Mi sveglio la mattina e afferro il cellulare con la scusa di vedere che ore sono: tempo due secondi e sto già scorrendo il Gmail, gli occhi ansiosi di vedere i nuovi arrivi in negretto che contengono i segreti del mondo.
Mi alzo barcollante e raggiungo la cucina (mi ci vogliono quattro passi contati), apro la finestra per vedere se c’è il sole e qual è lo stato del mare, mi inebrio di questa tranquillità mattutina e afferro la caffettiera.
La riempio con l’obiettivo di fare il caffè ma poi mi rendo conto che la priorità è passare al bagno, mi guardo allo specchio e penso a cosa vorrei per colazione. E mentre pongo questa domanda anche al Guerriero che ancora si rigira nel letto, mi ritrovo al tavolo con il computer acceso, pronta per una nuova colazione nerd.
Le linguette dei siti web che visito più spesso si moltiplicano una accanto all’altra, un’occhiata fugace a tutte le homepage fino a che un languorino non disturba il mio surfeare mattutino.
Finalmente ricordo che la caffettiera è rimasta abbandonata sulla vetro-ceramica spenta e non ho terminato di riempirla.
Prima che il caffè sia pronto ho già archiviato le mail, dato un’occhiata al Facebook per assicurarmi che mentre dormivo non sia caduta un’asteroide che ha distrutto metà pianeta, letto senza troppa attenzione le aperture dei quotidiani e spalmato la baguette con la marmellata di albicocche.
A lavoro apro il Gmail dell’ufficio e vedo se c’è qualche scoop del giorno, apro la box mail delle pazienti e conto quanti messaggi non letti si sono aggiunti a quelli del giorno precedente, apro la lista delle chiamate arrivate e conto quelle prioritarie.
Mentre chiamo una paziente per darle delle istruzioni che ripeto ormai a memoria, invio risposte email automatiche e classifico quelle prioritarie; mentre rispondo a una mail lunga di una paziente in vena di domande esistenziali, spiego per l’ennesima volta alla mia collega sbadata come deve programmare un crio-transfer usando la tavola automatica e rido per una battuta della collega romana.
La sera dopo il lavoro avvio la cena con il Guerriero, mi siedo sul sofa aspettando che sia pronto e penso di rilassarmi, invece inizio a scrivere un post che abbandono a metà, riprendo una lezione del corso di Digital Marketing che avevo lasciato in sospeso dalla mattina, mi faccio distrarre da una chat sull’Hangout di Gmail e rispondo a mia madre su Whatsapp che mi chiede cosa preparo per cena.
Mentre faccio i piatti prima di andare a dormire, guardo le scene di vita dei dirimpettai pakistani che tagliano il cocco da vendere il giorno dopo in spiaggia e ricordo al Guerriero che i suoi auricolari si trovano nel contenitore marrone in cima alla libreria.
Non ho idea di come facessi a saperlo.
A parte constatare, solo ora che rileggo quanto ho appena scritto, che l’onnipresenza del Gmail nella mia vita è abbastanza inquietante, volevo dire che con questa storia del multitasking ci hanno reso sceme.
Non so a chi dobbiamo l’invenzione di tale parola e la sua introduzione in tutti i CV che si rispettino.
Non ricordo nemmeno quando ho iniziato a essere una persona multitasking (probabilmente ai tempi in cui ero una market analyst in un ufficio milanese), ma questa cosa mi si sta ritorcendo contro.
Più che multitasking mi sento sempre più isterica, in un passaggio distratto fra un’attività e l’altra, e con la costante sensazione di non portare a termine niente. E non ho nemmeno figli che mi incasinino ulteriormente la vita.
Devo preoccuparmi?
Dubque, essendo io come te precisa, e mettici pure Ruzzle al cesso e per addormentarmi, se ti preoccupi chiamami ché vengo anche io.
Ruzzle mi manca, ci mettessi pure quello potresti chiamare la neuro. La chiamo per te ¿intanto?
Sì ma nel frattempo scrivilo su fb e fotografalo su instagram.
Que todo el mundo se entere!
Quanto e’ vera la storia che l’accesso facile alle tecnologie ci rende piu’ distratti… sai quante volte sto leggendo un libro, prendo il cellulare per guardare l’ora, da li’ apro la posta o Facebook e… addio. Preferivo quando gli smartphone non esistevano!
Capita anche a me con i libri, e di conseguenza mi noto più distratta anche nelle letture online, con i quotidiani per esempio. Ora mi sto sforzando di lasciare il cellulare in cucina quando vado a dormire, per non cadere in tentazione. Vediamo quanto dura.
Spassosissimo. Ma tragicamente vero.
Sto però cercando di contenermi … dopo le 21, ad esempio, non controllo più niente e spesso alle 22 il telefono è in modalità volo.
Recupero al mattino, facendomi almeno mezz’ora di feed reading prima di metter su la moka…
Buona strategia, senza dubbio 🙂