Da quando sto vivendo a Genova, sono tornata a essere quella personcina casalinga che i quattro anni di vita a Barcellona avevano tirato fuori dal guscio. Non sono mai stata una persona mondana: tipo, tra una festa in discoteca e una a casa di amici ho sempre preferito la seconda, 10 a 0.
Sono una tipa da divano, cucina casalinga, karaoke in salotto quando il vino rosso abbonda, amici seduti sul pavimento.
Barcellona era riuscita a combinare questo desiderio di socievolezza e intimità casalinga con serate all’aperto, senza meta, senza paranoie, senza biglietti d’ingresso. È l’unico posto in cui mi sia sentita veramente a mio agio in entrambe le situazioni.
Genova è un altro discorso, ma devo dire che non mi sto sforzando molto.
La sto conoscendo molto più alla luce del giorno che alla sera, ed è una conoscenza quotidiana, fatta più di camminate confortevoli verso il fruttivendolo preferito, il tortaio che ha la farinata calda, il panificio arabo che fa un pane divino.
E alcune di queste piccole gioiose scoperte sono merito dei tips della mia amica Pitticca, detta anche l’Appeana.
Però prendiamo una domenica d’inverno qualsiasi, quando il vento entra nei vicoli sbattendo contro le saracinesche abbassate di ristoranti e locali. A Genova la domenica è quasi tutto chiuso. In ogni caso, le ultime domeniche si sono susseguite con una pioggia dopo l’altra, quindi poco importa. Sto patendo questo inverno lungo e grigino da nord Italia, che il mio subconscio aveva accantonato dopo gli anni lombardi.
Per supplire a questa casalinghitudine, io e il Guerriero abbiamo deciso di comprare la tessera annuale dei Musei: costa 50€ e permette l’ingresso a tutti i musei pubblici di Genova, senza limiti.
È stato il nostro antidoto all’inverno, un tentativo di strapparci al nostro soppalco in legno e al divano rosso così comodo, dove ci rannicchiamo per le maratone interminabili di Netflix.
Con la tessera dei musei abbiamo una buona ragione per uscire di casa e conoscere Genova, ché la parte più bella di questo ritorno in Italia è vedere la città come fa il Guerriero.
Cioè con gli occhi di uno straniero che apprezza le cose belle che a me sarebbero passate sotto lo sguardo dell’abitudine.
Perché noi Italiani siamo abituati alla bellezza, alle mura antiche, alle colonne di marmo imponenti, alle sfumature degli affreschi, alle strade acciottolate, e ci camminiamo sopra senza pensarci tanto. Ma quando abbiamo vicino qualcuno che non dà per scontato questi dettagli, ecco, in quel momento possiamo ri-apprezzare le nostre città. Fine del momento patriottico.
Oh, io mi sto sforzando. Ma Barcellona mi manca da morire, e ogni volta che vedo una foto della Barceloneta o mi capita sotto gli occhi un annuncio su una delle feste popolari (come la festa grande per Sant’Eulalia che si celebra in questi giorni), inevitabilmente mi chiedo “Ma ricordami un attimo che cavolo ci fai qui?“.
Appunto, mi sono persa io o manca ancora la spiegazione del ritorno in Italia? Pensavo fosse una lunga vacanza!
Lo pensavo anche io, Isa! Forse è per questo che non ho mai scritto un vero post-spiegazione del ritorno 🙂
Forse lo farò, anche se per la legge di Murphy è probabile che appena mi deciderò a scriverlo la “lunga vacanza” finirà, chissà!
Penso sia normale sentire la mancanza, prima o poi passerà 🙂
Tra l’ altro l’ idea dell’ abbonamento annuale ai musei è geniale, mi sa che a Roma non c’ è una cosa simile
Si in effetti è molto utile se ti piace andare in giro per musei a passare le giornate di pioggia 🙂
Se ci fosse a Roma varrebbe la pena farla pur non vivendoci, sarebbe fichissimo! 🙂
Mitica! (grazie per la citazione 🙂
Beh, il credito è tutto meritato 🙂
Bella idea, quella della tessera Musei, anche se le maratone Netflix rappresentano un must praticamente quotidiano (ieri sera terminata l’ennesima serie TV).
Io credo che la tua sia ancora una lunga vacanza. Del resto, sei una cittadina del mondo e, al di là dei traslochi che sono sempre impegnativi, oggi sei a Genova, domani chissà.
Sai che proprio qualche giorno fa parlavo con la mia dolce metà che mi piacerebbe andare a Barcellona in primavera? Magari poi mi faccio dare qualche dritta, sono passati troppi anni da quando ci sono andato!
Netflix è il nuovo concetto di comfort zone, cioè per me divano-cuscini-Netflix è la trilogia perfetta 🙂 Male, molto male.
Siii Barcellona in primavera Per qualsiasi per consigli su dove mangiare/andare/evitare la folla, sono a disposizione!
Come sono d’accordo con te!
Il mio consiglio è di smettere di seguire (per un po’) pagine, blog che parlino dell’amata. (Nel tuo caso Barcellona).
Io sento un vero e proprio colpo al cuore (davvero, il cuore fa un tuffo) quando vedo, anche per sbaglio, una foto di un angolo di Madrid. E sono passati otto anni, ormai.
Ma i grandi amori sono così, non puoi mai dimenticartene.
Pensa che la stessa cosa mi capita con la città dove ho vissuto a intermittenza per cinque anni durante l’università in Italia. Quando torno è di nuovo amore, quando leggo un articolo o mi capita davanti una foto di un posto che conosco è di nuovo nostalgia potente.
Ti abbraccio e complimenti per l’idea della tessera musei, magari vedo se ne esiste una anche qui. Che alla fine tra i giorni di pioggia e quelli a 45° i motivi per non uscire si trovano pure qua!
Mh si vero che il detto “lontano dagli occhi, lontano dal cuore” potrebbe funzionare…
La sensazione è quella, il tuffo al cuore ogni volta che vedo qualche foto o qualcuno parla di Barcellona. Ma è come se parlassero di casa mia e io mi sentissi momentaneamente lontana. Forse ci ho anche lasciato troppe persone che mi mancano molto nella mia vita attuale.
Un abbraccio a te dall’altra parte del mondo! 🙂