È un lunedì freddo, a Barcellona c’è un cielo che—se non fossimo a Barcellona—sarebbe di quelli che minacciano neve, e ho una tristezza addosso che boh.
Fra pochi giorni scendo a casa per Natale (perché sì, se leggi la mia newsletter sai che i biglietti, anche se mi scoccia, li ho fatti in anticipo); intanto assorbo tutta la malinconia che questo periodo dell’anno, puntualmente, mi fa cadere sulle spalle.
Per dare un’idea di come mi sento, è come stare dentro una PMS di portata biblica. Ho il sonno agitato, mi commuovo per le pubblicità natalizie, piango pensando a chi passerà un Natale di merda, e poi ancora quando ricordo tutte le brutture che stiamo lasciando in piedi, senza garanzia di risoluzione, anche quest’anno.
Una grande gioia, insomma.
Scusa se passavi di qui e il tuo spirito natalizio è alle stelle. In caso, passami un po’ del tuo ottimismo.
Mi sembra quindi il momento giusto per compiere un’attività mediamente meditativa, e fare una lista.
Ho pensato alle varie possibilità: la lista delle cose che ho imparato nel 2019, la lista delle delusioni del 2019, la lista dei momenti esilaranti del 2019, la lista dei regali che avrei voluto per Natale (lo so, non sono ancora arrivati, ma confido nel fatto che nessuno potrà mai regalarmi quelli che scriverò qui).
Cose che ricorderò di questo 2019
Non riuscendo a prendere una decisione (perché dai, sono nel mezzo di una PMS biblica e prendere decisioni è sconsigliato), prevedo che verrà fuori un bel mischione.
Allora comincio:
Le crisi diventano ricorrenti se non le affronto per bene la prima volta
Continuo a scontrarmi con questo punto, anche se ogni volta mi dico ci starò più attenta. Se una cosa non mi fa felice, è inutile metterla sotto al tappetto come se fosse un rotolo di polvere. La sto solo silenziando, ma tornerà a urlare non appena alzerò un lembo dello zerbino. In ogni caso, è successo anche quest’anno. Nell’impossibilità immediata di cambiare ciò che non mi soddisfa, ho cercato di riparare cambiando prospettiva: lentamente, ma ci sto lavorando. Ho un piano, che seguo passetto dopo passetto, e a cui mi dedico con pazienza (e molte elucubrazioni, of course).
Investire su me stessa è una buona spesa
Non è economica, ma è una spesa oculata. Quest’anno ho speso parte dei miei guadagni per crescere professionalmente con strumenti che prima avevo paura ad affrontare. Ho comprato voli e biglietti per weekend di formazione, diversi libri che troneggiavano da tempo nella lista dei desideri, ho investito in networking e scavalcato la reticenza a usare con creatività un nuovo social network. Sono tornata dalla psicologa. Insomma, il portafogli non è rimasto tranquillo, e ho pure deciso di metterci la faccia. Per il momento non me ne sono affatto pentita.
Ho viaggiato tanto, ma anche rinunciato a dei viaggi importanti
Perché ho dato ascolto al mio corpo e allo stomaco che si stringeva al pensiero di dover partire. Non per paura, affatto: ci sono state motivazioni etiche e ambientali, dietro la scelta di viaggiare meno e meglio. Anche se ho perso qualche opportunità dal punto di vista professionale, sono stata contenta di aver dato la priorità ai miei valori.
La Sardegna vissuta in silenzio
In una casa al mare di una località saltata a piè pari dalle orde di turisti. Di fronte all’unico ristorante della zona, che però fa degli spaghetti divini e si affaccia direttamente sul tramonto in acqua. Del silenzio della notte, delle onde che diventano tempesta—perché nella costa ovest il vento fa questi scherzi—delle camminate sotto il sole con i nostri cappelli da esploratori. Una Sardegna così bella che mi ha fatto venire voglia di tornarci a vivere (ma per questo posticipo).
