Saluto mentre entro in auto, ma il tassista mi ignora totalmente.
Si rivolge esclusivamente a C., il mio collega tedesco, parlando un inglese stentato ma comprensibile.
”Andiamo verso Karadjordjeva”—lo istruisce C.
”Ok Mister”—obbedisce il tassista.
Siamo a Neo Beograd e dobbiamo tornare dall’altra parte del fiume, oltre il ponte.
Ci fermiamo a un semaforo, si avvicinano due bambini sugli otto anni; uno di loro ha una L tatuata sull’avambraccio, l’altro indossa una maglietta da cestista, la scritta Russia campeggia sul suo petto.
Money, money, cinguettano in direzione di C. che siede davanti, con il finestrino passeggero aperto.
Le loro mani piccole e abbronzate dal sole della strada stringono lo sportello, speranzose.
Il tassista si sporge verso di loro e nel suo inglese incerto finge di rimproverarli.
No money for Russia, if your t-shirt says United States we give you money!
E mentre lo dice guarda compiaciuto della battuta il mio collega, probabilmente credendo di fargli piacere.
Deve averlo scambiato per uno statunitense.
I bambini sorridono e annuiscono, ma continuano a ripetere la loro tiritera, Money, Money.
Ridono, sembrano affascinati da C., questo tedesco rubicondo con un baschetto bianco che parla loro in inglese.
Scatta il verde e ripartiamo.
Attraversiamo una strada a scorrimento veloce; dal finestrino vedo passare rapidi dei palazzi di 20-25 piani, con le finestre piccole.
Mille occhi, termitai verticali che si stagliano contro questo cielo azzurro e umido di Belgrado.
È domenica pomeriggio e sta giocando la Serbia, i Mondiali di calcio 2018 sono iniziati da 2 giorni.
Il tassista ci tiene a far sapere a C. che lui sta lavorando perché la moglie glielo ha ordinato.
I suoi bambini di 6 e 10 partiranno per la colonia estiva la prossima settimana, non è una domenica di riposo, questa, bisogna mettere qualche soldo in più da parte.
No soccer today—se la ride mentre si tira su gli occhiali sul naso e fa il segno di ubbidire al capo, sua moglie— I’m tired, but I have to work until 7pm, my wife order.
Per colmare un momento di esitazione all’incrocio, gli dico che andando dritto arriveremo direttamente alla porta di casa. Non mi risponde, non mi guarda, come se non fossi seduta là dietro.
Quando arriviamo alla nostra porta di Karadjordjeva tiro fuori dal portafogli la carta di credito e dal sedile posteriore la passo davanti.
Il tassista non reagisce, guarda C.
C. mi prende la carta di credito dalla mano e la passa al tassista, che la fa scorrere sullo schermo del POS.
A transazione terminata il tassista rende la carta di credito a C.
Gli dico Thanks, it’s mine, il palmo della mia mano aperta sotto al suo naso, perché la renda direttamente a me.
Quando il POS espelle la ricevuta del pagamento, il tassista la strappa dalla bocchetta e la porge a C.
Thank you sir, have a good day sir
C. non prende la ricevuta, gli fa segno di darla a me.
Rimango sul sedile qualche secondo, fino a che il tassista mi passa la ricevuta, senza nemmeno voltarsi a guardarmi.
Good bye sir, have a good day sir
—❣—
Da Belgrado, altri paesaggi:
Ci era successa una cosa simile, sto cercando di ricordare dove, ma credo che dovrò chiederlo a mio marito che ho poca memoria….
Alla fine quello che rimane nella mente è il fatto in se, il dove è anche poco rilevante (per dire che se hai poca memoria non è un problema! ahaha)
A me non era mai successo prima, non in modo così palese perlomeno!
Questo tassista è un ossimoro! Ha preso ordini falla moglie senza fiatare ma ti ha ignorata tutto il tempo.
Chissà se le due cose sono correlate, magari un po’!
Come essere spiacevoli senza motivo alcuno.
Che fastidio leggendo questo episodio!
È la prima volta che mi succede in modo così palese, che io ricordi. Ma sì, veramente fastidioso!