Grazie a un post Facebook, la mia amica Solen di Eatravels mi ricorda che esattamente due anni fa, a 24 ore dal nostro primo incontro in ostello, salivamo insieme su un bus diretto in Brasile, per vedere il lato brasiliano delle Cascate di Iguazú.
Entrambe avevamo già visto le Cascate il giorno prima, dal lato argentino.
Se fate una ricerca su Google, questa è la domanda più frequente che troverete a riguardo di questa meraviglia della natura:
Le Cascate di Iguazú sono più belle dal lato argentino o brasiliano?
Per me la domanda ha sempre avuto poco senso, anche prima di partire. Sarà che quando viaggio non cerco per forza “il più bello” da vedere, non ho una lista di posti su cui devo mettere una croce sopra. Per le Cascate, trovandomi in Argentina mi era naturalmente più comodo vedere prima di tutto il lato argentino.
Capisci che stai arrivando in un posto meraviglioso, quando l’hostess di Aerolineas Argentinas, nell’ultima mezz’ora di volo, annuncia che stiamo sorvolando le Cascate e che le possiamo ammirare dal finestrino.
Cavolo, ho spento il cellulare e non posso scattare foto! – si lamenta la signora a fianco a me
Signora, usi i suoi occhi, sta vedendo una delle meraviglie del mondo – le risponde l’hostess
Io avevo comunque la mia Reflex, ma ho usato tantissimo gli occhi per riempirmi lo sguardo di foresta e rio Iguazú, con viste come questa:
Siamo in alto, eppure sembra quasi di poter sentire il rombo di queste migliaia di litri d’acqua che scivolano lentamente attraverso la foresta e si rompono cadendo dalle rocce.
L’aeroporto di Puerto Iguazú è microscopico e quasi esclusivamente turistico. All’uscita, c’è sempre una folta schiera di autisti che aspetta i turisti per portarli in hotel. Prendo una di queste navette, l’autista fa il giro di molte strutture della zona. Trasporta turisti come me, con possibilità economiche decisamente diverse: io sono diretta all’ostello Poramba, ma alcuni miei compagni di viaggio scendono in resort di legno immersi nella foresta.
Quello che accomuna questi posti, comunque, è la terra rossa che copre le auto e si alza ogni volta che ripartiamo.
Mi sembra di vivere in un sogno, sono da sola nel nord dell’Argentina, in un bus che attraversa la foresta. E domani andrò alle Cascate.
Finalmente dopo alcuni km di resort nella foresta, torniamo verso il paesino di Puerto Iguazú; sono l’ultima ad arrivare, è già scesa la notte e questa è la strada in cui si trova il mio ostello. In camera trovo Stefanie, una berlinese che subito attacca bottone e mangia mango come se non ci fosse un domani. Anche lei il giorno dopo ha in programma la visita alle Cascate, decidiamo di andare insieme.
Il Parque Nacional Iguazú dal lato Argentino
Il Parco Nazionale dell’Iguazú è immenso. Arrivarci da qualsiasi hotel della zona è facilissimo, perché tutta l’economia del paesello ruota intorno al turismo delle Cascate. La mattina di buon’ora io e Stefanie ci alziamo e arriviamo presto al Parco.
Sia io che lei siamo decise a lasciare la vista delle Cascate a un secondo momento e dedicarci prima di tutto al Sendero Macuco per arrivare fino al Salto Arrechea.
Il Sendero Macuco è un trekking collaterale alle Cascate, solitamente meno battuto dei sentieri che portano alle Cascate. È una passeggiata nella foresta di circa tre ore (andata e ritorno) che termina con una cascata (il Salto Arrecheo) sotto la quale si può anche fare il bagno. La bellezza del Sendero Macuco è la natura. Qui non ci sono trenini turistici, bisogna camminare, superare tronchi d’albero piegati verso il suolo, tenere gli occhi aperti per vedere più animali possibili.
Io e Stefanie camminiamo a occhi spalancati, per lo stupore di essere finalmente a passeggio nel mezzo di una foresta tropicale, con farfalle enormi che ci svolazzano intorno.
Avvistiamo una famiglia di scimmiette, un tucano, diversi coatí; siamo circondate dal suono di uccelli mai sentiti, e dal fruscio di cespugli che si muovono al nostro passaggio.
La meraviglia (e mezzo spavento) più grande ci stende quando ci ritroviamo davanti una coda simile a quella di un coccodrillo: ci mettiamo pochi secondi a realizzare che non si tratta di una scultura, ma di un animale vivente che ci attraversa la strada – è un yacaré, ci spiegherà più tardi un ranger a cui chiediamo informazioni.
Possiamo lavarci via il caldo umido della foresta quando finalmente arriviamo al Salto Arrechea. Stefanie si spoglia e si butta in acqua senza remore; io – naturalmente – ho mezza mente occupata dall’ansia e dalle letture di possibili infezioni batteriche nelle acque tropicali, ma poi vince comunque la parte di me che dice cavolo, sei arrivata fino a qui, mò ti fai il bagno!