Aiutare gli altri è stato più difficile di quanto credessi (ma vale comunque la pena farlo)
Da tanti anni faccio volontariato. Sono stata insegnante di italiano per stranieri, insegnante di francese per stranieri, traduttrice, guida, factotum durante eventi comunitari. Durante il 2019, invece, ho iniziato a collaborare con un’associazione di Barcellona che si occupa di accoglienza per persone rifugiate. Ho iniziato con buona volontà ed emozione, ma, nonostante gli sforzi, mi sono scontrata con due realtà difficili. Certo, difficili lo sono tutte, queste realtà; le persone che mi sono state affidate, però, sono state una sfida dal punto di vista linguistico e culturale. Questo è un memo per ricordarmi che aiutare, a prescindere da quanta buona volontà ci si metta, è un atto che richiede una forma di collaborazione fra due persone. Poter dare e poter ricevere, senza perdersi nelle difficoltà del mezzo, sono due possibilità che si devono incontrare.
La stanchezza verso l’approccio da “assistenza clienti”
Questo blog esiste da quattro anni e mezzo, e alcuni dei suoi articoli hanno riscosso un discreto successo. Tanto che, per alcuni argomenti, a volte mi sento l’operatrice di un servizio al cliente. Ho perso il conto delle email e dei WhatsApp ricevuti da persone che avevano letto e apprezzato tantissimo i miei contenuti, e mi hanno scritto per chiedermi giusto qualche consiglio.
Per rispondere alle loro domande, ho dedicato tempo e pazienza, elargendo informazioni, spiegazioni, e spesso condividendo contatti, addirittura offerte di lavoro. In seguito, il nulla: persone che spariscono senza un grazie, o—forse pure peggio, devo ancora capirlo—che ritornano dopo periodi di silenzio perché hanno ancora bisogno dei miei consigli.
Io tutto bene, eh, grazie per averlo chiesto.
Anche se i documenti dicono il contrario, un matrimonio non si può cancellare
È stato un processo lungo, iniziato tempo fa e a cui io ho partecipato solo come parte passiva; ma il 2019 è stato anche l’anno in cui un tribunale ecclesiastico ha sentenziato che il mio matrimonio religioso non è mai avvenuto. La chiesa cattolica ha il potere di annullare il sacramento matrimoniale. Contenti loro e chi si vuole risposare in chiesa, pensavo.
Il fatto è che, per sentenziare tale nullità, la chiesa ha bisogno di scandagliare la vita altrui in un modo invadente e a tratti offensivo. Non so se rifarei questo favore, però almeno posso dire che il processo di annullamento alla sacra rota è un percorso antropologicamente interessante. Il 2019 mi ha dato la conferma che riesco a ridere e piangere con la stessa intensità di fronte a un pezzo di carta che racconta una versione inesistente di me stessa.
Sono una che sa difendersi
Non ho più paura di fare cose nuove. Un esempio? Quest’anno ho freqentato un corso di difesa personale. Con un gruppo composto da altre cinque ragazze e con un insegnante brasiliano, ho imparato le basi della difesa personale (che alla fine altro non è che un’introduzione al judo). È stato estremamente soddisfacente imparare a mettere un uomo di 90 kg al tappeto, affinare l’unagi, avere anche solo una minima idea di cosa dovrei fare per proteggermi in caso fossi aggredita. Sono solo delle basi, di sicuro non abbastanza. Ma hanno fatto tanto per la mia autostima.
Le persone che mi fanno sentire amata
Sono una persona fortunata, fortunatissima. Ho il passaporto del colore giusto, faccio scelte, affronto ostacoli, godo di un’incredibile quantità di privilegi, fra i quali includo anche l’essere accompagnata da persone che mi piacciono e che mi vogliono bene. Non ho delle relazioni perfette. Accetto (quasi sempre) di buon grado la disfunzionalità inevitabile insita nei rapporti umani: ma ho vicino a me tante persone che amo e che mi amano, e me lo sono ripetuta spesso, quest’anno. Incredibilmente (o forse mica tanto), alcune di queste persone sono conoscenze nuove, ragion per cui considero le amicizie strette dopo i trent’anni uno dei segreti più sottovalutati al mondo.
