Pur avendo iniziato questo viaggio a Pechino con molte paranoie alimentari, come vi raccontavo qui, non pensate che stia passando le mie giornate nutrendomi di riso bollito e acqua in bottiglia. Ci ho anche pensato eh, poi mi sono data una scrollata di spalle e mi sono detta che se sono sopravvissuta al pesce arrosto dei chioschetti ambulanti di Istanbul e ai frullati per le strade di Arequipa, la Cina non doveva essere colpevolizzata a priori. E quindi ho iniziato a scoprire veramente quali meraviglie si possono mangiare a Pechino.
Sto cercando di provare ogni giorno qualcosa di diverso, e di categorie distinte: passo dai fast-food ai ristoranti con le sedie ricoperte di velluto rosso, guardando languidamente la carne arrosto che viene cotta a bordo strada (ma non mi sono ancora avventurata su queste lande proibite dai NAS…). Una volta superata l’ansia iniziale da batteri intestinali, ed evitando semplicemente frutta e verdura fresche, ho scoperto che si possono mangiare tantissime cose in assoluta tranquillità.
Parto da una premessa: ordinare da mangiare a Pechino se non si parla cinese è un’esperienza che si deve prendere con filosofia. Voi non capite loro, loro non capiscono voi. Pregate che ci sia un menu con le figure o con la traduzione in inglese. Come seconda opzione, fate dell’applicazione per smartphone Pleco (o una equivalente) la vostra seconda pelle.
Siccome mi sono resa conto che il tema mangiare a Pechino potrebbe trasformarsi in un post lunghissimo, lo dividerò in due parti:
- cosa mangiare quando si ha poco tempo e quindi abbracciare la filosofia del fast food cinese
- le cene pechinesi da prendere con calma in ristorante
Mangiare in un fast food a Pechino
I fast food a Pechino sono molto affollati, soprattutto a pranzo. Ce ne sono di tutti i tipi, da quelli di strada improvvisati in case o cortili a quelli più simili a un fast food occidentale.
Nell’ignoranza totale di cosa mangiare il primo giorno senza appesantire troppo lo stomaco jet-laggato, abbiamo provato l’esperienza del “desiderio di comfort food“.
Mi era già successo quando andai da sola a Buenos Aires: il primo giorno, sentendomi sperduta e dall’altra parte del mondo, mi prese un inspiegabile desiderio di entrare in un posto conosciuto, e l’unico locale che trovai vicino a me fu uno Starbucks. Che l’unica volta che ci sono entrata è stata a Londra anni fa; era l’unico posto che rimaneva aperto fino a notte tardi e io e le mie amiche dovevamo temporeggiare prima di prendere il primo bus per l’aeroporto.
Lo stesso a Pechino: non sapendo da dove iniziare a riempirci lo stomaco, il primo simbolo che ha attirato la nostra attenzione è stato (sacrilegio) McDonald’s. Salvo poi rivelarsi un locale con la stessa decorazione del McDonald’s ma che serve cibo cinese: e ci è andata molto bene, perché serve piatti semplici ma buoni (e con molto riso, con buona pace delle mie paranoie). Come si chiama? Non l’ho capito. Nell’insegna riesco a riconoscere solo “7:00” ma non ho capito se è il nome o l’orario di apertura…Uno dei loro piatti forti è il pollo kung pao, dadini di pollo, anacardi e verdure con molta salsa di soia su un letto di riso.
Una sera siamo andati nella zona di Zhongguancun, meta interessante per chi è interessato allo shopping di prodotti elettronici (e il Guerriero era particolarmente attirato dalle offerte sugli accessori per la reflex…) e ai paesaggi urbani metropolitani luccicanti di neon.
Lo shopping in se è stata una gran delusione: siamo entrati in questo super centro commerciale che da fuori sembrava una figata pazzesca ma che una volta dentro ci ha gettato nello sconforto con i suoi spazi enormi e semi vuoti, la merce accatastata nel disordine più totale. Un posto che farebbe passare la voglia di fare acquisti anche agli shopaholic più incalliti…
Non rimaneva che la consolazione del cibo. Anche qui, fra grattacieli e modernità, non mancavano i venditori di cibo di strada, come questo signore che preparava dei noodles sul suo carretto:
Del tutto casualmente abbiamo trovato un localino di fast-food, anche questo rigorosamente cinese, anche questo dal nome sconosciuto perché non c’era nemmeno una virgola tradotta in inglese. Credo che si chiami Young – unica parola che sono riuscita a leggere. Abbiamo ordinato da mangiare in base all’ispirazione delle immagini sul menu e usando la tecnica del dito:
cameriere, a me gli occhi, metto il dito sulla figura del cibo che vorrei provare, per favore servimelo senza fare domande…tanto non ci capiamo
Morale: quando siamo arrivati con il vassoio al tavolo non avevamo idea di che cosa avessimo comprato.
Allora ho tirato fuori la mia faccia tosta da turista, il mio fedele smartphone scassato e attivato Pleco: ho attirato l’attenzione delle due ragazze cinesi sedute di fronte a noi (che ovviamente non parlavano inglese) e ho fatto capire loro di usare l’applicazione per scrivere il nome di quello che stavamo mangiando. Ha funzionato! Ed è stato molto divertente 🙂
Per cui ho scoperto che avevamo ordinato:
- doufunao: budino di tofu con salsetta piccante deliziosa, granella di arachidi e coriandolo (adoro!)
- tortine di pasta sfoglia ripiene di carne marinata, di cui non ho ancora trovato la trascrizione
- latte dolce di soia
Ordinare alla cieca ha portato fortuna, perché queste pietanze sono state finora fra le mie preferite assaggiate qui a Pechino!
Un altro posto molto buono in cui ho fatto uno spuntino rinfrescante dopo ore di camminate lungo il Parco Jingshan, è Wedomè: si tratta di un panificio-pasticceria di ispirazione europea dove ho trovato panini di tanti tipi e molti dolcetti fra cui quelli al sesamo ripieni di rosa. Ce n’è uno anche all’uscita del Parco del Cielo, ed è comparso tipo miraggio, dopo tre ore sotto il sole infame!
Ma il vero cibo fast-food di Pechino è quello di strada (nel senso letterale del termine). Per trovare qualcosa da mangiare basta semplicemente guardarsi intorno. Sicuramente troverete qualcuno che sta preparando delle omelette su una piastra montata su una bicicletta. O una cucina abusiva al limite del surreale con i tavolini per mangiare una zuppa sul marciapiede. O i chioschetti di carne alla brace o fritta, che qui chiamano direttamente barbecue, e che intasano l’aria di Nanluoguxiang a ogni ora del giorno: gli adolescenti che vengono qui a fare shopping adorano andare in giro con il pollo fritto o il polpo alla piastra infilzato negli stecchini.
Ma fra queste opzioni secondo me una scelta azzeccata sono le innumerevoli vetrine che danno sulla strada e da cui potrete ritirare un sacchetto di ravioli al vapore (jiaozi) o di paninetti ripieni (baozi): si tratta dei tipici rivenditori di dim sum, che riconoscerete per i cestini di vimini o le vaporiere di metallo esposte all’esterno.
Che decidiate di dare o meno una chance agli spuntini veloci di Pechino una cosa è certa: impossibile rimanere indifferenti!
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