Se ne va l’anno, non le insicurezze.
Anche se cerco di non darle peso, la fine di un anno è sempre un momento carico di 360-e-passa giorni di ricordi, bilanci, riconsiderazioni.
È il momento in cui mi rendo conto di come gennaio scorso sembri dietro l’angolo, ma anche di quante cose sono cambiate in 12 mesi.
No perché il 2016 di certo non è stato un anno noioso.
Prima di tutto poco piacevole a livello globale, considerato il susseguirsi di brutte notizie che sembravano contendersi i primi titoli sui giornali. Che ancora mi stupisco quando vedo l’indifferenza con cui molte persone riescono a non farsi tangere dagli eventi del mondo. Come se quello che succedesse fuori dalla nostra bolla non avesse ripercussioni sulle nostre vite, in qualche modo.
Io, giusto per fare tre esempi, non dimenticherò il pianto fatto al telefono con mia madre la mattina dopo la strage di Nizza, la notte quasi in bianco per rimanere in contatto con le amiche in Turchia durante il golpe, o la sveglia alle 3 del mattino con il Guerriero per seguire il dibattito presidenziale in diretta tv.
E poi ci sono gli eventi personali.
Questi giorni etichettati sotto la dicitura 2016 hanno senza dubbio marcato molti nuovi momenti importanti della mia vita.
Aprire Gennaio a Genova e poi trasferirmici 4 mesi dopo
La prima grande coincidenza dell’anno è aver aperto il 2016 a Genova, senza sapere che poi mi ci sarei trasferita quattro mesi dopo. Naturalmente il Capodanno genovese ha avuto una grande influenza sulla scelta della città in cui trasferirci: si è trattato del mio secondo soggiorno lungo a Genova, e la conferma che sì, è una città che mi piace proprio.
Un nomadismo di 2 mesi fra Sardegna e cittadina di V, condito da freddo padano e piacevoli soste all’ufficio immigrazione, inizia a farmi maturare l’idea di tornare in Italia. Non che questo piano mi faccia saltare di gioia, mi piange il cuore all’idea di lasciare Barcellona e tutti i miei amici, ma sento che per ristabilire certi equilibri è un passo che sono pronta a fare, ora.
Quindi di ritorno a Barcellona a fine marzo, inizio a temere, ehm, organizzare il trasloco, accumulo le mie cose nel trastero, e con la scusa di salutare tutti passo da una cena all’altra senza aver tempo di pensare troppo all’imminente cambio. Le mie amiche della Clinica organizzano una serata di cena e saluti ai Bunker del Turò, e il 29 aprile chiudo il mese lasciando Barcellona, e segnando sul calendario il 14º trasloco della mia vita (in solitaria, mannaggia ai pesci).
Passo da una scatola di fiammiferi con vista mare, a un appartamento vero e proprio con un balcone da cui si apprezza la vista di tutta la riviera di Ponente e delle Alpi in lontananza. Nonostante la vista meravigliosa, ho bisogno di qualche settimana per abituarmi all’idea di non avere più una casa a Barcellona: è un periodo strano, in cui tutto sembra ancora una volta temporaneo e instabile. Mi scontro con alcune aspettative sbagliate sul mio ritorno in Italia e inizio a entrare in una fase “lascia scorrere”.
Lentamente mi abituo a questa nuova vita, facilitata per fortuna dalla vicinanza del Guerriero e dal suo amore per l’Italia, che mi aiuta a vedere il rientro con gli occhi un po’ da turista. Mi innamoro della vista, della vicinanza con Nervi e il paesello di pescatori, dei gelati di Gaggero, delle serate sui ciottoli della spiaggia a mangiare la pizza con il Guerriero.
A novembre, dopo varie valutazioni, ci trasferiamo però in centro storico, per riprendere un po’ di vita sociale visto che – a quanto pare – il nostro passaggio temporaneo a Genova si allungherà più del previsto.
