Sono le 00:03 e il calendario segna l’inizio di un nuovo giorno, dopo 24 ore di terrore fra quanto successo a Nizza e quanto sta succedendo in questo momento in Turchia.
Sola in casa, su questo divano rosso e la televisione eccezionalmente accesa, seguo le immagini in diretta da Ankara e Istanbul, in uno stato di incredula preoccupazione. I giornalisti sbraitano dallo schermo, concitati, chissà forse non gli sembra vero di aver potuto fare due edizioni straordinarie per due notti di seguito.
Io ho cercato di evitare il più possibile le notizie riguardanti Nizza. Mi è bastato svegliarmi e apprendere la notizia mentre ero ancora a letto, tramite una notifica Facebook nella community di Viaggio da sola perché. La stessa community che un’ora fa si è mobilitata di nuovo per avere notizie di viaggiatrici solitarie che sapevamo essere a Istanbul.
Ho evitato di leggere notizie e commenti su Nizza, ipotesi e strategie politiche improvvisate sui social, dove la gente mette bocca senza sapere. Mi sono attenuta alla notizia di base, cercata dopo aver letto uno status su Facebook che diceva “Qualcuna di noi è a Nizza? State bene?”. E ormai per una quasi tremenda abitudine, quando leggo queste poche parole messe in croce, ho un brivido ed entro nel primo sito di notizie che mi viene in mente. E questi status nei social di solito non mentono, annunciano a volte quasi in tempo reale le notizie, che manco Ansa.it
Sul gruppo di VDSP intanto Natalia ha risposto da Istanbul e sta bene. E in mezzo a tutto questo casino e alla pesantezza di questa giornata mi viene un moto di gioia. Perché siamo ancora in grado di usare i social per quello per cui sono nati: fare rete e avvicinare le persone.
Pare un’assurdità, eppure una community Facebook – cresciuta con cuore e cervello – riesce a farti sentire ancora parte di qualcosa, di un mondo che vorresti vedere più spesso anche nella realtà. Ma che esiste: perché quelle ragazze che cercano e danno notizie, offrono motivazione e sostegno, non solo nei momenti belli in cui ci prepariamo ai viaggi ma anche in quelli schifosi in cui ci troviamo nel posto sbagliato al momento sbagliato, sono lì – dietro a un pc come me ora.
Esistiamo, comunichiamo, solidarizziamo e facciamo rete, ognuna dalle nostre realtà quotidiane. E intanto continuiamo a viaggiare, ciascuna in base ai nostri mezzi e possibilità. Il solo fatto che questo tipo di solidarietà sia ancora possibile, mi fa afferrare alla piccola speranza che forse non sia tutto da buttare. Che forse non sia il caso di desiderare una vita in un eremo, al riparo da rigurgiti razzisti e varie atrocità umane.
Che il fare RETE, disinteressatamente, è quello che ci salverà da questo mondo alla deriva.
Hai proprio ragione, Giulia. Io anche ho fatto come te: letta la notizia e stop. Non è cattiveria o cinismo, ma i movimenti di solidarietà che nascono sui social cominciano a farmi venire l’orticaria. Non ho mai voluto scrivere post proprio per questo motivo. Se scorri la timeline di Facebook, trovi soltanto persone che si riempiono la bocca con frasi, riflessioni, qualcuno addirittura con potenziali soluzioni.
Quando c’era stato il Bataclan, la prima cosa che ho fatto è scrivere in FB a due amici che vivono a Parigi. Questo è l’uso della rete che mi piace. La rete è potente, potentissima, ma in moltissimi casi non si colgono le gigantesche opportunità che offre.
Nausea pura, in base ai giorni, verso la timeline di Facebook e le cose che siamo costretti a leggere.
Hai ragione quando dici che spesso non si colgono le potenzialità della rete, per questo sono del parere che dobbiamo occuparcene noi come persone interessate al suo lato buono.
Cara Giulia, io non frequento i social, non sono posti che amo in modo particolare, ma capisco bene questo tuo pensiero del “far rete”, io lo sento molto con i blog che seguo ad esempio.
Tutto quello che sta capitando ammetto che mi fa un po’ desistere e tentennare, ma non voglio lasciare i miei progetti futuri per PAURA, cosa che diversi mesi fa stavo per fare. Tutto è stato posticipato, ma per motivi di natura ben diversa.
Perché in fin dei conti sono sempre stata certa di una cosa, ovunque sarò, se una cosa deve capitare, capita. Non è rimanendo serrati nella propria città o nella propria casa che si evita qualcosa. Però questi due giorni, tra Francia e Turchia, ma hanno scossa molto, soprattutto perché penso a tutte quelle persone, quei civili che si trovano a sopportare tutto questo. Inevitabilmente il mio pensiero va a quelle persone che conosco, spesso solo virtualmente, e che si trovano in un posto colpito (che sia terrorismo, colpo di stato o calamità naturale).
Cara Claudia, hai ragione, lasciare da parte i progetti personali per mera paura è sbagliato. Per quanto ne sappiamo, tutte le epoche hanno avuto dei periodi bui, e gli uomini hanno continuato a vivere, viaggiare e fare progetti. Quindi cerchiamo di ingoiare il senso di malessere e di pensare positivo, io ci tento! 🙂
credo nell’uso buono della rete, così come nell’uso buono della ricerca.
Internet è un potere meraviglioso, sono in molti a saperlo usare bene. Purtroppo però, non sono la maggioranza. La maggioranza delle persone consulta google per diagnosticare malattie, consulta forum e gruppi facebook per sapere se è rimasta incinta oppure no (ed è solo un piccolo esempio), usa i social per gridare ciò che in faccia agli altri non ha il coraggio di dire e, la maggior parte delle persone, si avvale della rete social per diffonde notizie false. Il più delle volte credendoci davvero.
Io ultimamente sto rivalutando il suffragio universale.
Eh, Elly ti capisco! Io a seconda dei giorni provo una sorta di rigurgito anti-social, mi mordo la lingua e le dita quando leggo certi commenti e il modo generalizzato in cui la gente usa a sproposito internet e soprattutto Facebook. La nausea. Per questo quando trovo dei begli esempi mi entusiasmo e mi ricordo che è di questo tipo di rete che mi sono innamorata 🙂
Sono d’accordo, anche perche’, quando succedono eventi del genere, tutti diventano esperti in materia e le rispettive parti iniziano a lanciare offese a destra e a manca. E sono proprio le altre persone, quelle che usano la rete in modo intelligente, a ridarmi un po’ di fiducia nell’umanita’.
🙂 manteniamola questa fiducia nell’umanità!