Discorso tra me e la ragazza che pianificava le cose da fare prima dei 30 anni

pianificare cose da fare prima dei 30 anni

Era il 2003, se non mi sbaglio. Esame orale di inglese, terzo anno della facoltà di Economia: dovevamo scegliere un pezzo giornalistico da analizzare e discutere faccia a faccia con l’insegnante.
Avevo scelto un articolo uscito su The Economist che parlava delle differenze salariali fra uomini e donne durante i loro percorsi di carriera.

E lei come si immagina fra dieci anni, signorina? Vorrà dare spazio alla maternità o si vede come una donna in carriera?

Mi aveva chiesto l’insegnante.

Non vedo perché non potrei fare entrambe le cose – le avevo risposto candidamente.

Lei mi aveva guardato con un sorriso di condiscendenza, piegando leggermente la testa da un lato.
Glielo auguro, mi aveva risposto, ma vedrà, non sarà per niente facile.

Cosa direi oggi a quell’insegnante, se dovessi rivederla?
Che forse in parte aveva ragione. Non è facile. E più di dieci anni dopo, le direi che non sono né madre né donna in carriera. Ma spero che lei non faccia più le stesse domande, che si sia resa conto che ci sono donne che non devono per forza scegliere fra l’una e l’altra possibilità.

In ogni caso, niente di ciò che aspettavo da quella me stessa ventunenne si è avverato.

E non per una questione di difficoltà.

Ho avuto la mia fase di disperato bisogno di programmare, pensare alla mia vita di donna come una linea che prevede degli step da eliminare dalla to do list, delle fasi da raggiungere.
La laurea, un lavoro stabile, il matrimonio, il primo figlio entro i trent’anni.
Perché in qualche modo ci siamo un po’ abituate, no?, a vedere i trent’anni come l’età in cui una donna dovrebbe essere al passo, aver già raggiunto una qualche posizione.
Aver deciso se essere donna in carriera o madre, o se fare la super eroina ed essere entrambe.

Questo pensavo poco più di dieci anni fa, e non vedevo l’ora di continuare a sforzarmi per raggiungere questi obiettivi.
Che invece si sono fatti labili, svanendo nel tempo, offuscati da altre idee, città in cui ho vissuto, persone conosciute, lavori che ho fatto, lettere di dimissioni, traslochi.
Amici che mi hanno preceduto, amici che sono rimasti indietro, viaggi, lingue straniere. Riformulare i miei obiettivi in altre lingue e vederli assumere nuove sfumature, rendermi conto che alcuni di loro non erano più così importanti, perché io stessa nel cammino ero cambiata.
E la strada per cui mi ero sentita tanto fremente, con quella voglia di crescere e mangiare il mondo e i suoi pregiudizi, si è tutto a un tratto biforcata verso orizzonti che non avevo previsto.

Mi è tornato in mente tutto questo perché poco fa, durante una pausa dal lavoro, chattavo con un amico. Mi parlava dei suoi piani e del fatto che la sua fidanzata gli ha dato tempo 2 anni, allo scadere dei quali vorrà sposarsi.
Lui ha 27 anni, ha già fondato una società che sta andando a gonfie vele, ha da poco comprato casa con lei.
Lei di anni ne ha 25 e lavora in una solida società nel sud della Francia.
Lui fino all’anno scorso mi chiedeva informazioni sulla Spagna, perché c’era nell’aria l’idea di trasferirsi in un posto più soleggiato, fare una vita più leggera.
Lei invece fremeva per comprare casa, la Spagna la vedeva più come meta di vacanze, e non aveva la minima intenzione di ricominciare tutto in un Paese straniero.

Mi sono venuti un po’ i brividini a leggere queste poche linee, che lui mi ha scritto con veemenza
[avete presente i puntini che si muovono e la scritta “sta scrivendo sta scrivendo” che va avanti per diversi secondi?]