I regali di Natale che mi piacerebbe ricevere nel 2019
Pensavo di essermi mossa in anticipo, e in un certo senso è vero. Quest’anno ho vinto in parte l’ansia dei regali natalizi scrivendo le idee anche mesi prima, acchiappandole per non farle finire nell’oblio della quotidianità. Peccato che continui ad avere idee che mi piacciono, e a oggi, 16 dicembre, continuo a segnare possibili regali (e magari quelli che avanzano li farò l’anno prossimo).
Cosa regalerei, invece, a me stessa?
Dopo la lista dei regali del 2016 e quella del 2017 (il 2018 l’ho saltato, ci sarà stato un motivo? Non ricordo), accenno la lista del 2019:
Un anno sabbatico. Lo bramo fortissimamente. Un anno per recuperare, leggere, affinare la mia strada, viaggiare senza ansia da calendario, formarmi, e scrivere, scrivere tantissimo.
Cento nuovi libri. Ordinati in libreria, ma anche impilati sul pavimento, sulla cassapanca all’ingresso, sul tavolo, non mi importa. Cento libri, e il tempo per leggerli.
Una formazione a Londra. L’ho già adocchiato, il corso che vorrei: ha a che fare con la scrittura e costa tantissimo. Anche stare a Londra costa tantissimo. Ma chi mi vieta di aggiungere il desiderio in questa lista?
Un corso di canto. Visto che una nuova voce non la posso desiderare, mi regalerei perlomeno la possibilità di affinare quella che la natura mi ha dato. Cantare mi piace da morire, e una delle cose che preferisco fare insieme al Guerriero o a selezionatissime amiche sono le serate karaoke. Ecco, l’ho detto.
Un viaggio in Medio Oriente. Ne ho tantissima voglia, non c’è altro da dire.
L’ho spuntata, ho scritto due liste e ora mi sento meglio.
Se scrivere liste e sognare regali è un atto catartico anche per te, anticipami qui sotto la tua lista, dai!
Mi sono persa diversi dei tuoi post in questi mesi, ma ricomincio da questo che oltre ad essere particolarmente interessante e ben scritto, mi ha fatto riflettere sul concetto delle liste sulle quali io nutro una smodata antipatia, ma che probabilmente dovrei rivalutare come utili compendi utili alla vita!
Grazie mille! Per me sono proprio quello: compendi utili alla vita, da rileggere in futuro per ripensare a come è andata. 😉
(Mi sa che non hai perso molto, in quesi mesi di assenza, ho scritto pochissimo!)
Niente liste disfrutar cada dia per il 2020.
¡A disfrutar!
Questo post mi ha messo un’angoscia… Anche io ho avuto una vaga idea di “fare qualcosa per me” e si è tradotto con investire nella mia formazione. Adesso mi sveglio alle 5.30 con l’ansia di non avere abbastanza ore nella giornata. Ho avuto un burnout di due giorni in cui ero davvero a zero. Per fortuna c’è il sole e fa caldo e il Natale neanche si sente quaggiù 😉
Non volevo mettere angoscia, Isa! Volevo piuttosto sfogare la mia, eheheh 🙂
Mi spiace sia dovuta passare per un burn-out: a me è già successo una volta qualche anno fa e da allora cerco di stare attenta ai segnali e a fermarmi prima che sia tardi. Goditi il Natale soleggiato, sicuramente le vitamine solari aiutano con l’ottimismo!
Questo post mi ha messo un po’di ansia… le liste mi angosciano…. comunque posso fare una considerazione, anche se non e’ il punto principale del post.. come la Chiesa puo” ritenere cancellabile un evento storicamente accaduto?! Mi sembra davvero assurdo.