E alla fine sono arrivata in Messico

Questo viaggio in Messico, il primo per me, viene da molto lontano. Da un tempo in cui la mia vita si stava confondendo e aprendo a un’altra dimensione, più indipendente, più noncurante delle opinioni altrui.
Il Messico, fino a qualche mese fa, era un attraversamento oceanico fisico ed emotivo, rimasto nel cassetto, accantonato per far spazio a qualcosa che 6 anni fa era leggermente più digeribile. Un passo più piccolo in termini di distanze ma ugualmente grande in quanto a emotività: emigrare a Barcellona in solitaria aveva preso il sopravvento.

Fino a gennaio di quest’anno, quando una serie di congiunture astrali (ma anche burocratiche, economiche e affettive), hanno permesso a me e al Guerriero di pensare forse questa è la volta buona.
E abbiamo prenotato il volo.
Lui non tornava nel suo Paese da 4 anni, io ci sono atterrata per la prima volta.

In Messico ci sono venuta con lui, non da sola com’era scritto in quel cassetto.
Ma a distanza di 6 anni direi che non poteva andare altrimenti. Da un viaggio-fuga, il Messico è diventata una destinazione di conoscenza: di un Paese enorme—tanto enorme che ancora la mia mente non è riuscita a farsi carico delle distanze che stiamo percorrendo—, e dell’uomo con cui condivido la vita, che qui è nato e cresciuto.

[Per saperne di più sulla nostra coppia italo-messicana, qualche curiosità qui]

In Messico mi sto sentendo a casa

È la prima cosa che ho realizzato quando siamo arrivati a casa del Guerriero, in un quartiere della zona sud di Città del Messico chiamata Xochimilco.
All’inizio non ci ho dato peso, pensavo fosse un effetto della stanchezza, un desiderio estremo di riposare in una camera qualsiasi, un letto qualsiasi, che mi facesse sentire a casa invece che in volo sull’Oceano.

Invece poi la sensazione si è riaffermata anche alla luce del giorno, quando siamo usciti di casa alle 7:30 di mattina, svegli come grilli grazie al jet-lag.

trajineras a xochimilco città del messico
le trajineras di xochimilco di prima mattina

Sono a Città del Messico per la prima volta nella mia vita e questo posto mi suona familiare, nonostante tutto—continuo a ripetermi.
E una parte di me non vuole sia così, vuole stupirsi al 100%, di tutto.
I racconti del Guerriero, in questi anni di vita insieme, sono invece stati così dettagliati che mi sto semplicemente ritrovando davanti, dal vivo, posti che la mia mente conosceva già.

Il Sanborns vicino a casa dove fanno le colazioni buone.
Il mercato rionale di Xochimilco.
Il mercatino della domenica dove andare a mangiare i tacos di prima mattina.
I chilangos spremuti dentro i peceros all’ora di punta.
Il campus dell’UNAM dove si svolsero i giorni gloriosi dello sciopero del 1999.
La casa in cui viene ospitato il Niñopa di Xochimilco.
E ancora mille altri dettagli, protagonisti dei racconti del Guerriero, che ora finalmente stiamo vivendo insieme.

Un effetto strano, una sorta di déjà-vu, che per fortuna lascia comunque spazio all’entusiasmo, alle esclamazioni di sorpresa, alle risate sotto i baffi nel riconoscere il Guerriero sotto questa sua luce chilanga, la sua vera luce, quello che lo ha reso la persona di cui mi sono innamorata.

L’unica cosa a cui non ero veramente pronta sono le distanze messicane

Il Guerriero me lo avrà detto migliaia di volte. Le distanze in Messico sono una cosa seria.
Sono talmente grandi, all’interno della stessa Città del Messico, che pure Google Maps ti frega, facendo sembrare passeggiabili tratti di strada che in realtà richiedono mezz’ora d’auto.

murales nel collegio san idelfonso citta del messico
”La fiesta del Señor de Chalma” di Fernando Leal all’Antico Collegio di San Idelfonso

Città del Messico è una città che ne contiene decine di altre.
8,8 milioni di persone nella sola cinta urbana; 19,7 milioni nella zona metropolitana.
Diciannove milioni di persone che ti camminano a fianco, si sprimacciano nei camioncini del trasporto pubblico, nei vagoni della metro, nei mercati, nei centri commerciali, chiusi nelle loro utilitarie che sfrecciano nell’autostrada interna alla città.