Mi ha “dato” 2 anni.
Cioè, lei ha proprio un’agenda.
Vuole avere un figlio prima di compiere 30 anni.
Entrambi vorremmo sposarci prima di avere dei figli, quindi sì, ho in pratica 2 anni di tempo.
Il fatto è che lei vuole organizzare un super matrimonio, una di quelle feste enormi con un sacco di gente, mentre a me non interessa proprio farlo così.
Non ho intenzione di concentrare il mio tempo intorno alla preparazione di un matrimonio.
Però tutti i nostri amici si stanno sposando, lei vuole fare lo stesso, e in grande. Vuole quel tipo di matrimonio in cui lei sarà principessa per un giorno.
A me piacerebbe qualcosa di più intimo, senza troppe persone o enormi festeggiamenti…mi sento un po’ sotto pressione all’idea, ma non posso nemmeno andarle contro.

Io le vorrei tanto parlare a questa ragazza, vorrei che mi spiegasse con il cuore in mano cosa la spinge a volere tutto questo in un lasso di tempo così ben definito.
In realtà so cosa la spinge, ma mi interesserebbe molto sentirlo dire da lei.
Forse vorrei rivedermi in quella sua illusione.
Nell’illusione che la vita andrà dove vogliamo, se ci sforziamo abbastanza per raggiungere i nostri obiettivi.
E funziona, eh. Funziona.
Giocando bene le nostre carte è possibile, avere un lavoro stabile, rimanere con la persona che poi sposeremo, avere un figlio presto se la salute lo permette. È possibilissimo.

Ma vorrei chiedere, a questa ragazza, cosa farà dopo che avrà raggiunto tutto questo entro i trent’anni.
Come si sentirà all’idea di essere arrivata. Di aver raggiunto la meta. Di come pensa che saranno tutti gli altri anni a venire.

Il punto è che non ci pensiamo abbastanza, a quello che viene dopo.

Veramente.
Nell’ansia della programmazione, dell’andrà come voglio che vada, non mettiamo in conto quello che diventeremo noi, mentre seguiamo quel cammino.
Diamo per scontato che rimarremo sempre le stesse venticinquenni determinate; che ogni traguardo che raggiungeremo sarà festeggiato da esplosioni di soddisfazione e autostima.
Diamo per scontato che non ci stancheremo di correre, probabilmente ancora prima di arrivare ai trenta.
Non pensiamo che forse un giorno ci fermeremo a guardare il paesaggio e che potrebbe piacerci molto; che magari decideremo di rallentare se non di fermarci per un po’.

E il conflitto fra continuare a correre o goderci il cammino con calma sarà duro da affrontare.
Dovremmo oltretutto spiegarlo alla tifoseria che ci aspetta con la bandierina in mano, e ci cade il cuore a pensarlo.

Io glielo vorrei dire a questa ragazza, che i suoi obiettivi non hanno nulla di male.
Che fa bene ad avere dei sogni, a pensare alla vita che vorrebbe.

Ma che programmarli, metterli in agenda, vuol dire anche sfidare il signor Murphy. Perché lui è sempre dietro l’angolo a spiare fra le nostre pagine e a divertirsi un po’ con la nostra ansia di arrivare al traguardo per tempo.

Foto di copertina originale: Rodion Kutsaev

—☆—

Il mio segreto per schivare l’ansia da programmazione:

Non mi perdo mai perché non so dove sto andando

18 risposte a “Discorso tra me e la ragazza che pianificava le cose da fare prima dei 30 anni”

  1. La storia della ragazza del tuo collega mi ha messo l’ansia. Ne conosco diverse di persone cosi’ ed e’ uno stile di vita che non concepisco, forse anche perche’ nella mia vita ho avuto tanti imprevisti che hanno rimescolato le carte ma soprattutto perche’ non ho mai voluto lo stereotipo di vita a cui aspira questa ragazza. Quello che non capisco di queste situazioni e’ che a me sembra che le decisioni vengano prese unilateralmente senza ascoltare la controparte. Saro’ strana io, ma la mia idea di coppia e’ che le decisioni si prendono insieme e, cosa fondamentale, si sta insieme perche’ si guarda nella stessa direzione.

