A fine gennaio inizio sempre a pensare al Carnevale.
Il mio paesello sardo di origine non mi ha regalato nessuna tradizione in questo senso. Ma quand’ero adolescente partecipare alle sfilate di Carnevale nei paesi del circondario era uno dei pochi momenti dell’anno in cui i miei genitori davano il permesso per stare fuori un po’ più tardi del solito con i miei amici. Ho bellissimi ricordi di quelle serate in cui, ognuno cercando un passaggio dal proprio paesello, ci riunivamo in quello in cui si organizzava la sfilata. Potevamo ballare per strada, stare dietro ai carri di cartapesta, mangiare zeppole e magari incontrare quel qualcuno per cui avevamo una cotta.
Il Carnevale tradizionale in Sardegna
Con il tempo, il concetto di Carnevale in Sardegna per me si è allargato, e ho iniziato a sentirne il richiamo e a organizzare ritorni sull’Isola in concomitanza con la festa. Il punto è che, sbolliti gli entusiasmi adolescenziali per la musica spacca-timpani dietro ai carri di cartapesta, rimaneva un’altra grande passione: i Carnevali tradizionali, di cui io sono perdutamente innamorata.
Se pensate che il Carnevale valga la pena di essere vissuto solamente a Venezia o a Viareggio, è perché non siete mai stati in Sardegna in questo periodo dell’anno. Ecco alcuni degli eventi che preferisco del Carnevale in Sardegna, e che dovrebbero far parte del vostro itinerario se scegliete di fare un giro sull’Isola verso fine gennaio o in periodo carnevalesco.
I fuochi di Sant’Antonio Abate
Se la data del Carnevale varia ogni anno, adeguandosi a quella della Domenica di Pasqua, i fuochi di Sant’Antonio possono essere segnati in calendario senza margine di errore: la notte fra il 16 e il 17 gennaio si accendono i falò in onore del santo in moltissimi paesi della Sardegna.
In questa occasione, nei paesi della Barbagia fanno anche la loro prima apparizione le maschere tradizionali del Carnevale barbaricino.
Per molti anni, e più o meno fino al mio periodo adolescenziale, anche al mio paesello si accendeva il fuoco di Sant’Antonio. La tradizione voleva che chiunque possedesse un mezzo da carico, salisse sui monti per fare scorte di legna, per poi portarla al confine del paese, dove in una grande area non abitata si accendeva il fuoco, che rimaneva accesso tutta la notte. Di fronte al fuoco poi si cuocevano salsicce e si offriva il vino; era un momento di aggregazione per gli abitanti del paesello, e di grande emozione per noi bambini. Il falò era enorme, e a me piaceva da matti mangiare la salsiccia arrosto ammirando le fiamme. Mi affascinava moltissimo l’idea che nessuno potesse spegnere volontariamente questo fuoco di paese: bisognava lasciarlo estinguere naturalmente, e fino al suo naturale spegnimento non poteva essere lasciato solo.
Oggi questa tradizione nel mio paesello non esiste più. Ma per assistere ai fuochi di Sant’Antonio più magici, la zona della Barbagia è la destinazione giusta. Ad esempio Mamoiada, Ottana, Samugheo, sono alcuni dei paesi in cui l’atmosfera dei fuochi è resa ancora più speciale dalla prima uscita delle maschere tradizionali: Mamuthones e Issohadores, Boes e Merdules, Su Mamutzone e S’Urtzu…[più informazioni sugli altri paesi qui].
La Sartiglia di Oristano
Venendo agli eventi carnevaleschi in senso stretto, il primo della lista per me rimane la Sartiglia di Oristano. Il motivo è molto semplice: ho una sfrenata passione per questa giostra medioevale e soprattutto per il suo capocorsa, il personaggio semi-divino che capeggia la manifestazione, Su Componidori. Potrei scrivere pagine intere sulla Sartiglia, ma qui vi darò le informazioni essenziali: per conoscere meglio la manifestazione e la sua storia vi rimando al sito ufficiale, molto più completo.
Oristano è uno dei 4 capoluoghi storici di provincia sardi: ha una storia antica e i suoi fasti risalgono all’epoca in cui era capitale del Giudicato di Arborea, di cui fu a capo anche la mitica Eleonora d’Arborea. La vedrete in sella al suo cavallo anche durante i giorni della Sartiglia: ogni anno, una donna di Oristano viene scelta per impersonare la Giudicessa Eleonora e annunciare l’inizio della corsa per le strade di Oristano. La giostra si corre la domenica di Carnevale (sotto l’organizzazione del Gremio dei Contadini) e due giorni dopo, per Martedì Grasso (organizzata dal Gremio dei Falegnami). L’obiettivo è la corsa alla stella, una velocissima discesa di cavalieri in maschera che dovranno infilzare la stella posizionata alla fine della strada.
