Il pensiero del caldo e come fare per evitarlo, sta diventando uno dei leit motiv di questo viaggio a Pechino.
Ieri per esempio, ho scelto come meta la Libreria Nazionale della Cina, che è un bell’edificio fresco e dall’architettura imponente: c’erano in mostra diversi libri antichi e sicuramente l’esposizione valeva la pena, ma non c’era uno straccio di parola in inglese. Quindi eravamo io, i libri antichi e gli ideogrammi, in uno sguardo a tre che ha dato poche risposte.
Nella mappa all’esterno della stazione metro National Library ho visto che il Parco Zizhuyan era a pochi passi: manna dal cielo! Parco = ombra, meno cammino sotto questo sole cocente, meglio è.
Il parco Zizhuyuan è stata una felice scoperta. Il suo nome significa Bamboo Nero (o Viola, non l’ho capito), ed è uno dei 7 parchi più grandi della città. È un giardino in perfetto stile cinese, formato da tre laghi collegati da canali e popolati di ninfee, salici piangenti e naturalmente bambù. Nonostante il caldo delle 11, il parco era popolatissimo di persone in piena attività.
C’era un gruppo di signori che giocava a quello che credo siano gli scacchi cinesi. A malapena sono riuscita a fotografarli perché i signori che volevano assistere alla partita continuavano a mettersi di fronte all’obiettivo nonostante avessi chiesto (a gesti) di poter fare una foto:
Ogni angolo del parco risuonava di una musica diversa. E questo perché ogni angolo era popolato da gruppi di persone che ballavano, facevano yoga o tai chi. Attività che fai, musica che trovi:
Incuranti del caldo, molte donne indossano con nonchalance calze coprenti e spesso anche copri braccia: immagino sia per non abbronzarsi e mantenere la pelle bianca. Questi bambini invece facevano tai-chi accompagnati dal maestro:
Credo fosse tai-chi, sono una pippa in quanto a conoscenza di arti marziali…
Le più forti erano poi delle donne che in cerchio giocavano a shuttlecock, il calcio-volano: ignoravo l’esistenza di questo sport fino a ieri, e la definizione esatta me l’ha appena data WikiPedia. Dovevate vedere gli incroci di gambe di queste signore che prendevano a calcio il volano: io sudavo per loro, squagliata su una panchina di pietra.
Per alleviare l’afa, sono arrivata fino a uno dei laghetti del parco. Ho visto la gente che saliva sulle imbarcazioni di legno a remi per fare il giretto panoramico e mi sono unita a loro.
Sto riscoprendo la base della comunicazione a gesti: io (mi indico con il dito) voglio quello (indico l’oggetto anelato). Quindi mi sono avvicinata al signore con un fazzoletto in testa che sorvegliava le barche e gli ho detto “io barca“.
Lui mi fa “tu pagare“, indicando il cartello con il prezzo della corsa, 10 ¥.
A posto, ci siamo capiti: vado dalla signora della biglietteria che intanto dava acqua alle piante e le dico “io uno” mostrandole l’indice. Lei mi parla in cinese elaborando frasi incomprensibili, fino a che capisco che si sta accertando che sia effettivamente da sola e che quindi il prezzo da pagare sia solo 10 ¥: sì, sono sola e le mostro il mio biglietto da 10. Lei incrocia gli indici delle due mani, a formare una croce, e li picchietta uno con l’altro – non è la prima volta che lo fanno e ancora non ne ho capito il senso, cosa vuol dire?
Comunque alla fine riesco ad avere il mio biglietto per la barchetta: gaudio e giubilo fra le tre famigliole con bambini che avevano già preso posto sull’imbarcazione. Mi fanno passare mentre mi guardano ridendo, i bambini con le mani alla bocca, le mamme che annuiscono e mi salutano con un cenno del capo. Che bella accoglienza!
Il nostro rematore è un signore un po’ sdentato che urla la qualunque ai suoi colleghi sul molo prima che la nostra fune venga sciolta e si parta con il giro tra le ninfee.
Lui rema di buona lena e intanto noi navighiamo tra foglie di ninfea e fiori fucsia con un alto stelo. Le famiglie si sgolano in oooh e aaaaah e allora inizio anche io, giusto per non essere fuori dal coro.
La verità è che mi sono divertita molto e sono stata felice di non dover usare i piedi per muovermi, anche se si è trattato solo di una ventina di minuti.
Comunque cercherò di mantenermi su questa strategia anti-caldo, ovvero pianificare i miei tour pechinesi tenendo d’occhio l’eventuale vicinanza di un parco in cui ripararmi.
—❣—
Altre avventure pechinesi:
Cucina cinese autentica a Pechino: dove mangiare anatra laccata e altre delizie
Non sai quanto ridere mi fanno i tuoi resoconti! Primo perchè io ero come te nel lontano 2009, secondo perchè penso sia tipico di chi visita la Cina con un minimo di interesse della loro cultura, senza cioè porsi inutili pregiudizi.
Sul discorso delle gambe e avambracci, si coprono perchè non vogliono abbronzarsi. Mi raccontava una amica cinese che, per chi ha avuto anche la possibilità e la fortuna di studiare, è importante non sembrare un uomo/donna dei campi (che tipicamente si abbronzano, diventando neri come la pece). Per cui, è normale portare calze e copriavambracci. Così come avrai notato i calzettini di nylon, che servono a proteggere i piedi dallo sporco della strada, soprattutto se portano sandali aperti.
i due indici che picchiettano sono il 10 in cinese. Tutte le cifre da 1 a 10 hanno una rappresentazione, il 10 può essere indicato o con l’indice e il medio incrociati (come il nostro simbolo di fortuna) oppure con i due indici a mo’di croce.
Invece sull’arte marziale sono onestamente un po’impreparato. Il tai chi per come si vede in giro adesso non è propriamente un’arte marziale (si vedono gruppi di nonnette che lo fanno alle 6 del mattino come alle 10 di sera nei parchi), però originariamente lo era. Per cui, qui non so aiutarti.
I parchi di Pechino sono molto belli, soltanto che con il caldo di questo periodo c’è da prendersi un’insolazione (anche io ci ero stato in pieno agosto!).
A quando una foto dell’anatra laccata?
Grazie Stefano per le precisazioni!
Svelato il mistero del 10, ero rimasta a indice e medio incrociati, ecco perché non capivo 🙂
Le foto dell’anatra laccata arrivano presto! 😀
Ciao Giulia, i tuoi racconti fanno sognare *_* Bellissimo resoconto di momenti che di certo resteranno indimenticabili. Ma quindi ti trovi a Pechino ora? Beata teeee
Un abbraccio, a presto!
Si Claudia, sono qui per un’altra settimana 🙂
un abbraccio a te, a presto!
Bene!!! Buon divertimento allora, aspettiamo altri tuoi post su Pechino 🙂
Grazie! Sulla pagina Facebook del blog aggiorno con un po’ più di facilità, di solito 🙂 molte foto sono lì: https://www.facebook.com/trentanniequalcosa/
Grazie! La muraglia cinese *_* che meraviglia!
[…] specialmente nel periodo natalizio. Quando si aprono le porte automatiche e arriva quell’ondata di calore stile Pechino, ma più profumata, vorrei già fare dietro-front. Non si dica poi per lo sgomitare fra le […]