    Nonostante abbia smesso di farmi programmi (che qui, tra Brexit e rotture di relazioni siamo in modalita’ instabile suprema), dal punto di vista personale, l’unica cosa che vorrei in questo momento e’ un po’ di stabilita’ emotiva che, per scelta non mia, negli ultimi mesi e’ volata fuori dalla finestra. E trovare un Uomo degno di questo nome (ma esistono, sono arrivata a chiedermi?). Per il resto, le uniche liste che mi piace depennare sono quelle dei viaggi che voglio fare.

    1. Si anche a me ha colpito molto il tono rassegnato di lui. Sono un po’ pessimista in questo senso, ma certi comportamenti mi sanno tanto di anticamera dell’insoddisfazione.
      “si sta insieme perché si guarda nella stessa direzione” – sacrosante parole.
      (esistono, e te lo dico dalla mia esperienza di più di un decennio con un ragazzo “perfetto” da cui poi ho divorziato)

  2. Non so, leggendo il post ho avuto la sensazione che il matrimonio del tuo amico con la fidanzata “programmatrice” non si farà mai.

    1. Chissà. O magari sì, se lui decide di delegare tutto a lei.
      Fatto sta che mi lascia un po’ di amarezza, pensare che lo si affronti così.

  3. Ma che razza di domande all’esame di inglese eh.. Io invece l’unica cosa che avevo pianificato e che ho raggiunto é stato fuggire dall’Italia e vivere in una grande città per i concerti il resto é venuto cammin facendo, scegliendo e decidendo di volta in volta. E poi ogni cosa accade con uno scopo, mi piace credere nel destino. Un bacio Ali!

    1. Eh Paola, spero che a te avesse fatto domande più intelligenti!

      Anche a me piace credere nel destino, ora più che mai 🙂 Programmare non mi ha portato grandi cose, ahaha

  4. Compio 31 anni il prossimo mese e mi sposo a brevissimo (ne ho scritto sul blog due giorni fa): deciso sul divano a caso, con motivazioni validissime, niente festa per noi perchè non siamo i tipi. E non lo avevano programmato.
    Che tristezza programmare tutto.

    1. Io credo che le motivazioni per un matrimonio possano essere le più disparate, basta che siano valide per la coppia. E che se lo si desidera, festeggiare è una cosa bella, ma se non lo si desidera, anche 🙂
      Ma essere decisi insieme sul perché e come farlo, solo tu e lui, è l’unica cosa veramente importante, secondo me.

  5. Già.
    Una frase che ama ripetere l’Orso è: “Non aggiungere giorni alla tua vita, ma aggiungi vita ai tuoi giorni”.
    Credo riassuma il senso di quello che penso riguardo a questa corsa che quella ragazza – come molte- sta facendo.
    A volte però quella vita così organizzata non è un traguardo da raggiungere, è la fuga da una situazione che non ci piace. Molte sognano la carriera in ascesa continua e il matrimonio con figli presto perché magari vengono da famiglie instabili, con poche certezze di lavoro ed affetto.
    Io sono passata a fare sogni più piccoli, dopo essere stata per molto tempo affamata di riscossa, di traguardi e di punteggi.
    Forse si trattava solo di desiderio di rivalsa, di vanità, di voglia di inorgoglire la mia famiglia.
    Ma questo pubblico, se non ha battuto le mani prima, non lo farà neanche dopo, neanche con la festa immensa che quella ragazza immagina, neanche con i bambini che prevede di concepire entro i trenta.
    Chissà. Forse dovremmo solo imparare a volerci più bene, ad essere il nostro stesso pubblico e ad applaudirci da sole, senza trascinare i nostri compagni in macelli vorticosi da cui spesso se ne esce più male che bene.

    1. Vabbeh Virginia, solo applausi per questo tuo commento.
      non ho altro da aggiungere 🙂

  6. Direi che il commento di Virginia è la sintesi perfetta di quello che avrei voluto dire.
    Dalle parole del tuo amico francese emerge già palesemente la sua voglia di scappare. è evidente che lui non si sente pronto.
    è la sintesi indiretta di quello che diceva la tua insegnante, sebbene la domanda fosse inappropriata: il tuo amico non vuole rinunciare alla carriera e soprattutto credo abbia voglia di scoprire il mondo, andando un po’al di là della sfera perfetta (o presunta tale) che la sua compagna sta disegnando.
    La vita non è programmabile al 100%, io l’ho provato sulla mia pelle. E ogni tanto mi guardo indietro, con un po’di malinconia e tristezza.

