Mi sveglio dalla siesta, dopo essermi addormentata sul divano con il libro sul petto (sto leggendo “Il responsabile delle risorse umane” di Yehoshua) e aver lasciato Spotify sintonizzato sulla playlist “Café y Libros“.
Ecco, mi sono svegliata di un triste ma di un triste che ho avuto la tentazione di scendere giù al primo chiringuito e chiedere un negroni, ma poi mi sono resa conto che ho i pantaloni del pigiama coi funghetti e che soprattutto non avrei trovato un negroni al chiringuito sotto casa.
Vero che ‘sto responsabile delle risorse umane sta affrontando un viaggio in una steppa gelata non meglio identificata dell’est Europa per dare degna sepoltura a una sua dipendente, morta in un attacco terroristico a Gerusalemme, quindi colpa anche mia che mi cerco letture poco allegre prima della siesta.
Ma vogliamo parlare della playlist di Spotify che associa al binomio caffè + libro una canzone più triste dell’altra?
Canzoni che devono aver scavato subdolamente nel mio inconscio addormentato facendomi risvegliare con questa amabile sensazione di spossatezza mista a malumore e disillusione. Manco avessi scelto la playlist “domenica pomeriggio – domani è lunedì”.
Non scherziamo sulla malinconia della domenica pomeriggio
Va affrontata con molta cautela, possibilmente indifferenza fino alla fine, come se fosse un pomeriggio normale, solo con più tempo libero del solito. E invece, incauta che non sono altro, sono caduta sulla playlist di Spotify.
Ora per rimediare devo mettere su qualcosa di positivo, possibilmente esotico, possibilmente ballabile, però piano – che nel soggiorno di casa ho a disposizione solo 10 metri quadrati – e soprattutto che sia cantabile.
E allora inizio con questa, che amo.
E non dico nient’altro perché ci sono troppe cose dietro Ojos Color Sol, iniziando dal mio amore sviscerato per Silvio Rodríguez che qui combina delicatamente la sua voce con il ritmo dei Calle13
E poi arriva in soccorso anche il consiglio amoroso di chi, anche se momentaneamente lontano fisicamente ma sempre vicino, mi scrive “si te tomas un vinito dominguero?“.
L’unico vino che ho in casa al momento è uno che si trovava nella strenna natalizia 2014 e che, dopo un’ignorantissima ricerca su internet, scopro essere un caro vino iberico (consultabile qui, per chi se ne intende).
Dopo po’ di titubanza, alternando frasi di autoincoraggiamento tipo “posso brindare a me stessa con un buon vino” e altre più pratiche come “c’ho pure la birra in frigo”…vince la birra.
Il vino buono lo lascio per quando torna chi mi consiglia di berlo stasera.
Ma a voi che effetto fa la domenica pomeriggio?
No perché magari con un gruppo d’ascolto riusciamo a venirne fuori.
Le domeniche senza figlio hanno più o meno stesso effetto che combatto (di solito con successo) con libri, serie TV, birra e sessioni di stiratura, spolveratura e pulizia vetri. In attesa di poter andare al mare!
🙂 vedo che anche tu ti metti bene al riparo dalla malinconia domenicale!
sigh, la domenica pomeriggio è sempre stata la mia bestia nera, fin dai tempi della scuola. anzi direi che adesso è meglio, paradossalmente. Forse è l’unico vantaggio della disoccupazione. Ottima l’idea di affrontarla facendo finta di nulla, me la segno!
Segnala segnala, spesso funziona 🙂
io avevo la dominghite acuta quando vivevo a milano e facevo un lavoro che non mi piaceva…ora per fortuna è meno opprimente però è siempre dietro l’angolo!
La domenica pomeriggio è una tortura fin dall’infanzia, quando sapevo che il giorno dopo sarei dovuta tornare a scuola. Ad oggi non ho ancora una ricetta per combatterne la malinconia, però c’è da dire che, non lavorando, le giornate ormai si somigliano tutte, e posso far diventare la domenica un venerdì, per esempio.
questo è vero, come si omogeneizzano i giorni quando non c’è bisogno di calendarizzarli, un po’ come succede quando si sta in vacanza, alla fine.
Io mi godo la domenica pomeriggio esattamente come il sabato pomeriggio. è una lotta perenne con mia moglie, che invece inizia il suo stato catatonico-depresso-malinconico già la domenica mattina (“non ho nessuna voglia di andare a lavorare domani”).
Io invece mi godo le ore di relax, sapendo che dal giorno successivo si è costretti a ricominciare a correre. E domenica sia!
per anni sono stata uguale a tua moglie, poi mi è bastato cambiare lavoro, e alla fine cambiare un po’ di cose della mia vita…e ora vado più d’accordo con la domenica, anche se la tratto con rispetto
🙂
O mio Dio.. non sono l’unica….
Di domenica pomeriggio mi sento: vuota, triste, sola anche se sono in compagnia, depressa, sull’orlo del baratro ecc ecc… Sono più di 32 anni che cerco l’antidoto alla domenica pomeriggio.
se lo trovi fammi sapere 🙂 (scusa se rispondo solo ora ma non so perché il tuo commento era finito fra lo spam!:()
buona giornata!
[…] Ah, naturalmente il momento adatto per fare tutto questo è, solitamente, la domenica pomeriggio. […]