I miei primi WordCamp
Dopo sei mesi di vita con un gruppo di colleghi a distanza, il 2016 è stato anche l’anno in cui ho avuto modo di rendere più reale la mia nuova esperienza lavorativa. A Febbraio incontro (quasi) tutti i miei colleghi a Parigi per il WordCamp, la mia prima esperienza di gruppo nel mondo WordPress. Ho vissuto per 4 giorni in una casa inarrivabile ed elegante nel quartiere Montparnasse, respirato aria di metro parigina (sì quell’odore a metà fra la benzina e i cornetti alla crema), conosciuto persone da tutta Europa e qualche celebrità WordPressiana dagli USA.
Mi sento ancora un pesce fuor d’acqua, ma muovere questi primi passi mi apre un mondo nuovo ed entusiasmante, a cui posso realmente contribuire. A giugno salgo su un treno che da Genova mi porta a Vienna, per il WordCamp Europe: sto via 4 giorni di cui 2 interi di viaggio in solitaria, ne avevo decisamente bisogno. A ottobre partecipo al WordCamp Milano e questa esperienza fra connazionali mi da in qualche modo la spinta per lanciarmi e mi candido come oratrice per il WordCamp Barcelona di dicembre. Nonostante il nervosismo isterico all’idea di parlare con un pubblico molto ampio, mi faccio coraggio e parlo della mia storia da impiegata a lavoratrice da remoto per un plugin WordPress. Torno a Genova entusiasta e con tantissima energia per i WordCamp del 2017!
I viaggi programmati e quelli che sono arrivati senza preavviso
Quest’anno è stato senza dubbio uno dei più movimentati in termini di spostamenti. Fra i viaggi fatti per lavoro, quelli per piacere e quelli per motivi familiari, ho accumulato qualcosa come 150 ore di viaggio fra aerei, treni, navi e autobus.
Ho viaggiato a Parigi, Vienna, Berlino, Palma di Mallorca, Pechino, più diversi giri tra Firenze, Torino, Milano, Ferrara, nuove zone della Sardegna. E ora scrivo mentre aspetto un treno per Zurigo.
Se ripenso a tutto questo susseguirsi di mezzi di trasporto, valigie da riempire e svuotare, ansie da trasloco, persone conosciute in viaggio, hotel e ostelli, mi viene un momento di capogiro.
Amo viaggiare, e mi piacerebbe mantenere questo ritmo —magari con qualche trasloco in meno, ecco.
Allo stesso tempo si è fatta spesso anche un po’ pesante la sensazione di nomadismo.
Non so nemmeno io se aspiro ad avere una casa mia, ferma e stabile nel tempo; però durante questi 12 mesi più volte ho avuto un momento di sconforto di fronte all’ennesimo spostamento, soprattutto quando il viaggio aveva a che fare con Barcellona.
Vivere lentamente
Una parte importante della nostra famiglia è andata via a giugno: mia nonna riesce ad attrarre la famiglia al suo capezzale, Australia inclusa. Sono giorni di attese lente, carezze e ricordi. Di persone che vengono a fare compagnia e ad accompagnarci in questo momento di lentezza. Il paesello diventa esclusivamente luogo di ricordi di infanzia, e lo vivo in maniera estremamente serena.
Questo insegnamento di lento vivere accompagnerà un po’ i restanti sei mesi del 2016, il che non è sempre positivo. Vivere lentamente vuol dire lasciare che certe cose scorrano, soprattutto quelle che fanno più male, i rapporti che vanno raddrizzati, quelli che mi hanno fatto sentire per anni. Vivere lentamente è prendere decisioni che vanno bene per me e i miei ritmi, affrontare i problemi con calma, essere cosciente che in ogni caso su certi aspetti della vita non ho proprio nessun controllo. Il lato negativo è che mai come quest’anno mi sono sentita distratta e con una memoria da pesce rosso.
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Di propositi per il nuovo anno non ne ho, non li faccio mai, a dire il vero.
Ne avevo invece diversi per il breve termine, obiettivi raggiungibili, piccoli, relativi al modo in cui mi pongono con gli altri.
Sono in viaggio anche in questo senso, sicuramente.
E non vedo l’ora di vedere come segue questa evoluzione.
E voi come valutate questi vostri ultimi 12 mesi?
È ufficiale: sto divorando uno dopo l’ altro tutti i post del blog
ahaha mi fa piacere, serviti pure, il frigo è pieno! 🙂