A volte mi chiedo da dove arrivi la forza che permette di non farci scoraggiare dai problemi e di non soccombere all’incertezza del futuro. È la stessa forza che passa sopra i commenti di chi pensa che alla mia età – trent’anni e qualcosa – la vita dovrebbe essere diversa, stabile, sicura, determinata. Una vita in cui magari dobbiamo mantenerci attaccati al lavoro sicuro anche se ci fa schifo, la relazione di coppia sfilacciata che è più un rimpiazzo per non stare soli, la città che sentiamo annullarci nel suo anonimato, quell’impressione di annichilimento dei giorni che vanno avanti uguali fino al prossimo fine settimana. Con questa forza possiamo decidere di prendere un’altra direzione, meno stabile, sicura, determinata, eppure più adatta a quello che sentiamo di essere. Ma questo non ci mette al riparo dagli scossoni e dai momenti in cui pensiamo di aver fatto un grande errore. La comodità di una vita più agiata è un grande richiamo, soprattutto quando sembra l’unico esempio degno di essere seguito.
Devi crescere! – a volte mi dicono. Cosa vuol dire?
Mi vedo crescere, ogni tanto spunta qualche capello bianco che ho smesso di strappare di fronte allo specchio.
Non basta, devi crescere, fare una vita da adulto! – mi rispondono. Cosa vuol dire?
Il fatto che non abbia un ufficio in cui timbrare il cartellino alle 9 del mattino mi rende meno responsabile di fronte alle incombenze della vita di tutti i giorni? Non pago comunque le mie bollette, l’affitto della mia scatola di fiammiferi, le tasse, il cibo che riempie il mio frigo? Anche se non sono legata a un’ipoteca trentennale non ho comunque un tetto che mi protegge la testa e in cui dormire al sicuro, in cui sono custodite le mie cose? Perché non siamo abituati a dare valore alla liquidità del possesso, al fatto che – se un giorno avrò bisogno – potrò lasciare la mia scatola dando semplicemente un mese di preavviso e muovendomi senza portarmi dietro alcun debito?
Ma non sai dove stai andando! – ribattono. Perché voi si?
Anche se fate la stessa vita da anni e pensate di essere già sul cammino giusto, pensate di essere immune dagli scossoni del futuro? Pensate che stare al sicuro sul vostro binario sempre dritto vi metterà al riparo da eventuali cambi di direzione? E quando arriverà un cambio di direzione, pensate che non vacillerete minimamente e rimarrete impassibili di fronte alla possibilità di scelta? Pensate che non proverete mai rimpianto per quello che non avete preso solo per paura di perdere le vostre comodità? Siete convinti che non mettere in discussione le vostre scelte mai, in nessun momento, vi farà sentire soddisfatti di voi quando avrete più anni alle spalle che davanti?
Non so identificare esattamente da dove arrivi questa forza di rispondere alle domande e ai problemi che inevitabilmente si presentano, perché ci sono, come è naturale che sia. Direi dallo stomaco, che sta ormai tranquillo la mattina, invece che bruciare e farmi correre al bagno cinque minuti prima di uscire di casa, come succedeva ogni santo giorno dei miei anni di vita sicura. Buffo come il corpo ci voglia parlare e rifiutiamo di ascoltarlo. Ma il suo silenzio pacifico si sente, eccome se si sente, quando finalmente gli prestiamo attenzione.
Rimango ancorata alla filosofia di risoluzione calma dei problemi, tanto ho capito che affrettarmi per risolvere tutto in una volta non è possibile. E se voi che pensate che non abbia voglia di crescere volete continuare a farmi domande, ben venga. Darvi risposte è un grandissimo allenamento per il mio stomaco.
Condivido in pieno tutto quello che hai scritto. La vita e’ fatta per essere vissuta nel piu’ sereno e costruttivo dei modi e, oltretutto, nel modo che piu’ si addice alla nostra personalita’. Ho scritto un post simile sul mio blog mesi fa (l’ho semi abbandonato) dove dicevo che, agli occhi dei piu’, all’ombra dei miei trent’anni non ho una casa di proprieta’, una macchina e una carta di credito e non faccio il lavoro figo che avrei voluto. Forse quest’ultimo punto e’ l’unica cosa che brucia ma del resto non mi importa niente. Nella vita conta stare in pace cone se stessi e le esperienze, non le cose o i debiti che si accumulano. A me piace questo senso di instabilita’ perche’ ti lascia aperte un milione di possibilita’.
Anche a me Marta piace questo “senso di instabilità” come lo chiami tu, devo dirlo a voce bassa perché sono parole che possono essere fraintese, ma io trovo molto entusiasmante l’idea di poter aver davanti molte possibilità e di non dover per forza scegliere uno stile di vita che mi áncora alle COSE. Per questo finora sono stata restía a comprare una casa o a una macchina, non ho voglia di imbarcarmi nei debiti e non sento di avere bisogno di questi possedimenti.
Ho visto che il tuo blog langue un po’, come mai? Ti sei stancata?
C’è un libro bellissimo che sto leggendo il cui protagonista racconta di sè e delle sue scelte di vita da tutti criticate. S’intitola “la strada giusta” e in molti aspetti mi sembra di cogliere i tuoi stessi pensieri. Anche lui, Francesco Grandis, come te, parla di un corpo sofferente a causa di una vita che non riusciva a tollerare. Hai ragione sul fatto che la gente si illude di avere un percorso di vita lineare. Non si guardano e non vedono quanto sia strabordante la loro insoddisfazione che puntualmente riversano sugli altri. Molti ti invidiano, sai, per il coraggio che hai nel prenderti la tua vita e cucirtela addosso. Come poi tutti dovremmo fare.
Beh Linda a questo punto lo voglio leggere! Grazie del consiglio e del tuo commento dolcissimo, come sempre 🙂
secondo me non se le fanno queste domande. e senz’altro vivono meglio di me
senz’altro. però preferisco vivere nella domandosità piuttosto che nella solita routine..
Io concordo al 110% con te, cara Giulia. La protezione della propria vita stabile, della comfort zone, come si dice oggi, è da un lato la cosa più semplice, ma nello stesso tempo anche la cosa più deleteria.
Hai ragione, il corpo dà segnali, ma è peggio quando non li dà e si scopre la depressione. E non ci si può permettere questo, perchè la vita va vissuta appieno.
Si, sicuramente molto peggio quando il corpo non dà segnali o ci si ostina a non considerarli…