Torniamo indietro con un caldo umido molto più fastidioso di prima, ché asciugarsi e rivestirsi all’ombra umidiccia della foresta non è proprio una procedura rapida.
Comunque finalmente siamo pronte ad affrontare i sentieri del Parco che portano alle Cascate.
Non sono una buona travel blogger, non ho voglia di inondarvi di foto e consigli.
Il mio consiglio è quello di venire qui e improvvisare. Vedere quello che vi va di vedere, fare le attività che vi ispirano di più.
Di proposte non ne mancano: io, per mia scelta etica, ho deciso di visitare le Cascate nel modo più semplice possibile, per cui non ho fatto nessuna escursione in barca, nessuna corsa adrenalinica in gommone sotto le cascate. Ho semplicemente passato ore e ore a camminare, perdendo Stefanie, reincontrandoci per caso, ma sempre con il naso fuori dalle balaustre.
Ho ammirato arcobaleni, mi sono seduta ad ascoltare il fragore incredibile delle Cascate, ho lasciato che le farfalle gialle e blu mi si poggiassero sulla mano, ho evitato come la peste i coatí che cercano di rubarti il pranzo dallo zaino.
Ho passato ore di assoluta immersione nella natura, senza quasi accorgermi del fatto che con me c’erano altre centinaia di persone.
La durata della visita al Parco dipende da voi. Io ci ho voluto mettere un giorno intero e una mezza giornata il giorno seguente. Se non ricordo male, il pagamento del biglietto intero dà diritto a una nuova entrata il giorno dopo con un 50% di sconto.
Le visite guidate per comitive turistiche riescono addirittura a far fare la visita al lato argentino e a quello brasiliano nello stesso giorno, ma secondo me è un vero peccato vedere questa meraviglia della natura di corsa.
Il Parque Nacional do Iguaçu dal lato Brasiliano
Tornata felicissima in ostello dopo una giornata sfiancante alle Cascate, conosco Solen. Anche lei è stata già al Parco dal lato Argentino; ci stiamo simpatiche, ceniamo insieme, e decidiamo di andare in Brasile il giorno dopo.
Il paesello di Puerto Iguazú è a pochi km dal confine brasiliano, per cui ancora una volta è veramente semplice arrivare all’altro lato del Parco. Quello che cambia è solo la procedura, perché arrivati al confine con il Brasile bisogna scendere dall’autobus e passare il controllo di frontiera: un ufficiale brasiliano controlla i passaporti (quindi non lo dimenticate!) e ci mette sopra il timbro di ingresso in Brasile. Facile.
La differenza del lato brasiliano delle Cascate rispetto a quello argentino, è la dimensione e la posizione.
Mentre in Argentina i sentieri su passerella sono lunghissimi e si stendono su diversi tipi di sentieri, che permettono di vedere dall’alto le cascate, il sentiero brasiliano è più corto.
Il suo vantaggio è che il contatto con le Cascate è molto più ravvicinato.
Ci passate letteralmente a fianco, è impossibile rimanere asciutti. Avete di fronte una forza incredibile, per me impossibile da quantificare, e un rumore assordante di acqua che si butta giù dai dirupi e voi siete parte di tutto questo, minuscoli e insignificanti.
Le passerelle permettono di avere una visuale ampia delle Cascate dall’alto, ma poi il percorso discende fino a portarvi allo stesso livello del fiume. Arriverà il momento in cui vi ritroverete proprio a lato dello scrosciare imperioso dell’acqua del rio Iguazú: è una sensazione incredibile, di timore reverenziale e stupore.
Gli avvistamenti di animali dal lato brasiliano sono decisamente inferiori, quindi manca quella parte di osservazione della natura che è invece una delle parti più belle del lato argentino.
La visita al lato brasiliano è quindi relativamente più corta, è possibile realizzarla in una abbondante mezza giornata.
Sia che scegliate di vedere un lato o l’altro, o entrambi, sono sicura che anche a voi rimarrà addosso una pacifica adrenalina. Pacifica per lo stato di tranquillità che una natura così rigogliosa può regalare; adrenalina per essere stati parte di una meraviglia della natura così impetuosa e incurante della vostra piccolezza.
Allora è meglio il lato argentino o brasiliano delle Cascate di Iguazú?
Io una risposta non ce l’ho, vi direi di provare entrambi e poi trarre le vostre conclusioni 😉
Ma qualunque lato scegliate, di sicuro non rimarrete delusi.
❣
Per leggere di più sul mio viaggio in Argentina:
Grazie Giulia! Sia per aver descritto la tua esperienza, sia per avermi fatto conoscere le cascate lato Argentina e Brasile un po’ meglio! Chissà che un giorno non le vedrò! Un abbraccio
Spero veramente che ci possa andare un giorno, è un posto magico!