La bava dei ricordi digitali (storia dell’ennesimo lutto)

foto analogiche come sostituti di ricordi digitali

A fine giugno, mentre ero in trasferta a Berlino, il mio cellulare ha smesso di funzionare. Così, nel bel mezzo di un incontro con un cliente e mentre mi apprestavo a registrarne l’intervista.
All’inizio ho pensato si trattasse della batteria esterna a cui lo avevo collegato per ricaricarlo; “massì torno all’appartamento e lo carico con calma, così si riprende“.

Non si è ripreso.

E siccome quando piove sul bagnato magari diluvia anche, tornata all’appartamento mi sono accorta di aver perso il caricatore del pc, che—dubitavate?—era rimasto con il 5% di batteria.

Nel giro di pochi minuti sono passata da donna in tech ultraconnessa con il mondo esterno (e oltre) a donna in lacrime che non aveva modo di comunicare mentre si trovava in un paese straniero.

È stato difficile, lo ammetto e mi vergogno pure del quasi attacco di panico che ho sventato.

Questa vicissitudine di eventi ha rovinato parte della mia permanenza a Berlino, ma mi ha anche impressionato per un fatto: la sensazione di lutto che ho provato quando mi sono resa conto che il cellulare era morto e con lui buona parte dei documenti che ancora non avevo sincronizzato su Dropbox (mea culpa) più i dati di alcune app che usavo da tempo per tenere sott’occhio certi aspetti della mia vita (ciclo mestruale e finanze, temi agli antipodi ma entrambi importanti).

È molto più facile delegare

Ricordo ancora il grande piantone che mi feci quando, tipo quindici anni fa, il disco duro del mio pc si suicidò e io persi una serie di foto bellissime che avevo fatto a Milano.
Fu il mio primo grande trauma da perdita dati a cui tenevo.
Non mi capacitavo, com’era possibile che quelle tecnologie avanzate mi stessero lasciando in panne, inerme di fronte alla perdita di pezzi digitali della mia vita?
Ero tanto scioccata che ne scrissi sul mio allora-blog il quale—ironia della sorte—è morto pure lui per volere di Tiscali.

La bava dei ricordi

Ci lasciamo dietro una bava lumacosa di immagini, scritti, bit e bot spentisi in un blackout di codici binari, decimati in un’epidemia da trojan o in seguito a una caduta imprevista del cellulare dentro il wc.

Cosa possiamo fare per evitare il peggio?
Stampare, stampare, dicono i saggi!

Però mi dico, e il rimorso del tradire il principio della vita a basso impatto ambientale dove lo metto?
Che cosa ne sarebbe di tutti gli alberi che dovrei uccidere per stampare articoli e archiviare selfie?
E poi, dilemma sentitissimo nel mio caso, cosa faccio coi problemi di spazio?
E con la storia che vorrei accumulare meno oggetti possibili?
Mi ci vedo, infilando sotto il letto fotolibri con le foto delle vacanze e la polvere che gli si accumula lanosa fra le pagine mai aperte.

Non sarà che, forse, il problema è che delego troppo al digitale e gli assegno un ruolo che in origine era del lobo temporale del mio cervello?

Cosa ne penserà lui, il lobo temporale, di tutta quella memoria che archivio esternamente?

A volte me lo immagino, il lobo rilassato, scocciarsi quando gli chiedo di fare uno sforzo e tornare indietro nel tempo per ricordare il nome di quel ristorante in cui si mangiava una pizza così buona di cui ora mi rimane solo una foto anonima nella cartella Dropbox “Foto Estate 2016“.

Come archivio la mia vita online

Negli anni ho affinato le mie tecniche di archiviazione, ma la verità è che non siamo mai pronti agli imprevisti (e la pigrizia è l’ultima a morire).

∙ Da qualche anno ho un account professionale su Dropbox da non mi ricordo quanti terabyte.
∙ Ho anche un account Google Drive come backup.
∙ Teoricamente avrei pure un archivio USB esterno gigante, che però diosolosaperché non funziona con il mio Mac. E qui la pigrizia si è imposta e non ho mai investigato a fondo (al solo sentire il Guerriero suggerire “forse un reset…” mi è venuta la tachicardia).
∙ Infine avevo un bellissimo telefono Asus che però non ho mai convinto a sincronizzarsi all’istante con Dropbox, quindi lo dovevo fare manualmente (ed è lì che è cascato l’asino a Berlino).

Ogni volta che un dispositivo digitale passa a miglior vita, allungando la bava dei ricordi digitali, mi dico che la prossima volta andrà meglio.

Ma una vocina ansiosa dentro di me ripete che la prossima volta ci cascherò di nuovo, in altra forma, in altre circostanze, e dovrò riadattarmi daccapo, rimettendo in moto il mio lobo temporale.

Sono troppo pessimista?

[Foto di sarandy westfall su Unsplash]

—❣—

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Se non lo fotografi non è successo – 9 novembre 2016

2 risposte a “La bava dei ricordi digitali (storia dell’ennesimo lutto)”

  1. Noooo, mi dispiace!
    Ti capisco benissimo: ti sembra di aver perso parte dei tuoi ricordi, della tua vita… che brutto!
    Ti faccio una domanda da super-ignorante: nelle app dove salvavi le tue informazioni non c’è modo di recuperare quanto già inserito istallandole di nuovo con lo stesso account?

    1. No, purtroppo, erano due app non sincronizzate con la mail né con Dropbox (mea culpa) 🙁

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