Città del Messico non si capisce dove inizi e dove finisca, già che quando arrivi in aereo spunta dalle nubi all’improvviso e la sorvoli per venti minuti senza soluzione di continuità.
L’Anello Periferico di Città del Messico è una delle cinque vie interne che connette la città da Nord a Sud, ma non lo fa con nonchalance: è un’infinita lingua d’asfalto e ponti, un’autostrada che attraversa la città per 30 km.

Uscire in centro storico non è una cosa che improvvisi all’ultimo momento —mi dice il Guerriero mentre torniamo a casa dopo una domenica da turisti.
E lo capisco quando, dal momento in cui ritiriamo la macchina in un parcheggio di fronte al Museo de Bellas Artes al momento in cui la parcheggiamo in cortile a Xochimilco, conto un’ora esatta.
Un’ora esatta di auto, in una domenica sera senza traffico in cui la guida fila liscia, per andare dal Centro al Sud.
Durante la settimana, e nell’ora di punta, possono volerci anche due ore, a vederla positiva.
Google Maps mi ricorda che, se lo volessi fare coi mezzi pubblici, dovrei rassegnarmi a passare 102 minuti di pelle-a-pelle con altre centinaia di chilangos.

Mi immagino in una vita a questa ritmi e i neuroni mi vanno in tilt.
Sarà il jet-lag, saranno i km percorsi a piedi per cercare di vedere il più possibile, ma sto ricevendo una quantità di informazioni visive, olfattive e uditive, che mi mandano allo stremo.

banco della carne al mercato di xochimilco

Uno stremo felice e rilassato, anche se pare un ossimoro.
Sono qui per farmi trascinare dal flusso defeño, non ho fretta: so che non potrò vedere tutto perché mi ci vorrebbero 40 anni.
La prendo bene, la prendo come un ritorno a casa.

—❣—

Altre cose belle viste in Messico:

Scoprendo nuove dipendenze: café de olla messicano

E:

Di spiagge, caldo e cani a La Paz

12 risposte a “E alla fine sono arrivata in Messico”

  1. Sembra un bellissimo viaggio di scoperta, non solo di un luogo, ed è bello leggere le tue emozioni in questo post! Spero che ne scriverai altri, il Messico è una destinazione che mi attrae e spaventa anche un po’ (proprio per le distanze, in primis).

    1. Grazie! Spero anche io di scriverne altri, tempo permettendo (e se ne faccio passare troppo, poi mi cade l’ispirazione). Le distanze sono quello che dovrebbe spaventare di più secondo me, per questo l’ideale è venire a vederlo pezzettino per pezzettino. Cercare di vederne i 4 lati in poche settimane è da pazzi!

  2. veronica longobardi longobardi dice: Rispondi

    come ti capisco, pure io mi sento sempre a casa li!

    1. 🙂 hai vissuto a Città del Messico, Veronica?

  3. Città del Messico è talmente enorme che noi purtroppo non siamo riusciti a visitare Xochimilco, quartiere che invece avrei tanto voluto vedere!

    1. Spero avrete un’altra occasione per farci un giro, Claudia! Xochimilco è veramente un paese dentro la Città 🙂

  4. no ci soo stta tre volte e ancora scoprendo pezzettino pezzettino!

    1. Sembra non finire mai!

  5. Tempo fa ne scrissi qui: https://centocinquantacose.wordpress.com/2014/02/13/places-1-citta-del-messico/
    Città del Messico custodisce ancora una parte del mio cuore che non sono riuscita a far entrare nello zaino del ritorno.

    1. Molto bello l’articolo! 🙂

  6. Non avevo letto questo post.
    Io, sarà l’età, ma ho iniziato ad apprezzare i viaggi in cui sei presa per mano.
    Che bel viaggio deve essere stato!

    1. È stato un viaggio bellissimo! Essere accompagnata da una persona che conosce a menadito e ama la destinazione del viaggio per me è impagabile 🙂

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