio in Croazia su un isola dove praticamente non mi sono mai lavata e avevo i capelli afro lunghi. Morale: messo il gesso il giorno dopo ho dovuto tagliarmi i capelli a zero perché non potevo pettinarli. Ma almeno anche corti mi donavano.
Anche io sono mancina, doppia sfiga 😀
Quanto tempo ci ha messo il tuo tendine a ristabilirsi?
Un mese di gesso e uno di fisio. Essendo il pollice quindi mano prensile non è più tornato flessibile come prima per le aderenze. Ho sperimentato cosa sia avere le mani come un gatto, è orribile non poter usare il pollice!!
Ah, caspita! Il pollice è proprio un brutto punto per la rottura del tendine 🙁
Povero dito e povera te! Che coraggio comunque, io credo sarei salita su un aereo al grido di “voglio la mia mamma”…
Non ce la potevo fare a tornare a casa da sola, vedevo già scene horror del mio dito avvolto in un fazzoletto in borsa!
In bocca al lupo per la ripresa!
Aggiungi un pezzettino ogni volta, ora spunta fuori l’Africa…
L’avrei aggiunto volentieri questo pezzettino, ma mannaggia al dito, l’ho dovuto annullare 🙁
Caspita, che brutto incidente! Io una volta mi sono tagliata un dito schiacciandolo tra il box e la porta della doccia in palestra (solo io sono in grado di fare certe cose). Per fortuna era solo tanto sangue ma niente di grave. Rimettiti presto!
Ahia! Anche il tanto sangue fa impressione 😛
Grazie!
Accidenti, ma come mai non avevo ricevuto notifiche per questo post? Spero il tuo dito stia meglio ora, e tu con lui!
Cara, io meglio, il mio dito in lento miglioramento…e vediamo come prosegue! 🙂
Cavoli…ho rabbrividito virtualmente con te vestita di solo camice, dito fuori uso e lontana dal patrio suolo. Ma anche secondo me hai fatto la scelta migliore, a non rimandare l’intervento, e non posso che augurarti una rapida e totale ripresa! (Alle volte un passo indietro, uno stop & ripassa dal via non arriva poi manco per caso…Magari erano mesi che correvi come una trottola e…;-))
Si Kiara, ho fatto lo stesso ragionamento…erano mesi che desideravo prendermi una pausa da mille cose. E mi sa che questa batosta è stato l’unico modo per farmela prendere sul serio! 🙂
Grazie!
Ma poveraa! Mi è preso male per te leggendo, davvero. Spero che ora sia tutto a posto!
Ti sto scrivendo perchè abbiamo deciso di inserirti nei nostri blog preferiti per il Blog Recognition Award! Trovi il link qui http://www.skincarepsicofarmaci.it/2017/11/12/blogger-recognition-award-nostri-blog-preferiti/ 😀
Uhh, grazie mille Giulia! <3