    1. Credo che alla gran maggioranza di noi succeda di guardare indietro e vedere che certe scelte avremmo potuto farle in modo diverso. Programmando meno magari, dando più spazio all’improvvisazione e alla passione. Questo non vuol dire che non siamo più in tempo per affrontare le nuove scelte della vita in modo diverso 😉

  7. Quando assisto a queste situazioni in cui il ” lui ” o la “lei” della coppia pianifica la vita propria e altrui mi viene da pensare che al suo fianco potrebbe esserci chiunque. Io ho smesso di programmare quando mi sono scontrata con l’imprevedibilità della vita e quando ho trovato molto più interessante lasciare che mi sorprendesse. Questo mi ha permesso di accettare molto di più gli imprevisti che hanno ostacolato il mio cammino e, nello stesso tempo, di gioire immensamente di fronte ad eventi inaspettati che lo hanno illuminato. Il problema dei trent’anni e passa non è programmare quanto fare delle scelte: mai come in questo momento ne sento tutto il peso.

    1. Dici bene Linda, purtroppo a volte si dà più priorità alla “forma” in cui realizzare i propri sogni che non alla vera essenza, in questo caso “con chi” lo si vuole realizzare.
      Il peso delle scelte è un bel fardello del diventare adulti, verissimo. A volte è molto pesante, e in questi ultimi anni quante volte mi sono detta “ma com’erano belli i problemi dei 15 anni?!”. Però ecco, anche saper affrontare le scelte con maturità è un traguardo importante, forse lo dobbiamo vivere con questa visione positiva. Spero che il tuo peso svanisca presto, in ogni caso e che presto ti senta più leggera. Un abbraccio!

  8. Ah Giulia, quanto è vero! un mese fa ho compiuto i famosi 30 e ho scritto anche io un post su questo traguardo: traguardo solo anagrafico perchè in realtà non sono diventata per niente quella che pensavo quando avevo 20 anni. Ma non la vivo con amarezza: ho realizzato moltissimi sogni e, come dici tu, la strada si è diramata su mille orizzonti possibili, la vita mi ha mandato all’aria tutti i piani che avevo fatto e io stessa sono cambiata. Dovremmo un po’ più goderci il presente e smettere di continuare a guardare al futuro, altrimenti saremo sempre insoddisfatti.

    1. Esatto, godiamoci ‘sto presente, le sue sfide e anche i bei traguardi! Auguri Alice 🙂

  9. io ho lasciato tanto tempo al mio fidanzato storico che era un uomo in carriera come il tuo amico. ho atteso che lui si sentisse pronto. dopo sei anni mi ha lasciata per un’altra. La ragazza fa bene. Avrei dovuto anche io fare così. Essere coerente con i miei obiettivi.

    1. trentanniequalcosa dice: Rispondi

      Io la vedo da un punto di vista opposto.
      Sposarsi solo per essere coerenti con i propri obiettivi, e non tenere in conto quelli dell’altra persona con cui si vuole dividere la vita, è un grande errore.
      Il matrimonio è una scelta che può avere un significato diverso per ognuno di noi, ma una cosa è certa: va percorsa insieme e con gli stessi obiettivi per entrambi. Per quello che ho imparato dalla mia esperienza, divorziare a 30 anni non è questa gran bella cosa; e ti assicuro che ti mangi le mani a pensare di aver fatto una scelta così grossa e vederla confutata dopo poco tempo.
      Se il mio amico continua a tergiversare o si sente intimidito dall’organizzazione della sua compagna, vuol dire che ha ancora bisogno di tempo per pensarci.
      È molto ma molto meglio, prendersi questo benedetto tempo invece che porsi obiettivi temporali stringenti e vedere poi cambiare le carte in tavola solo a conti fatti.

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