La passione per la Sartiglia è un regalo di mio padre, che ha iniziato a portarci a vedere questa corsa in costume quando eravamo ancora bambini. Non so poi com’è successo, ma mi sono innamorata de Su Componidori, l’uomo che il Gremio sceglie ogni anno come capo della corsa. Ognuno dei due Gremi sceglie il suo Componidori, per cui ogni Sartiglia ha due capo-corsa che vengono investiti di questo grande onore. Essere Su Componidori vuol dire calarsi nei panni di un semi-dio che sale a cavallo subito dopo la vestizione, con una maschera color crema totalmente inespressiva sul viso. Non potrà rimettere i piedi per terra se non a fine giornata, benedirà la folla con la pippia de maiu curvo a faccia in su sul suo cavallo e sceglierà i suoi migliori cavalieri perché collezionino più stelle possibili.
L’atmosfera della Sartiglia è unica: i tamburini segnano ogni fase della manifestazione con i loro tamburi, la trepidazione del pubblico a ogni discesa, il rumore degli zoccoli dei cavalli che smuovono la sabbia con cui sono coperte le strade, le grida di gioia quando la stella viene infilzata… non ve lo posso spiegare, bisogna viverlo almeno una volta per capirlo.
Io mi emoziono sempre.
Mamuthones e Issohadores di Mamoiada
Dopo le atmosfere medioevali di Oristano, il mio secondo Carnevale del cuore è quello di Mamoiada, con Mamuthones e Issohadores. È un ritorno alla terra, alla Sardegna ancestrale, alla maschera che non è carnevalesca nel senso gioioso del termine, ma in quello più antico: è la maschera dell’uomo che si adatta alla natura, della personificazione delle paure primordiali, della lotta dell’uomo e dell’animale.
I Mamuthones si muovono in gruppo, ritmicamente; indossano una maschera di legno nero, una pelle di pecora scura e circa venti kg di campanacci che suonano insieme, contemporaneamente, a ogni loro saltello (come nella foto in apertura). Non è tanto una sfilata carnevalesca, quanto un lento incedere a metà tra processione religiosa e danza. Il ritmo dei Mamuthones è coordinato dagli Issohadores, che invece sono colorati, indossano un corpetto rosso, la berritta nera, uno scialle ricamato annodato in vita e una maschera bianca: hanno anche dei piccoli sonagli, che fanno suonare ritmicamente mentre agitano i loro lacci, come fossero degli antesignani cowboy. Durante il passaggio di Mamuthones e Issohadores per le strade di Mamoiada non c’è chiasso, ma un silenzio di attesa, le stradine che rimbombano del suono sordo dei campanacci e del più delicato incedere dei sonagli.
Solo quando gli Issohadores decidono di catturare qualche persona del pubblico con i loro lacci, si alzano le grida di divertimento.
Ogni volta che assisto a questa cerimonia —perché di questo in fondo si tratta, rischio di scoppiare a piangere in pubblico. Il suono dei campanacci entra nel petto, e si respira una sacralità antica che solo venendo a Mamoiada riuscirete a comprendere fino in fondo.
Naturalmente, mentre i Mamuthones e gli Issohadores attraversano il paese più volte durante tutta la giornata, le strade di Mamoiada sono un nugolo di corti aperte in cui bere vino, mangiare carne arrosto, scaldare le mani di fronte ai falò che bruciano. E il tutto va avanti fino a notte fonda.
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Ora che ho scritto questo post, mi è venuta una voglia incredibile di prenotare una discesa in Sardegna per Carnevale. In realtà quest’anno non ho previsto il viaggio carnevalesco, però ecco, potrei pensare in una traversata Tirrenia last minute.
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Siete mai stati in Sardegna per Carnevale? Raccontatemi la vostra esperienza!
“però ecco, potrei pensare in una traversata Tirrenia last minute.” Trova lo spagnolismo e indovina la mia identità, ahah
Ma has pillado, Sergio! 🙂
Guarda, lo lascio così, senza correggerlo, in tuo onore ^^
ahahahah mi hai pigliato anche tu :p
Che splendide tradizioni! E per la maggior parte, sconosciute ai più.
Non puoi non organizzare il viaggio, prendi due giorni di vacanza dalla tua vita di freelance!
Eheh le vacanze dalla vita freelance non sono poi tanto il problema Stefano, è che non sono sicura di avere voglia di una traversata in nave nel periodo invernale 😛